Per i prossimi giorni il meteo è impietoso: sole rovente e della pioggia neanche l'ombra; per questo, il Consorzio di bonifica Marche ha portato all'attenzione dei consorziati il piano per affrontare l'estate senza eccessive sofferenze.
"Nonostante la scarsa piovosità invernale e primaverile – afferma il presidente del Consorzio, Claudio Netti – cui si sono sommate le limitazioni d'invaso imposte dal terremoto e gli alti livelli di temperatura di giugno, gli invasi sono ancora in grado di garantire l'irrigazione e acqua idropotabile alla popolazione. Naturalmente, qualora dovesse continuare un'estate così rovente e siccitosa, potranno insorgere problemi. Per questo invitiamo gli agricoltori ed i cittadini ad usare con parsimonia l'acqua, onde evitare limitazioni nei consumi e la turnazione dell'irrigazione per il sostegno alle coltivazioni. Per ora – prosegue Netti - abbiamo introdotto misure preservative come l'irrigazione notturna, che permette all'acqua di non evaporare col calore. Siamo certi che anche l'introduzione dei contatori porterà ulteriori grandi risparmi. Occorre comunque invertire la rotta. E' indispensabile alzare lo sguardo per distoglierlo dal proprio orticello. Basta ai piccoli egoismi, pensiamo al futuro dei nostri nipoti, andiamo tutti (mondo dell'agricoltura e idropotabile) verso un unico obiettivo: qualità delle acque, loro tutela e conservazione."
Il presidente del Consorzio di bonifica evidenzia anche le criticità del sistema: "Le Marche dovrebbero fare l'Ato (Ambito Territoriale Ottimale) unico così come molte altre Regioni in Italia. Ci dovrebbe essere un soggetto unico, titolare delle fonti e capace di fare un piano di utilizzo omogeneo".
"La Regione deve fare la regia – gli fa eco Michele Maiani, presidente dell'assemblea del Consorzio -. Poi chi mette il contatore e dà il servizio può essere chiunque, purché efficiente. La Regione aveva già dimostrato interesse, ma il percorso si è fermato per via del terremoto."
"Dovrebbero riunirsi anche i gestori dell'idropotabile – affonda Netti - Nelle Marche ce ne sono 34, in tutta la Francia sono appena 3. Difficile in questo modo definire una strategia comune."
Capitolo dighe: "Nelle Marche abbiamo una capacità di accumulo pari 100 milioni di metri cubi – puntualizza Netti - di cui il 65% è gestito dal Consorzio e il 35% da Enel. Il consumo in tutte le Marche è ogni anno di 120 milioni di metri cubi. Quindi le dighe potrebbero quasi bastare da sole a soddisfare i consumi marchigiani. Oggi è più che mai indispensabile guardare agli invasi con occhi nuovi, come impianti strategici non solo per l'agricoltura, ma anche per l'acqua potabile e per la sicurezza delle città."
"Le dighe ricoprono un ruolo fondamentale anche per la loro funzione di mitigazione del rischio idraulico. Inoltre, secondo noi è ora di mettere all'ordine del giorno la capacità di avere acqua di qualità – incalza Maiani - In tutto il globo, l'acqua dolce è solo il 2%, il resto è salata. Di questo 2%, il 73% è stoccata nei ghiacciai, il 22% è acqua di falda, da tutelare in quanto da destinare alle future generazioni. In questo scenario è fondamentale avere i serbatoi di accumulo in efficienza per avere disponibilità delle risorse. Quindi si deve pensare ad una funzione diversa delle dighe, che non devono servire non solo agli agricoltori, ma hanno potenzialità e risorse da utilizzare per idropotabile."
"Noi dobbiamo avere rispetto dell'acqua – conclude Netti - farla defluire al mare pulita e potabile. Il Tamigi è tornato un fiume pulito e vivo. E' necessario investire nel miglioramento delle acque attraverso la depurazione."