
Gli sparuti abitanti fra Bareto e Borgo Stecchi, località di Taibo, piccola frazione di Mercato Saraceno in provincia di Forli-Cesena, avrebbero voluto balzare agli onori della cronaca per ben altro; invece i 90 millimetri di pioggia, caduti in un'ora e mezza sul territorio, alluvionando le loro case, sono un'ulteriore testimonianza della nuova fase della crisi climatica, passata da precipitazioni localizzate a fenomeni addirittura parcellizzati in un Maggio, la cui temperatura a livello globale è seconda solo a quella record dello scorso anno. In Italia, infatti, il 2025 si è finora rivelato un anno "meno estremo" di quello passato sia per distribuzione delle piogge (sono state bagnate anche zone da tempo in una condizione di aridità conclamata: l'Abruzzo, parte della Sardegna, la Sicilia Nord-Orientale…), sia per le anomalie di temperatura (pur in aumento non hanno raggiunto i picchi degli anni più recenti), sia per il numero e l'entità dei fenomeni meteo estremi (circa il 9% in meno rispetto allo stesso periodo del 2024). Le temperature marine nel bacino mediterraneo continuano però ad essere superiori alla media (ad eccezione dell'Adriatico e dell'Egeo), favorendo lo svilupparsi di tornado, nubifragi e grandinate, che appaiono sempre più parcellizzati colpendo, in modo violento e in un brevissimo lasso di tempo, territori circoscritti, risparmiando disastri epocali come quelli di Emilia Romagna e Marche, ma mettendo in crisi porzioni piccole di territorio, spesso totalmente impotenti di fronte alla violenza ed all'imprevedibilità di questi nuovi fenomeni meteorologici. "Si sta consolidando un'ulteriore fase dell'estremizzazione degli eventi meteo e che chiama la popolazione ad un crescente senso di responsabilità; la lettura delle cronache evidenzia come serva una maggiore cultura dell'acqua: dalla scarsità all'eccesso, dal risparmio idrico ad una nuova gestione degli spazi domestici, soprattutto per i piani bassi e sotterranei" indica Francesco Vincenzi, Presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). "C'è bisogno di una diffusa educazione alle situazioni d'emergenza, ma contestualmente vanno sviluppate concrete politiche d'adattamento, fatte di indispensabili infrastrutture idrauliche – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI - Lungo la Penisola i Consorzi di bonifica ed irrigazione stanno inaugurando bacini multifunzionali per il contenimento delle piene, nonché impianti per l'ottimizzazione dell'utilizzo idrico in campagna; altri seguiranno con l'avvicinarsi delle scadenze del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Rimangono, però, interventi importanti, ma sporadici. C'è bisogno di una strategia nazionale, fatta di piani a lunga programmazione e che destinino almeno un miliardo di euro all'anno per migliorare la resilienza dei nostri territori. Le nostre proposte sono a disposizione del Paese." Sul fronte della siccità persistono nel Mezzogiorno situazioni drammatiche, in cui le precipitazioni non riescono a ripianare l'enorme deficit idrico, accumulato nel 2024 ed in cui già ora l'economia agricola soffre a causa delle limitazioni nella distribuzione delle scarsissime riserve idriche accumulate: ne sono esempio la Nurra in Sardegna e la Capitanata in Puglia dove, già ad inizio Giugno, sono previsti picchi di 35 gradi, che potrebbero far degenerare una situazione già gravissima. Nel Foggiano, in particolare, gli invasi trattengono complessivamente solo 111 milioni di metri cubi (33,4% di riempimento), cioè assai meno dei circa 180 milioni, che l'anno scorso, nonostante una distribuzione accorta, riuscirono a garantire acqua per le campagne solo ad inizio estate per poi destinare inevitabilmente le poche risorse rimaste al consumo potabile. Nel resto delle regioni meridionali in difficoltà, un utilizzo oculato delle già scarse risorse idriche potrà ritardare di qualche settimana il loro esaurimento: in Basilicata, dodici mesi fa, fuoriuscivano dagli invasi quasi 10 milioni di metri cubi d'acqua a settimana, ora meno di 3 milioni. Il gap con il 2024 si sta effettivamente riducendo, ma va ricordato che l'anno scorso, pur con 47 milioni di metri cubi d'acqua in più, molti cittadini videro i rubinetti a secco per settimane e le campagne senz'acqua per mesi! In Sicilia, nelle scorse due settimane, si è registrato un incremento di quasi un milione e mezzo di metri cubi nei volumi d'acqua, trattenuti dalle dighe: un quantitativo minimo (su un volume autorizzato di oltre 700 milioni), ma un segnale d'ottimismo nell'affrontare estate e stagione turistica con invasi riempiti al 54%, quando, negli anni scorsi, già a Maggio si assisteva ad un depauperamento costante delle riserve idriche regionali. In Campania crescono le portate del fiume Volturno, mentre il Garigliano registra evidenti riduzioni. E' grande invece la preoccupazione per i livelli idrometrici dei laghi nell'Italia centrale, da molti mesi in forte sofferenza. E' così in Umbria, dove il Trasimeno da circa un anno non riesce neppure a raggiungere la soglia minima vitale, fissata a -m.1,20: attualmente è stabile a -m.1,30 cioè oltre 80 centimetri sotto la media storica del periodo. Le portate dei fiumi registrano invece una sostanziale invarianza. Nel Lazio sono quelli dei Castelli Romani, gli specchi lacustri maggiormente in crisi per la riduzione delle altezze idrometriche: questa settimana, il bacino di Nemi ha comunque fatto registrare una crescita di 4 centimetri, mentre quello di Albano resta immobile ad un'altezza di m. 2,12 (fonte: AUBAC), che è inferiore di ben cm. 35 a quella registrata lo scorso anno. Sono invece in aumento i flussi negli alvei fluviali di Tevere e Velino. Nelle Marche sono stabili le altezze idrometriche dei fiumi Potenza, Esino, Sentino, Tronto e Nera; negli invasi artificiali le riserve idriche sono abbondanti (mln. mc. 55,45) e sufficienti a far fronte alle esigenze estive dell'agricoltura. In Toscana calano le portate dei fiumi Arno e Serchio, mentre la Sieve è in crescita e l'Ombrone stabile. Anche in Liguria scendono i livelli idrometrici dei fiumi (Entella, Magra, Vara ed Argentina). Pure in Emilia-Romagna i livelli idrometrici dei fiumi appenninici, fatta eccezione per la Secchia, vanno abbassandosi: ampiamente sotto media le portate di tutti i fiumi con l'Enza, che scende al di sotto dei valori minimi storici. Il Nord-Est, principalmente il Friuli-Venezia Giulia, è stato colpito in questi giorni da fulminei nubifragi con cumulate fino a 70 millimetri di pioggia in un paio d'ore, unitamente a diverse trombe marine, abbattutesi sul territorio. Nel Veneto si registrano aumenti di portata per i fiumi Brenta, Bacchiglione e Muson dei Sassi; in calo è la Livenza, che però mantiene flussi abbondantemente sopra la media. In Lombardia il bilancio delle riserve idriche continua a risultare negativo (-8,6%) a causa della poca neve caduta (attualmente restano al suolo mln. mc. 847,4 vale a dire circa il 30% in meno della media ed addirittura il 58% in meno rispetto al 2024!); appare evidente che nei mesi più caldi, la regione non potrà affidarsi a questa preziosa riserva idrica, che già ora è in fase di rapido discioglimento, tanto che in una settimana si è ridotta di ben 188 milioni di metri cubi (fonte: ARPA Lombardia) che, dopo aver riempito soprattutto i grandi bacini lacustri, si disperdono in mare, avendo comunque ristorato i territori. I grandi laghi del Nord Italia, infatti, sono stracolmi ed i livelli sono ampiamente sopra la media, grazie ad afflussi ancora sovrabbondanti per via di fusione nivale e precipitazioni copiose: Verbano è al 101% di riempimento, Benaco e Sebino al 95%, Lario all' 80%. In Piemonte sono in crescita le portate dei fiumi Tanaro, Stura di Demonte e Stura di Lanzo; diversi episodi di "grandine grossa" si sono registrati sulla regione alla fine della scorsa settimana. In Valle d'Aosta crescono le portate di Dora Baltea (+151% sulla media!) e Lys. Infine, flussi in linea o di poco inferiori alla media per il fiume Po, che a Pontelagoscuro registra una portata di mc/s 1929,48 cioè -3,5% rispetto ai valori tipici di Maggio.