Un tavolo tecnico per studiare interventi strutturali, capaci di mitigare il rischio idraulico, che tiene in ostaggio la Valdichiana: autorità idraulica, Comuni e Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno, insieme, per elaborare una ricetta capace di mettere in sicurezza il vasto territorio interessato da un reticolo fragile e delicato. A proporlo è la presidente dell'ente consortle, Serena Stefani, che da giorni segue l'attività della struttura consortile nell'attività di controllo e monitoraggio delle situazioni di rischio.
"In Valdichiana scorrono corsi d'acqua, a regime torrentizio, caratterizzati da pendenze modeste. In caso di precipitazioni importanti, in passato, avevano la possibilità di espandersi naturalmente in ampi spazi aperti, senza creare danni e disagi. Adesso, invece, si trovano intrappolati tra ponti e tombamenti; stretti tra case, strade e fabbriche. Quando si registrano fenomeni meteorologici imprevisti, repentini e consistenti, come quelli che hanno investito la zona in questi giorni, la reazione è sempre la stessa: i corsi d'acqua del fondo valle si riempiono, il reticolo minore va in tilt, le aree più basse si allagano e, quando anche i canali principali vanno in piena ed il livello nel canale Maestro sale, la situazione di "stallo" si prolunga anche per giorni, le sponde e gli argini si saturano e rischiano di franare" spiega Serena Ciofini, responsabile del Servizio Difesa Idrogeologica del Consorzio 2 Alto Valdarno. "E' chiaro – aggiunge – che l'attenta e puntuale manutenzione ordinaria del reticolo in gestione, effettuata ogni anno dall'ente, può mitigare il rischio, ma non può scongiurare i disagi e i danni, che si ripetono con ricorrente puntualità in un reticolo, che mediamente ha una capacità di contenimento, in termini di "tempi di ritorno", non superiore a qualche anno; oggi, invece, sulle nuove progettazioni viene richiesto il contenimento delle piene con almeno un tempo di ritorno duecentennale. Per questo, servono interventi strutturali che, partendo dalla valutazione attenta del sistema e della sua trasformazione nel tempo, riescano a trovare soluzioni adeguate a criticità conclamate." P
er chiarire il concetto, basta un esempio: sul Mucchia, a Cortona, il Consorzio ha effettuato, a febbraio, gli interventi di manutenzione ordinaria sulla vegetazione nell'area a valle e, proprio la settimana scorsa, nel tratto urbano, tra la ferrovia e la provinciale; eppure, questo non è bastato a mettere in sicurezza il corso d'acqua. Lo stesso discorso vale per gli altri canali, che attraversano tanti centri del versante aretino e senese della Valdichiana.
A complicare la situazione ci sono inoltre tane, cunicoli e caverne arginali, scavate dagli animali: un fenomeno diffuso, che aggiunge fattori di rischio ad un quadro già complesso e delicato.
Sul Mucchia, infatti, la rottura dell'argine è dovuta proprio alla presenza di una popolazione stabile, numerosa ed organizzata di istrici e nutrie. Ogni anno, il Consorzio interviene per chiudere e tamponare lo "sforacchiamento" diffuso, ma non basta. Gli "ospiti" ben presto tornano e ricominciano a scavare.
"Anche in questo caso sarebbe urgente e necessario un piano serio e concertato di delocalizzazione degli animali. In caso contrario si rischia di polverizzare risorse senza risolvere il problema", conclude Serena Ciofini.