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PRIMI ESITI STUDIO ARPAV CON CNR: RILEVATE TRACCE DI NUOVE SOSTANZE PERFLUORATE IN ACQUE SUPERFICIALI DEL PO

Pubblicato il 06/05/2020

"Lo scorso anno, a novembre, abbiamo dato mandato ad A.R.P.A.V. - Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale Veneto di procedere ad un accurato approfondimento scientifico sull'eventuale presenza di sostanze emergenti o persistenti all'interno della nostra regione. Lo abbiamo fatto nella consapevolezza che, nel caso fossero stati riscontrati nuovi inquinanti, il tema andasse affrontato fino in fondo senza tentare di mettere la testa sotto la sabbia."

Così l'assessore all'ambiente di Regione del Veneto, Gianpaolo Bottacin, introduce la notizia sui primi riscontri relativi ad una ricerca, alla quale partecipa A.R.P.A.V., sulla presenza di nuove sostanze iperfluorate in territorio veneto.

"A seguito della collaborazione con CNR IRSA – precisa Bottacin - l'Agenzia Regionale per l'Ambiente ha, infatti, partecipato all'avvio dell'analisi di alcuni campioni d'acqua per la ricerca di nuove sostanze organiche fluorurate, in particolare acido carbossilici - cloro perfluoroeteri, la cui presenza era stata segnalata da EPA New Jersey nelle acque a valle di impianto Solvay negli Stati Uniti d'America. Questi composti sono usati negli U.S.A. per la produzione di polivinilidenfluoruro."

L'ARPAV, sulla base delle indicazioni fornite (si ricorda che per tali sostanze non esistono gli standard analitici di riferimento) e dei campioni concentrati inviati dal C.N.R., ha effettuato primissime analisi, del tutto indicative per la ricerca delle stesse sostanze nelle acque nel tratto veneto del fiume Po. In due campioni d'acqua superficiale sono state rilevate due delle sostanze (Cl-PFPECA 1,0 e, in tracce, la sostanza 2,0), che corrispondono a quelle con risposta analitica maggiore, rinvenute in altre regioni, in fiumi e nel bacino del Po.

Dall'analisi delle acque potabili in territorio veneto tali sostanze non risultano presenti. Si ricorda che il Veneto, rispetto alle altre regioni, però ha posto dei filtri a carboni attivi che garantiscono la qualità delle acque potabili.

È stato disposto un approfondimento attraverso campioni rilevati sul sito ex-Miteni a Trissino e a valle dello stabilimento.

"ARPAV ci informa che i primi esiti danno alcune indicazioni – dichiara l'assessore Bottacin – ma aspettiamo gli approfondimenti disponibili, come sempre, a mettere in atto quanto necessario. Ciò che interessa indagare principalmente è la presenza ambientale di sostanze chimiche persistenti tra cui i PFAS ed affrontare le difficoltà di tipo analitico e di messa a punto di sistemi e metodi di trattamento. La Regione ha, quindi, disposto una serie di approfondimenti tecnici che sono stati condotti da ARPAV. L'agenzia ha provveduto a ricercare, accanto alle numerose sostanze già oggetto di monitoraggio, nuovi composti emergenti nelle matrici ambientali. Ricordo che, allo stato attuale, la Regione del Veneto è e resta l'unica in Italia ad aver avviato una serie di iniziative in questo campo – precisa ancora Bottacin - ad esempio, per l'abbattimento della presenza di sostanze emergenti o persistenti e dei sistemi di trattamento per abbatterle. Senza parlare della scelta di aver posto limiti sulla presenza delle sostanze perfluoroalchiliche: una decisione, che continua ad esporci a ricorsi da parte delle aziende in mancanza dei più volte annunciati limiti nazionali, mai fissati."

Gli approfondimenti disposti hanno riguardato la verifica della possibile presenza di diversi microinquinanti, in particolare fitofarmaci e sostanze organiche persistenti, tra i quali: nuove sostanze perfluorurate (oltre a c6O4 e GenX), in particolare il nuovo Adona (sostituto del PFOA); diversi fitofarmaci (Cipermetrina, Chinossixifen, Aclonifen, Bifenox, e Eptacloro, Etofumesate, Flufenacet, Penconazolo, ecc.); glifosato; la DACT, un metabolita degli erbicidi triazinici; residui di prodotti ritardanti di fiamma (Polibromo difenileteri o Difenileteri bromurati, meglio noti come PBDE).

Tra gli approfondimenti richiesti era stato indicato uno studio preliminare relativo ai PBDE. Si tratta di sostanze sottoposte da anni a restrizione d'uso, la maggior parte delle quali vietate, ma ancora ampiamente diffuse in tutta Europa.

"La Regione del Veneto ribadisce di ritenere che ne vada studiata la diffusione nell'ambiente, anche nel caso in cui i dati preliminari siano in linea con quelli europei e mondiali – conclude Bottacin - Il monitoraggio di tali composti, infatti, rientra nell'ambito della direttiva comunitaria per definire gli standard di qualità ambientale nelle acque."

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