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NEL VALDARNO ARETINO CONTINUA LA GUERRA CONTRO IL “PERICOLO GIAPPONESE”

Pubblicato il 25/11/2020

Alla fine dell'estate si presentava come un muro verde, spesso e invalicabile; oggi, alle porte dell'inverno, ha un aspetto ingiallito, appena ravvivato da qualche pennellata rossastra; le foglie sono rade; la pianta sembra aver perso la sua solidità e la sua forza, ma gli esperti sanno che la sua capacità di propagazione non può e non deve essere sottovalutata: è il poligono del Giappone (nome scientifico Reynoutria japonica, sinonimo di Fallopia japonica e Polygonum cuspidatumriginario), una pianta erbacea della famiglia poligolinale, originaria dell'Asia orientale e che da anni assedia una parte del versante aretino del territorio valdarnese e, soprattutto, tiene in scacco molti tratti del torrente Faella, nel comune di Castelfranco-Piandiscò.

"La manutenzione ordinaria del corso d'acqua – spiega Beatrice Lanusini, ingegnere referente d'area del settore difesa idrogeologica del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno – deve tenere conto della presenza diffusa di questo infestante, che ha colonizzato in larga parte le sponde del torrente Faella e che tende ad espandersi, abbracciando sempre nuovi spazi .Per contenerne la diffusione del poligono del Giappone, la strategia, che si è dimostrata più efficace – aggiunge Lanusini – è quella di ritardare lo sfalcio alla fine della stagione vegetativa. Per questo, nei punti dove la pianta è presente, la manutenzione ordinaria del torrente è rinviata a dicembre."

"L'espansione di questa pianta è molto pericolosa: raggiunge altezze importanti, che tendono a chiudere la sezione idraulica. Interveniamo, quando la parte esterna è completamente secca; a quel punto possiamo tagliarla e bruciarla" motiva Eleonora Petti, ingegnere dell'Unione dei Comuni del Pratomagno, che esegue gli interventi per conto del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno.

Il poligono del Giappone inoltre favorisce l'erosione del suolo, può compromettere la stabilità degli argini e contribuisce a distruggere la biodiversità. La sua propagazione avviene per moltiplicazione vegetativa. E' quindi favorita dai lavori di movimentazione della terra; basta la presenza di frammenti molto piccoli per dare luogo a nuove colonizzazioni. Alla sua diffusione contribuisce anche la corrente dei corsi d'acqua, che trasporta i frammenti a distanze molto grandi.

"L'impegno del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno per la manutenzione ordinaria dei corsi d'acqua è massimo anche nel contenimento delle piante aliene, che rappresentano un autentico pericolo per la sicurezza e la conservazione della biodiversità nel nostro reticolo - commenta la presidente, Serena Stefani - In questa lotta alle specie aliene abbiamo bisogno del contributo e del coinvolgimento di tutti. Pensiamo che il percorso potrà essere facilitato con l'attivazione di uno strumento di partecipazione diretta come il Contratto di Fiume. In Valdarno sarà anche un modo per sensibilizzare i cittadini e per fornire loro informazioni sul corretto trattamento della pianta infestante, in modo che anche i privati non ne favoriscano, senza saperlo, l'espansione."

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