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TORNA IL GRANDE CALDO - E' ALLARME ROSSO NELLE ZONE IN CRISI IDRICA - SERVE UN PIANO DI MANUTENZIONE DEL TERRITORIO

Pubblicato il 07/08/2025
Gli effetti benefici dell'anticiclone delle Azzorre sull'Europa Occidentale si stanno gradualmente esaurendo: dopo gli oltre 40 gradi già registrati sulla Penisola Iberica, le correnti calde dal Sahara stanno per raggiungere l'Italia, causando in molte regioni un nuovo innalzamento della colonnina sopra i consueti valori del periodo. Dopo il Giugno più caldo di sempre in molti Paesi europei, tra cui l'Italia (mediamente +3 gradi rispetto alla norma), la tregua dall'afa, oltre ad aver reso più vivibili le città, ha permesso alle acque del mare Mediterraneo di rinfrescare, riavvicinandosi alle temperature tipiche del periodo, lì dove per oltre un mese si erano registrate anomalie record anche superiori a +5°C. Ciò nonostante, su Italia Centrale (esclusa la Toscana), Mezzogiorno ed Isole si registrano criticità idriche, aggravatesi dove erano già conclamate ed accompagnate, lungo la Penisola, da molti eventi meteo estremi (secondo i dati dello European Severe Weather Database, solo a Luglio ne sono stati registrati 318 tra tornado, bombe d'acqua e grandine grossa): a segnalarlo è l'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche. "I dati confermano come le attuali modalità di pioggia, conseguenza della crisi climatica, incidano più sul rischio idrogeologico che sulle disponibilità d'acqua" commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). "Da qui l'evidenza di dotare urgentemente il territorio di nuove infrastrutture idrauliche, tra cui bacini multifunzionali, capaci di trattenere le acque di pioggia, creando riserve e salvaguardando il territorio da eventi calamitosi. Noi stiamo operando in quella direzione con opere e progetti, ma serve un Piano nazionale di manutenzione del territorio con finanziamenti pluriennali e certi" aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI. Secondo i dati diffusi dall'Autorità del Bacino Distrettuale Appennino Centrale, l'anno idrologico fino a Giugno è stato deficitario, dal punto di vista degli accumuli di pioggia, soprattutto sul Lazio (-19%) ed Umbria (-14,6%). Le note più dolenti continuano però ad arrivare dal Sud, dove la persistente assenza di precipitazioni ed il riaffacciarsi dell'anticiclone africano lasciano presagire ulteriori scenari di criticità ancor più severi, rispetto a quelli già complessi del recente biennio In Campania, le portate delle sorgenti di Cassano Irpino registrano un deficit di 1100 litri al secondo (!!) mentre quello della fonte di Sanità è di l/s 750 (fonte: Autorità di Bacino Distrettuale dell'Appennino Meridionale). In Calabria è dichiarata severità idrica alta per le province di Reggio e Crotone. In Puglia, diverse stazioni pluviometriche, collocate nella penisola salentina (soprattutto sull'Alto Salento) hanno registrato nei mesi di giugno e luglio cumulate di pioggia pari a zero o comunque non superiori a mm. 2. Gli invasi della Capitanata trattengono solo 67,45 milioni di metri cubi d'acqua, vale a dire mln. mc. 1,11in meno dello scorso anno e le previsioni meteorologiche indicano la provincia di Foggia tra le aree, che nei prossimi giorni subiranno un più marcato aumento di temperatura. In Sardegna l'impatto del turismo sui consumi idrici è più che mai evidente: a Luglio i volumi invasati nei bacini dell'Isola si sono ridotti di ben 134,39 milioni di metri cubi; sulla costa occidentale, i territori della Nurra possono ormai contare solo sul 12% delle riserve idriche autorizzate (13 milioni di metri cubi sui circa mln. mc. 109!), mentre quelli dell'Alto Cixerri addirittura su meno dell'11% (mln. mc. 2 sui circa 19 invasabili). In Basilicata il deficit idrico, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, è stimabile in -14,4%, corrispondente a -31,17 milioni di metri cubi. Risalendo la Penisola, in Abruzzo la diga di Penne trattiene ancora 3,49 milioni di metri cubi d'acqua, cioè un quantitativo superiore allo scorso anno (si registravano mln. mc. 540.000), ma inferiore alla media degli ultimi 8 anni (-11%). Nel Lazio continua il declino dei laghi "castellani" (l'altezza idrometrica di Nemi si è ridotta di ulteriori cm. 6 in una settimana, quella di Albano di cm. 4). I flussi in alveo dei fiumi romani Tevere ed Aniene sono in calo mentre, in Sabina, il Velino cresce e la portata è ora in linea con le medie degli anni più recenti. In Umbria, il livello del lago Trasimeno ha recuperato 3 centimetri in 7 giorni, rimanendo però lontanissimo sia dall'altezza media (-cm. 77) sia dalla soglia critica; l'invaso di Maroggia trattiene mln. mc. 2,55 e crescono i livelli idrometrici del fiume Topino. Le precipitazioni di Luglio sulle zone costiere delle Marche settentrionali hanno apportato un momentaneo beneficio alle disponibilità idriche locali, mentre le portate sono col segno meno per i fiumi della regione con decrescite più consistenti, registrate da Potenza, Esino e Sentino. Gli invasi marchigiani sono ancora ricchi d'acqua e trattengono oltre 47 milioni di metri cubi, un quantitativo recentemente inferiore solo al 2023. In Toscana si registra un ulteriore incremento di portata nel fiume Arno, i cui livelli sono nettamente superiori alla media dello scorso ventennio. D'altronde la Toscana, in controtendenza rispetto alle confinanti regioni dell'Italia centrale, ha beneficiato, in questo ultimo anno idrologico, di un quantitativo di pioggia, superiore alla norma. In Liguria sono in crescita i livelli idrometrici dei fiumi nei bacini di Levante. Anche l'annata idrologica delle regioni settentrionali è stata finora molto generosa d'acqua, seppur con differenze fra bacini idrografici ed al netto dei deficit nivali, registrati in diversi settori alpini. Un esempio è quello del Veneto, che anche nel mese di luglio ha goduto di precipitazioni largamente superiori alla media (+52% a livello regionale, mentre a livello di bacino: +143% sulla Livenza, +96% su pianura tra Livenza e Piave, +79% sul Sile, +73% sul Piave), mentre il surplus sull'anno idrologico si attesta, ad oggi, al 15% (fonte: ARPAV). Si evidenzia l'aumento dei flussi in alveo dei fiumi Adige e Bacchiglione, ma soprattutto del Brenta, la cui portata è del 76% superiore alla media. Ad eccezione del lago di Garda diminuiscono i livelli idrometrici dei grandi bacini del Nord Italia: Verbano al 57,1% di riempimento, Lario al 39,4%, Benaco al 75%, Sebino all'83,6%. In Lombardia le piogge delle scorse settimane hanno incrementato il quantitativo di riserva idrica stoccata, ora in linea con i valori medi del periodo. In Piemonte sono decrescenti le portate dei fiumi Tanaro, Stura di Lanzo, Stura di Demonte e Toce. In calo ed inferiore alla media è il livello idrometrico della Dora Baltea in Valle d'Aosta; stabile quello del torrente Lys. Questa settimana, il fiume Po vede una riduzione di portata nel tratto da monte fino all'emiliana Boretto, mentre tra Borgoforte ed il Delta si registra un incremento dei flussi di nuovo prossimi ai valori tipici di questo periodo. Infine, in Emilia-Romagna si registrano le decrescite delle portate dei fiumi Savio (comunque superiore alla media), Reno (sotto il minimo storico) e Secchia; crescono invece i flussi di Lamone e Santerno, in Romagna. Le dighe piacentine di Mignano e Molato trattengono ormai s poco più di 3 milioni di metri cubi d'acqua (-75% rispetto al 2024).

 

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