"Il fiume Nera è passato da una portata di 3 metri cubi al secondo a ben 7 metri cubi al secondo . Alcune sorgenti, che avevano un gettito di 40 litri al secondo , si sono addirittura completamente asciugate. Dopo i terremoti, l'energia, che si libera, crea conseguenze nella dinamica in superficie. Dunque sono raddoppiate le portate di fiumi. Ora sarà necessario controllare le sorgenti, controllare i versanti soprattutto quelli, dove insistono gli acquedotti e controllare i fiumi . Quando la neve si scioglierà, le portate dei fiumi aumenteranno ulteriormente e le valli potrebbero entrare in crisi. Bisogna porsi anche il problema di quello che potrebbe accadere dopo."
Lo afferma Gilberto Pambianchi , presidente dell'Associazione Italiana di Geomorfologia e docente all'Università di Camerino; fa parte del gruppo di ricercatori, che sta studiando i cambiamenti del territorio dell'Appennino in seguito agli ultimi terremoti.
"E' probabile che il mutamento causato dal terremoto possa manifestarsi con la destabilizzazione dei versanti. A tutto questo – prosegue Pambianchi - potrà aggiungersi un altro fattore non secondario, in quanto le falde acquifere potrebbero addirittura depauperarsi con conseguenze dure anche durante la ricostruzione, che sicuramente sarà lunga . Il depauperamento delle falde acquifere può portare ad assenza di acqua, dunque ad una crisi idrica."
"Sarà necessario nelle prossime settimane e magari anche nei prossimi mesi – aggiunge Filippo Camerlenghi, vicepresidente nazionale delle Guide Ambientali Escursionistiche - ricontrollare l'intero territorio colpito dal sisma e dall'emergenza neve: un'attività impegnativa, che potrebbe durare settimane o mesi , volta alla tutela del territorio e dell'intero patrimonio naturalistico. Ancora una volta ribadiamo l'importanza della prevenzione dai georischi , della valorizzazione del patrimonio naturalistico e dell'educazione ambientale anche nelle scuole."