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DIMEZZATI I CANONI DI ESTRAZIONE: UNA PESSIMA IDEA, SECONDO IL CIRF

Pubblicato il 30/09/2015

La Giunta Regionale del Veneto ha approvato la delibera, che dimezza i canoni per l'estrazione degli inerti. Secondo il Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale (C.I.R.F.), questa non è una buona notizia: l'estrazione di materiale in alveo, portata avanti per decenni in modo generalizzato, è infatti una delle cause dell'incremento del rischio di alluvioni, non una soluzione; come dimostrano ormai numerosi studi scientifici, ha portato all'incisione di buona parte degli alvei fluviali, con riduzione delle aree di laminazione naturali, destabilizzazione delle infrastrutture, abbassamento delle falde acquifere, incremento del rischio a valle oltre ad enormi impatti ambientali. Da tempo ormai le direttive e le linee guida europee sulla gestione dei corsi d'acqua, ma anche quelle nazionali dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (I.S.P.R.A.), sottolineano l'importanza di garantire, il più possibile, una dinamica naturale dei sedimenti, anche reinserendoli in alveo nei molti tratti in incisione, anziché rimuoverli, intervenendo sulla base di un approccio di bacino e restituendo spazio ai fiumi, anziché "canalizzarli" ulteriormente. Anche laddove vi sia l'oggettiva necessità di rimuovere accumuli locali di materiale, deve essere valutata in primo luogo la possibilità di reintrodurre il materiale a valle del tratto critico, garantendone la mobilità, prima di asportarlo. La decisione va comunque presa sulla base di analisi e di una pianificazione a scala di bacino. Pensare di migliorare la sicurezza idraulica dei corsi d'acqua, incentivando le escavazioni è un'idea, che si è già dimostrata fallimentare: in tutta Europa si sta invertendo la tendenza, avendo capito che "la difesa dai fiumi" parte "dalla difesa dei fiumi".

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