"Correva l'anno 2013 e l'allora ministro, Mario Catania, annunciò la necessità di varare una legge contro l'eccessivo consumo del suolo. Da allora il provvedimento si è arenato in qualche meandro parlamentare e se ne sono perse le tracce."
A ricordarlo è Francesco Vincenzi, presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) in occasione della Giornata della Terra, che si celebra in tutto il mondo, il 22 Aprile. "Speriamo che, alle tante parole che si useranno sul futuro del Pianeta – prosegue il presidente di ANBI- il nuovo Parlamento sappia far seguire un'incisiva azione per contrastare un'urbanizzazione eccessiva, frutto di scelte sbagliate ed anche di abusivismo. La cementificazione spesso incontrollata è la prima causa dell'inadeguatezza della rete idraulica del Paese di fronte al rischio idrogeologico, accentuato dai cambiamenti climatici. L'impermeabilizzazione rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa, in quanto comporta un rischio accresciuto di inondazioni, minaccia la biodiversità, contribuisce alla progressiva e sistematica distruzione del paesaggio soprattutto rurale." Secondo dati del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, il 9,8% del territorio nazionale è costituito da aree ad elevata criticità idrogeologica: interessa l'82% dei comuni. L'intensa urbanizzazione, sviluppatasi senza tenere in alcuna considerazione le aree fragili dal punto di vista idrogeologico (alluvioni, frane, dissesti), il contemporaneo abbandono delle aree collinari e montane da parte della popolazione e delle attività agricole, i cambiamenti climatici hanno acuito la fragilità del territorio. Il consumo di suolo in Italia continua a crescere: circa 35 ettari al giorno, una velocità di trasformazione di circa 4 metri quadrati di suolo che, nell'ultimo periodo, sono stati irreversibilmente persi ogni secondo. In termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai circa 2.110.000 ettari del nostro territorio. "Non è possibile stimare il valore della sicurezza – conclude Vincenzi - ma quello del costo del dissesto idrogeologico sì: 2,5 miliardi di euro all'anno!"