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NON PIOVE, IN VENETO SI TEME UN’ALTRA STAGIONE SICCITOSA

Pubblicato il 18/01/2017

I consorzi di bonifica del Veneto mostrano preoccupazione in merito all'andamento climatico; nell'ultimo mese, secondo dati A.R.P.A.V., le precipitazioni sono in calo del 97% rispetto alla media: una situazione già vista l'anno scorso e che mette in serio pericolo le coltivazioni.

Due millimetri di pioggia: questa è la quantità di pioggia caduta lo scorso dicembre. I primi 15 giorni di gennaio non hanno segnato una svolta, anzi solo precipitazioni modeste: tra i 10 ed i 25 millimetri sul Veneto centrale, tra i 2 ed i 10 millimetri sulle Prealpi, tra 1 e 10 millimetri nella parte meridionale veneta. S tratta di un "film" già visto nel 2015 e che ha fatto scattare la paura di un'altra stagione invernale siccitosa; nel trimestre ottobre-dicembre del 2016 gli apporti precipitazionali sono stati di 228 millimetri, cioè il 30% in meno rispetto alla media stagionale (1994-2015).

 "C'è stato un crollo delle precipitazioni" commenta Giuseppe Romano, presidente di ANBI Veneto.

Per trovare una piovosità in linea con le medie del periodo (83 millimetri), dobbiamo tornare al dicembre 2014, quando la quantità di pioggia si attestò sugli 89 millimetri. Piogge e risorse nivali pressochè inesistenti, accompagnate da una prima decade di gennaio con temperature molto basse per numerosi giorni consecutivi, hanno generato l'attuale situazione di crisi idrica. Nell'ultimo fine settimana, la neve ha raggiunto dai 5 ai 15 centimetri sopra i 2000 metri, mantenendo pressochè inalterata la situazione. Prevalgono quindi segnali di siccità "severa" su gran parte della pianura padana, "estrema" in alcune località del portogruarese.

L'assessore all'agricoltura della Regione del Veneto, Giuseppe Pan, concorda: "La perturbazione arrivata sabato scorso sul Veneto, che ha portato un po' di neve in montagna e pioggia in pianura, non è stata sufficiente per rigenerare la nostra riserva idrica. E' ormai da qualche anno che siamo di fronte a fenomeni atmosferici estremi. Lunghi periodi di siccità spesso si alternano a brevi, ma violente precipitazioni. Dobbiamo fissarci come obiettivo, quello di trattenere l'acqua, quando ce n'è in abbondanza, per rilasciarla nei periodi, in cui manca."

L'agricoltura veneta registra qualche sofferenza, ma non lancia per ora nessun allarme, perché le attuali esigenze irrigue riguardano solo le aziende con produzioni orticole in serra.

Secondo Romano, non è escluso che nel breve periodo possano emergere, qualora la temperatura aumentasse, ulteriori esigenze connesse alle colture orticole e vernine.

"La vera preoccupazione – afferma - è rivolta a primavera. Speriamo che nel prossimo mese nevichi in montagna, altrimenti le falde e gli invasi non riusciranno a ricaricarsi."

Si tratta di una criticità, che rischia di diventare perenne e mettere in pericolo il patrimonio agroalimentare del Veneto (si rischia una perdita tra il 20% ed il 30%), che oggi è la prima realtà del Paese, con una produzione lorda vendibile di 5.500.000 euro.

Gli effetti dei cambiamenti climatici sono poi aggravati dalle criticità territoriali dell'infrastrutturazione irrigua.

"In Veneto – secondo Romano - esiste una zona pedemontana e di alta pianura di 200.000 ettari con irrigazione strutturata ed un'area di 400.000 ettari di media bassa pianura con irrigazione di soccorso, che necessita di essere infrastrutturata ed efficientata per rispondere alle esigenze di un'agricoltura moderna e specializzata, ma anche sottoposta a pesanti critiche, perché ingiustamente considerata tra le principali responsabili dello spreco di acqua."

La messa in asciutta di condotte o canali, che servono tali aziende, può arrecare pesanti danni, così come le forti escursioni nel livello dei canali possono arrecarli a sponde ed argini, compromettendo di fatto la stagione irrigua.

"È necessaria una politica di investimenti importanti. I 300 milioni di euro per tutto il Paese – conclude Romano - messi a disposizione dal Piano Operativo Nazionale, sono insufficienti, senza considerare che stiamo aspettando da anni la loro applicazione. Oggi siamo a metà programmazione e ancora non abbiamo novità."

Domani, 19 gennaio, ANBI Veneto parteciperà all'Osservatorio Permanente sugli Utilizzi Idrici nel Distretto Idrografico delle Alpi Orientali, istituito dal Ministero dell'Ambiente, la scorsa estate, al fine di coordinare il lavoro di raccolta dati per quanto concerne le risorse nivali e idriche in generale.

Su tutti i principali fiumi veneti le portate medie mensili sono risultate nettamente inferiori alle medie storiche ed oramai prossime a quelle minime, ad eccezione del fiume Po, che sta ancora beneficiando delle forti precipitazioni avvenute in Piemonte alla fine di novembre.

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