"E' necessario programmare interventi continui sia per mantenere l'apparato esistente, sia per garantire sicurezza in futuro nell'ottica dei cambiamenti climatici in corso": Massimo Canali, direttore del Consorzio di bonifica Pianura Friulana, ripercorrendo l'evento, che 50 anni fa portò sott'acqua Latisana, raccomanda tutte le precauzioni possibili, affinché ciò non riaccada.
Ospite di un recente convegno, Canali fa un excursus sugli interventi, di cui necessitano gli argini del fiume Tagliamento, che tocca Veneto e Friuli, "ma se da una parte taglia due regioni, dall'altra unisce negli intenti due consorzi - sottolinea Canali - Più il tempo passa, più il rischio aumenta. Bisogna essere pronti: le risorse sono limitate, i danni potenziali alti soprattutto nella zona a sud di Latisana e a ridosso della laguna."
La "fotografia", scattata già nel 2009 dalla Protezione Civile della Regione Friuli Venezia Giulia (uno studio approfondito sulle arginature, dal Tagliamento al Timavo, che ha classificato tutti i tipi di sponda), è giunta dopo un lungo periodo di torpore dalle riparazioni post '66 ed offre un quadro preoccupante: crescita di vegetazione arborea, superfici arginali di limitate dimensioni, tane di nutrie e tassi, infiltrazioni di acqua salmastra, danni per erosione.
"Oggi sappiamo qual è lo stato degli argini, al di là delle competenze. Quel, che è certo è che fra 100 anni la zona perilagunare sarà più bassa di mezzo metro - afferma Canali - La Regione, dopo lo studio, ha investito finanziando lavori realizzati dal Consorzio e dalla Protezione Civile, ma il percorso non è ancora completato."
Il direttore del Consorzio di Bonifica Pianura Friulana sintetizza infine ciò, che accadde a Latisana 50 anni fa: una tempesta "quasi perfetta" in cui, per fortuna, mancò un elemento decisivo, cioè la marea astronomica. "Se fosse stata al suo picco, avremmo avuto conseguenze ancora più disastrose" conclude.