"È necessario che la Regione del Veneto riveda la modulazione delle derivazioni irrigue per far fronte alle rinnovate esigenze agricole e ai cambiamenti climatici in atto": ad affermarlo è Andrea Crestani, direttore di ANBI Veneto.
"La disponibilità di risorsa idrica, che i consorzi irrigui possono prelevare dai fiumi è indicata in decreti di concessione regionali, che risalgono a vari decenni fa - spiega - quando la situazione climatica era ben diversa da quella odierna. Tali decreti, nella loro rigidità, non collimano più con le esigenze del mondo agricolo; i parametri devono essere aggiornati per soddisfare le nuove esigenze delle campagne, prevedendo anche forme di flessibilità. È evidente, infatti, che l'aumento dei prelievi va fatto, tenendo in considerazione la disponibilità della risorsa. Per esempio – continua Crestani – nel 2017 questa disponibilità non c'era perché, oltre alla mancanza di precipitazioni, mancava anche la neve in quota, i fiumi erano in secca ed il livello d'acqua nei bacini montani era al di sotto della media. Quest'anno invece, per lo meno in questo periodo, c'è disponibilità d'acqua; i fiumi, infatti, sono in morbida, grazie allo scioglimento delle nevi in alta quota ed i bacini montani sono in media all'80% della loro capacità d'invaso. Oltre al danno, dunque, la beffa: abbiamo bisogno d'acqua nei campi ed al contempo stiamo perdendo molta acqua dolce, che dai fiumi va direttamente a mare."
Il caso più eclatante è quello del canale L.E.B. - Lessinio Euganeo Berico, il principale canale irriguo del Veneto, che deriva acqua dal fiume Adige e la distribuisce in un territorio di oltre 350.000 ettari tra le province di Verona, Vicenza, Padova e Venezia.
"Il LEB in questi giorni – spiega il direttore di ANBI Veneto - sta prelevando 21 metri cubi d'acqua al secondo e ad inizio maggio, coerentemente con quanto previsto dal decreto regionale di concessione, potrà aumentare la derivazione fino a 25 metri cubi, ma è sempre troppo poco rispetto alle attuali necessità irrigue dell'agricoltura. In questo inizio di primavera, il bisogno d'acqua delle campagne è pari a quello di giugno-luglio, ma d'estate la concessione di derivazione del Consorzio L.E.B. è di 34 metri cubi al secondo; stiamo dunque prelevando 10 metri cubi in meno rispetto a quanto previsto in un'analoga situazione, pur in un periodo diverso dell'anno. L'acqua nell'Adige c'è, ma non possiamo prelevarne a sufficienza e la stiamo dunque perdendo in mare."
L'appello lanciato da Crestani segue la riunione dell'Osservatorio per la Crisi Idrica istituito presso l'Autorità di Bacino delle Alpi Orientali, nel corso della quale è stato riconosciuto lo scenario di "severità idrica bassa": è possibile dunque continuare a derivare acqua ad uso irriguo, mentre è stato chiesto ai gestori idroelettrici dei laghi alpini di invasare tutta l'acqua possibile, mantenendo ovviamente un livello adeguato per far fronte a possibili precipitazioni.
"È comunque da segnalare – conclude Crestani – che né l'amministrazione centrale, né quelle regionali hanno autorità per obbligare i gestori ad invasare; i piani di riempimento ed utilizzo dell'acqua nei bacini alpini sono basati unicamente sulle esigenze legate alla produzione di energia idroelettrica."