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IN DUE BIOTOPI, IN 40 GIORNI, CATTURATI 55.000 GAMBERONI ROSSI ANIMALI E PIANTE “VISITORS”: IMPARARE A RIDURNE IL RISCHIO. LO DICE UNA RICERCA DELL’UNIVERSITA’ DI FIRENZE.

Pubblicato il 22/05/2015

 

Nutrie e gamberoni rossi della Louisiana sono una minaccia costante alla stabilità degli argini ed all'equilibrio degli ecosistemi: a rilanciare l'allarme è l'ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) nell'ambito della Settimana Nazionale della Bonifica e dell'Irrigazione, che vivrà, sabato e domenica, il week-end finale dedicato, come tradizione, all'apertura al pubblico delle "cattedrali dell'acqua", vale a dire i grandi impianti idraulici.  Ad Altopascio, in provincia di Lucca, ad un anno dall'avvio fattivo, è stato fatto il punto sul progetto Life + "SOS Tuscan Wetlands", che proseguirà fino al 2017 e che vede, come attori principali, l'Università di Firenze ed il Consorzio di bonifica 4 Basso Valdarno. L'obbiettivo è individuare ed applicare le migliori "best practises" per contrastare il diffondersi di specie alloctone, tra le quali va annoverata anche la gaggia, una pianta conosciuta pure come indaco bastardo.
Area d'interesse del lavoro cofinanziato dall'Unione Europea (spesa complessiva: circa 1.374.000 euro) sono due piccoli biotopi tra Lucca e Pistoia: il lago di Sibolla e la Paduletta di Ramone dove, in soli 40 giorni, sono stati catturati ben 55.000 gamberoni rossi, la cui presenza non solo minaccia la staticità delle rive, "bucate" dalla loro azione, ma mette a rischio la presenza di specie autoctone, quali anfibi, piante ed insetti acquatici; analoghe sono le conseguenze dovute alla presenza di nutrie o, in ambito vegetale, della gaggia. E' stato così verificato, dopo 12 mesi dal primo intervento, che la cattura con trappole, combinata con l'immissione di specie antagoniste come uccelli acquatici, lucci e anguille, ha portato ad una forte diminuzione nella popolazione di gamberoni; a ciò bisogna accompagnare il ripristino ambientale dei biotopi e la creazione di nuove zone per favorire la conservazione delle specie indigene.

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