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“LAVARONE” TRASPORTATO IN MARE DAI FIUMI IN PIENA

Pubblicato il 10/06/2020

"Capiamo perfettamente le difficoltà che i balneari, come tutte gli esercenti economici, stanno vivendo in questa fase di crisi, dovuta al Covid. Anche per questo, il Consorzio ribadisce, come ha sempre fatto, la sua piena disponibilità a collaborare, in tutti i modi e le forme possibili. La sinergia, però, deve essere nella verità e nella correttezza. Sul tema del lavarone, è impensabile imputare all'ente consortile responsabilità, che in realtà non ha. Non solo tali affermazioni sono ingiuste: non capire la reale portata del problema, rischia soprattutto di rinviare ulteriormente la capacità di trovare finalmente soluzioni ancora più efficaci."

E' questa la chiara risposta del Consorzio di bonifica 1 Toscana Nord all'amministrazione comunale di Pietrasanta e all'associazione dei balneari.

E' storicamente assodato, infatti, che la formazione di tale materiale sulle spiagge è da sempre avvenuta, ben prima della nascita dei consorzi di bonifica, in quanto fatto naturale e, a conferma di ciò, anche quest'anno come tutti gli anni, ben prima dell'inizio delle attività di manutenzione del Consorzio, erano già presenti sul litorale quantità enormi di "lavarone", che non potevano essere certo attribuite all'attività del Consorzio, considerato che lo stesso non svolgeva alcuna attività manutentiva.

La conferma inequivocabile, che è un fatto naturale, si ha proprio dall'evento alluvionale, che si è abbattuto nei giorni scorsi sul comprensorio: basta guardare le immagini dei fiumi in piena nell'Alta Versilia o dei ponti occlusi da centinaia di tronchi nel bacino del Serchio per vedere, con quale enorme forza, la corrente strappa tronchi, alberi, erba dalle sponde e le trascina al mare. Altro che i trattori del Consorzio di bonifica!

Appare altresì, ovvio evidenziare che nel comprensorio consortile sono svolte una serie di attività (sfalci di erba nei giardini, potature ecc..) da vari soggetti pubblici e privati, che producono materiale organico, che finisce nei corsi d'acqua; sono attività che, a differenza di quella consortile, non hanno alcun monitoraggio, né controllo sulle modalità ed i tempi di esecuzione.

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