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ANBI VENETO: QUATTRO GIORNI DI MALTEMPO, MA DANNI CONTENUTI GRAZIE ALLA OPERE DI PREVENZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO

Pubblicato il 12/12/2020

Tra sabato 5 e martedì 8 dicembre, il Veneto si è confrontato con una straordinaria ondata di maltempo, che in alcune zone prealpine e alpine ha riportato alla mente le tempeste del 2018 (Vaia) e del 2010, quando diverse aree urbane della regione, a partire da Vicenza, furono pesantemente allagate.

La rodata macchina di prevenzione (Regione, Protezione Civile, consorzi di bonifica e Comuni) e l'articolato piano di opere di prevenzione del rischio idrogeologico, avviato dopo il 2010, hanno limitato in maniera significativa i danni.

Le previsioni meteo dei giorni precedenti avevano inoltre permesso di agire in anticipo, con lo svaso della rete di canali consortili, pronta ad accogliere le eventuali onde di piena dei fiumi.

Tra i comprensori di bonifica più colpiti figurano il "Piave", in provincia di Treviso e l' "Alta Pianura Veneta", tra le province di Verona e Vicenza, entrambi ricadenti in zone prealpine, solcate da fiumi a carattere torrentizio.

Nel comprensorio Piave (a causa della tracimazione del fiume Meschio, in gestione al Genio Civile, dovuta ad un nubifragio di due ore, in cui sono caduti 40 millimetri di pioggia in una giornata già piovosa) si è verificato, nella notte tra sabato e domenica, l'allagamento del centro di Cordignano . Il computo dei danni sarebbe potuto essere peggiore, se il Consorzio di bonifica Piave non avesse aperto, nel pomeriggio di sabato, lo scolmatore che dal Meschio riversa le acque nella cava Merotto a Colle Umberto, pochi chilometri a monte di Cordignano. Sempre nella mattinata di domenica, il Piave a Nervesa della Battaglia ha raggiunto una portata di 1.500 metri cubi al secondo.

Sotto stress anche il comprensorio dell'Alta Pianura Veneta dove, nell'area dei monti Berici (Altavilla Vicentina, Sossano, Arcugnano) tra sabato e domenica sono caduti tra i 40 ed i 60 millimetri di pioggia.

Situazione più difficile in comune di Torri di Quartesolo, dove l'erosione dell'argine della roggia Caveggiara, in corrispondenza dello sbarramento con l'idrovora Settecà, ha comportato il deflusso delle acque del fiume Tesina verso le zone abitate più basse.

Tenuto sotto attenzione anche il comprensorio Veneto Orientale, colpito da venti forti di scirocco, piogge accumulo medio da 30 a 100 millimetri in tre giorni) e dove l'alta marea (+130 centimetri) ha eroso le spiagge per chilometri. Allagamenti si sono verificati nelle zone di Portogruaro, Pramaggiore, Cintocaomaggiore, Noventa di Piave dove, grazie alle idrovore del Consorzio di bonifica Veneto Orientale, sono stati però evitati danni maggiori.

Piccoli allagamenti si sono verificati anche nell'Alto Veronese, in zone agricole dove non si sono registrati danni particolari.

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