L'eccezionale situazione meteorologica rende sempre più probabile una difficilissima stagione irrigua estiva: da oltre 100 giorni non si registrano precipitazioni significative sia sull'arco alpino sia sulla Pianura Padana; l'ultimo evento degno di nota risale infatti alla scorsa metà del mese di ottobre.
"La prima considerazione - afferma il presidente di ANBI Piemonte, Vittorio Viora - riguarda la carenza di precipitazioni nevose sull'arco alpino. Malgrado le nevicate che hanno interessato la Valle d'Aosta, l'assenza del manto nevoso a quote medie purtroppo conferma che la prossima stagione irrigua sarà compromessa per una forte carenza di risorsa idrica."
Infatti, anche un augurabile e atteso cambiamento delle condizioni metereologiche, con precipitazioni nevose nel corso dei mesi di febbraio e marzo, determinerebbe accumuli di neve "non consolidati" e destinati a rapido scioglimento nel corso dei mesi primaverili; già oggi si possono conseguentemente prevedere significativi deficit di risorsa idrica a partire dal mese di giugno, fino al termine della stagione irrigua estiva.
Un ulteriore e forte motivo di preoccupazione per le irrigazioni del Piemonte orientale, ove prevale la risicoltura, è il livello del lago Maggiore tuttora in forte deficit idrico.
Anche per il lago Maggiore sarà quindi determinante l'abbondanza delle precipitazioni primaverili, che dovranno compensare sia il baso livello idrico, sia l'accumulo nei numerosi e capienti bacini idroelettrici (dighe) in Italia e nel Canton Ticino. Altrettanto vitale sarà poi la possibilità di raggiungere in primavera la quota di invaso di + 1,50 in deroga alle attuali regole, che impongono per i mesi primaverili l'altezza massima di 1 metro, elevata a 1,25 in via sperimentale.
Il direttore di ANBI Piemonte, Roberto Isola, ricorda che la crisi idrica dello scorso anno per i consorzi irrigui del Piemonte orientale (area risicola) è stata superata proprio grazie alla facoltà di tenere il lago all'inizio della stagione a + 1,25, incrementando considerevolmente i volumi disponibili e consentendo anche un rilascio aggiuntivo a favore del fiume Po, non erogato invece dagli altri laghi prealpini.
Il Presidente, Viora, sottolinea poi il ruolo fondamentale delle istituzioni e delle organizzazioni di categoria agricole per promuovere l'incremento del livello di invaso del lago e la possibilità di ottenere apposite deroghe al rilascio del Deflusso Minimo Vitale (DMV) in particolari casi di emergenza idrica, ricordando il ruolo che può avere ANBI Piemonte nel mantenere viva l'attenzione delle organizzazioni agricole e della Regione Piemonte.
Le preoccupazioni per lo svolgimento della prossima stagione irrigua ed anche per quelle, che seguiranno, sono accentuate dalla sempre maggior diffusione di nuove pratiche agronomiche ed irrigue che, solo apparentemente, possono rappresentare un risparmio di risorsa idrica.
I tradizionali metodi irrigui della pianura piemontese (sommersione, nel comprensorio risicolo e scorrimento) consentono di utilizzare ( mesi di marzo, aprile e maggio) acque mediamente abbondanti in un periodo, nel quale non potrebbero essere altrimenti utilizzate. Con tali metodi irrigui le perdite per percolazione vanno naturalmente a rimpinguare la falda, costituendo così un fondamentale accumulo di risorsa, che sarà poi restituita ai fiumi "in differita" e molto lentamente.
Infatti, come avviene in altre regioni padane, a destare preoccupazione è sicuramente anche il livello delle falde, che risulta essere nettamente più basso rispetto allo scorso anno, con valori che oscillano tra –m. 0.75 fino a –m. 1.20 .
Nonostante i presupposti poco rassicuranti, i consorzi piemontesi sono pronti ad iniziare la stagione irrigua, impegnandosi ad attivare tutte le iniziative, che garantiscano l'efficiente utilizzo delle risorse idriche disponibili. In particolare sarà fondamentale la capacità di immagazzinamento in falda delle prime disponibilità irrigue, al fine di poterle poi rilasciare a stagione avviata, svolgendo così l'importante ruolo di mitigazione degli effetti delle magre su tutto il corso del fiume Po, tipiche dei mesi più caldi e con scarse precipitazioni (giugno, luglio e parte di agosto).
Gli effetti benefici di tali restituzioni si auspica possano dare vantaggio agli ecosistemi fluviali del Po, agevolare i prelievi irrigui di valle e, non ultimo, possano contrastare la risalita del cuneo salino nel tratto di Po prossimo al delta.