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LO DICONO I DATI METEO - BISOGNA CONTRASTARE L'ESODO DALLE AREE INTERNE PER NON AUMENTARE LA FRAGILITA' DEI TERRITORI

Pubblicato il 02/10/2025

Se l'estate appena terminata è stata la quarta più calda di sempre in Italia ed in Europa (fonte: Isac-CNR), è invece salita sul gradino più basso del podio a livello globale, piazzandosi anche a Settembre dopo 2023 e 2024, grazie ad una temperatura media planetaria di 15,58°C e ad un'anomalia media di +0,64° rispetto alla media (fonte: Copernicus, elaborazione: ANBI).

A segnalarlo è l'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che evidenzia anche come, lungo la Penisola, la fine di Settembre sia stata ancora caratterizzata da eventi meteorologici estremi (grandine grossa, tornado e bombe d'acqua), che hanno colpito ben 218 località in soli 10 giorni, provocando danni infrastrutturali ed economici. Se i nubifragi hanno interessato principalmente le regioni settentrionali e la Campania, le coste sono state colpite da ben 69 trombe marine mentre 53 eventi di grandine grossa hanno flagellato le colture del Nord Italia.

"Sono dati preoccupanti, che devono obbligare a porre attenzione alla fragilità idrogeologica del nostro Paese soprattutto lungo le zone litoranee, proprio laddove sta aumentando la pressione antropica. E' indispensabile ed urgente frenare l'esodo dalle aree interne" torna a ripetere Francesco Vincenzi, Presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

Da una prima analisi sugli accumuli di pioggia, l'anno idrologico, appena conclusosi, è stato positivo sull'Italia settentrionale, sotto media su quella centrale e largamente insufficiente sul Meridione.

"Questa semplice fotografia è la miglior rappresentazione della necessità di completare gli schemi irrigui, prevedendo anche la possibilità di trasferire l'acqua fra territori limitrofi. Bisogna inoltre avviare il Piano Nazionale di Bacini Idrici Multifunzionali, così da raccogliere la pioggia laddove scende e dotare il territorio di adeguate riserve idriche da utilizzare nei momenti di bisogno" ribadisce Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI. 

Tra le regioni, che hanno patito maggiormente la scarsità di precipitazioni, spicca la Puglia, che anche a Settembre ha sofferto con circa -96% di pioggia e temperature elevatissime, con massime superiori mediamente di 7,5°C alla norma nell'ultima decade del mese (fonte: Arif, elaborazione: ANBI); ovviamente ciò penalizza ulteriormente lo stato delle riserve idriche di una regione, dove la porzione di territorio, sottoposta ad una condizione di siccità severa-estrema, è cresciuta fino a toccare, nei mesi estivi, l'11% del totale (fonte CNR): attualmente i volumi idrici rimanenti nei bacini della Capitanata sono appena mln. mc. 54,89 cioè il 16,5% dei quasi 332 milioni di metri cubi invasabili.

Nella scorsa settimana la riduzione dei volumi trattenuti nei laghi della Basilicata è stata di quasi 8 milioni di metri cubi, lasciando nei bacini solamente mln. mc. 108,94 con un deficit di quasi 31 milioni rispetto all'anno scorso: il serbatoio della diga di monte Cotugno (la più grande d'Europa in terra battuta con un volume di riempimento autorizzato di ben 272,2 milioni di metri cubi), è riempito solo al 18,4%, mentre l'altro grande invaso lucano, il Pertusillo, trattiene il 26% del volume invasabile.

In Calabria le maggiori criticità sono riscontrate nelle province di Reggio Calabria e Crotone, che registrano il più elevato stato di severità idrica; il lago Ampollino registra un deficit di oltre il 50% rispetto alla media storica e di -47% sul 2024.

In Campania si segnalano livelli idrometrici in risalita per i fiumi Volturno, Sele e Garigliano; la diga di Conza, pur trattenendo più acqua dell'anno scorso (+mln. mc.3,90), è solo al 31% dei volumi di riempimento autorizzati.

Risalendo la Penisola, non bastano le piogge di fine Settembre per rivitalizzare i laghi dell'Italia Centrale. 

In Umbria, dove decrescono i flussi nel fiume Paglia e sono in aumento quelli del Topino, il livello del Trasimeno, nonostante la "crescita" di 1 centimetro in una settimana, si mantiene molto al di sotto sia dei valori medi storici (- cm.69) che del livello critico, indicato per l'ecosistema a -m.1,20 e che da oltre 2 anni è diventato una condizione permanente. 

Nel Lazio prosegue l'agonia degli specchi lacustri di Albano e Nemi, i cui si livelli non hanno avuto beneficio dalle piogge della settimana scorsa, ma anzi sono ulteriormente scesi (-cm. 1); nella regione, in crescita, ma ancora sotto media è la portata del fiume Tevere, mentre quella dell'Aniene ha subìto una flessione ed il Velino rimane stabile.

Nelle Marche i volumi trattenuti dalle dighe (mln. mc.39,66), seppur in calo, rimangono tra i più alti registrati nel decennio in questo periodo; cresce la portata del fiume Tronto, mentre sostanzialmente stabili restano i valori di Potenza, Nera, Esino e Sentino. 

In Toscana tornano sotto media le portate dei fiumi con l'Ombrone, che scende nuovamente al di sotto del parametro di Deflusso Minimo Vitale.

In Liguria calano le portate dei fiumi Entella, Vara, Magra ed Argentina, mentre i livelli dei grandi laghi del Nord si mantengono ampiamente sopra i valori consueti del periodo: l'altezza idrometrica del Maggiore è di oltre 58 centimetri superiore alla media ed il valore di riempimento si attesta ora al 107,3%; anche il livello del Lario è mezzo metro più alto della media (75,3% di riempimento) ed il Sebino è riempito al 61,4%, mentre in controtendenza è il Benaco, che scende al 66,4%.

In Valle d'Aosta decrescono le portate di Dora Baltea e torrente Lys dopo i picchi della scorsa settimana, provocati da abbondanti precipitazioni.

In Piemonte le portate del fiume Po, raddoppiate per la piena nel tratto emiliano-lombardo, si sono ora ridotte di oltre il 50%, tornando a valori più simili a quelli tipici del periodo; livelli in calo anche per gli altri corsi d'acqua con la Toce, che in una settimana ha visto ridursi il flusso idrico di circa il 65%.

Rimane infine positivo il bilancio idrico della Lombardia (+9,8% sulla media storica), così come in Veneto si registra una crescita generalizzata di tutti i fiumi ora caratterizzati da portate nettamente superiori ai valori medi storici.

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