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QUANDO NO NEWS NON SIGNIFICA GOOD NEWS - NORD A CRESCENTE RISCHIO IDROGEOLOGICO E SUD SEMPRE PIU' INARIDITO

Pubblicato il 24/07/2025
Inevitabilmente non fa più notizia, ma sull'Italia settentrionale l'incontro tra le correnti fresche atlantiche e quelle oltremodo calde del mar Mediterraneo, foriero di una mitigazione delle temperature (soprattutto a Nord-Ovest), ha nuovamente generato una serie di fenomeni estremi tra grandinate anomale (a Nord-Est), tornado (Liguria e Lunigiana) e nubifragi (Comasco e Savona con oltre 80 millimetri di pioggia in un paio d'ore), causando danni e allagamenti. "Ogni settimana – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) - registriamo il ripetersi di fenomeni estremi. Nessun allarmismo, ma è pur vero che la conta dei danni cresce e la fragilità del territorio aumenta." Nei prossimi giorni continuerà a piovere sulle regioni alpine, ma anche su quelle centrali (attenzione alle "bombe d'acqua"), che finalmente potranno beneficiare di un abbassamento delle temperature, mentre il Sud, sempre più assetato, sarà quasi totalmente escluso da tali benefici (pioverà "a macchia di leopardo" soprattutto su Campania, Molise, Abruzzo) e continuerà a soffrire con temperature massime ben superiori ai 30°. Anche idricamente la "questione meridionale" è sempre più complessa: la scarsità di precipitazioni estive ed anomalie termiche da record stanno progressivamente inaridendo territori, trasformando i paesaggi rurali del Sud Italia in lande desolate e scarsamente produttive. "L'assuefazione rassegnata dell'opinione pubblica alle conseguenze della crisi climatica è un grave pericolo, perché abbassa la pressione verso gli organi decisori, ai quali bisogna invece chiedere interventi per aumentare concretamente la resilienza dei territori – aggiunge Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI - Ribadiamo la necessità di un Piano Straordinario di Efficientamento della Rete Idraulica e di nuove infrastrutture per la raccolta delle acque piovane, come quelle previste dal Piano Bacini Idrici Multifunzionali, proposto da noi e Coldiretti. Come lo scorso anno, la Puglia è ancora tra le principali vittime della crisi climatica. Nel Foggiano, dove quest'anno non si sono potuti coltivare i pomodori a causa della scarsità d'acqua, da oltre un mese le massime si aggirano sui 35° con picchi che superano i 40 gradi. A questo va ad aggiungersi l'assenza di pioggia, pressoché totale (solo pochi millimetri sui monti Dauni), registrata da Giugno. Nel Nord della provincia gli invasi trattengono acqua appena sufficiente a garantire gli utilizzi idropotabili: la grande diga di Occhito, ad esempio, contiene meno di 65 milioni di metri cubi (oltre 16 milioni sotto la quota del 2024), di cui 40 costituiscono il "volume morto", che sarebbe bene non prelevare. Nella zona a nord del Fortore la stagione irrigua non è praticamente mai iniziata, perché dallo scorso anno non c'è acqua sufficiente. In totale, i bacini della Capitanata conservano attualmente circa 77 milioni di metri cubi d'acqua, cioè solo il 23% di quanto potrebbero invasare. In Basilicata, nei recenti 11 giorni, i volumi idrici negli invasi si sono ridotti di 17,68 milioni di metri cubi e la più grande diga in terra battuta d'Europa (Monte Cotugno) trattiene appena il 39% dell'acqua autorizzata. Il bacino di Conza della Campania, in Irpinia, a fine Giugno conteneva mln. mc. 27,78 vale a dire oltre un milione di metri cubi in meno dello scorso anno e quasi 14 milioni in meno dei volumi autorizzati d'invaso. In Abruzzo, il lago di Penne trattiene ancora mln. mc. 3,97 ma le alte temperature e l'assenza di precipitazioni fanno ridurre tale riserva ad un ritmo di 570.000 metri cubi a settimana. Nell'Italia Centrale lo stress idrico dei laghi naturali è diventato ormai endemico, causando il progressivo deterioramento di ecosistemi importantissimi e paesaggi noti in tutto il mondo come quelli dei Castelli Romani, dove i bacini vulcanici, privi di immissari superficiali ed alimentati solamente da sorgenti sotterranee, sono idricamente impoveriti non solo dalla crisi climatica, ma anche dall'eccessiva antropizzazione dei territori limitrofi: Albano in soli due mesi ha visto ridursi il livello idrometrico di 27 centimetri (cm. 5 solo nella scorsa settimana; l'altezza idrometrica si è ridotta di quasi 80 centimetri in meno di due anni!); Nemi si è abbassato di 4 centimetri in una settimana e, rispetto allo scorso anno, è a -cm.25 (fonte: AUBAC). Nel Lazio sono in calo e ben inferiori ai livelli medi, registrati nel recente quinquennio, le portate dei fiumi Tevere, Aniene e Velino. In Umbria, il trend di decrescita del livello idrometrico nel lago Trasimeno si è interrotto (almeno per ora): l'altezza rimane ferma a -m.1,50 ma è cm. 87 inferiore alla media del periodo e cm.30 sotto il livello minimo vitale. Una netta riduzione si registra nei flussi del fiume Topino. Nelle Marche decrescono le portate dei fiumi Potenza, Esino e Sentino; i volumi, ancora abbondanti, trattenuti dalle dighe ammontano a mln. mc. 48,49, un valore che in anni recenti è inferiore solo a quello registrato nel 2023. In Toscana, che quest'anno ha beneficiato di importantissimi apporti pluviali, si registra la riduzione dei flussi in alveo dei principali fiumi: quelli dell'Arno sono diminuiti di circa il 26%, ma restano nettamente superiori a quelli medi di questo periodo; sotto media ed anche inferiore al Deflusso Minimo Vitale è la portata dell'Ombrone (a Sasso d'Ombrone è solo mc. 1,50). Al Nord vanno generalmente riducendosi i livelli idrometrici dei corpi idrici Il fiume Po segna da diverse settimane un costante decremento nel flusso, con deficit di portata anche superiori al 60% (-67% nell'Alessandrino,-66% a Piacenza). Tra i grandi laghi, Benaco (pieno per il 78,6% della capacità) e Sebino (al 75%) mantengono livelli idrometrici sopra la media del periodo; il Verbano è al 73,7% di riempimento mentre il Lario è al 40%. In Valle d'Aosta, incrementi vengono registrati da Dora Baltea, che mantiene flussi di poco superiori alla media e torrente Lys. In Piemonte cresce la Toce, mentre la Stura di Demonte segna un leggerissimo calo dei flussi; stabile la Stura di Lanzo. In Lombardia, il deficit di riserve idriche si attesta al 9%; rispetto allo scorso anno, caratterizzato in questo periodo dalla presenza di un quantitativo di neve in quota pari ancora a 423 milioni di metri cubi, il deficit segna addirittura – mln. mc. 48,81. La Liguria vede una generalizzata decrescita dei livelli idrometrici nei corsi d'acqua (la settimana scorsa risultavano ingrossati dalle piogge copiose) pur rimanendo, fatta eccezione per la Magra, superiori alla media del periodo. In Veneto si riducono le portate dei fiumi Adige (-40% rispetto alla media), Brenta (-19%), Bacchiglione (-21,5%). Infine in Emilia-Romagna, Panaro e Secchia, pur registrando una riduzione significativa dei flussi in alveo, mantengono valori di portata superiori alla media; gli altri fiumi appenninici sono invece deficitari.

 

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