È stata la padovana città di Este, nella sede del Consorzio di bonifica Adige Euganeo, ad ospitare l'incontro di "midterm" di SWAMrisk, il progetto europeo che unisce partner scientifici ed istituzionali di Italia e Croazia per monitorare le acque sotterranee e sviluppare strategie contro la siccità, nonché l'intrusione salina nelle aree costiere.
L'intrusione salina è un problema, che ha le sue radici nella morfologia di una porzione di territorio, prossima alla laguna di Venezia: si tratta di circa 15.000 ettari (territori nei comuni di Correzzola, Codevigo, Cona, Cavarzere, Chioggia e Pontelongo) soggiacenti fino a 4 metri sotto il livello del mare.
La contaminazione salina degli acquiferi comporta una riduzione nella disponibilità di acque dolci e nella biodiversità fino alla desertificazione di aree via via più estese: il sale, infatti, rende i suoli non più adatti alle colture e, nel caso di studio, sta mettendo a rischio un'area di 24.000 ettari.
"E' dagli anni '90 che abbiamo iniziato a notare una progressiva diminuzione delle rese agricole in quelle zone" sottolinea Fabrizio Bertin, Presidente del Consorzio di Bonifica Adige Euganeo.
"In Veneto sono circa 240.000 gli ettari sotto il livello del mare, gran parte di questi sono soggetti a subsidenza ed intrusione del cuneo salino: significa 8 miliardi di economia agricola da salvaguardare" precisa Alex Vantini, Presidente di ANBI Veneto.
Per affrontare questa emergenza, il Consorzio di bonifica Adige Euganeo ha aderito al progetto transfrontaliero SWAMrisk ("Subsurface WAter monitoring and Management to prevent drought risk in coastal systems"), finanziato dal programma Interreg Italia-Croazia 2021-2027 con un budget complessivo di 2.190.000 euro.
Il progetto si concentra su tre aree di studio principali: la laguna di Venezia e il delta del Po in Italia, il delta del fiume Neretva in Croazia. Il progetto, avviato nel 2024, ha completato la fase iniziale di ricognizione ed attualmente si sta implementando il sistema di monitoraggio con l'installazione di nuove stazioni di osservazione. L'approccio di SWAMrisk combina la ricerca idrogeologica avanzata con l'implementazione di soluzioni tecnologiche: questi dispositivi non sono infatti semplici pozzi, ma veri e propri occhi scientifici nel sottosuolo; l'installazione di permanenti centraline di rilevamento permetterà di raccogliere e trasferire, in tempo reale, dati cruciali come il livello, la conducibilità (un indicatore diretto della salinità) e la temperatura delle acque sotterranee. Questi dati confluiranno in un database innovativo ("Hydro-cloud"), che renderà le informazioni accessibili ad un'ampia comunità di ricerca ed a tutti gli enti interessati.
SWAMrisk coinvolge un consorzio di otto partner italiani e croati: il Consorzio di bonifica Adige Euganeo, il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Geoscienze e Georisorse (CNR-IGG), la Regione del Veneto, M3E srl, l'Università di Spalato, Dunea, Croatian Water, Aequum ltd.
Nell'ambito del progetto, il Consorzio di bonifica Adige Euganeo ha realizzato pozzi piezometrici in due località strategiche a Buoro, nel comune di Cavarzere ed a Punta Gorzone di Chioggia. I carotaggi, completati ad inizio Maggio, hanno permesso di studiare la composizione geologica del sottosuolo, risalente a un periodo compreso tra 22.000 e 10.000 anni fa.
La ricerca condotta a Punta Gorzone ha portato ad una scoperta di eccezionale importanza: attraverso due carotaggi (a 15 metri e 35 metri di profondità) i ricercatori hanno intercettato due corpi acquiferi distinti, separati da un "acquitard" (strato naturale di argille e limi compatti spesso oltre 10 metri), che agisce da barriera; mentre l'acquifero superficiale è risultato gravemente compromesso dall'intrusione salina con concentrazioni che raggiungono i 14 grammi per litro, il secondo pozzo ha rivelato un'inaspettata riserva d'acqua dolce, tra i 28 ed i 35 metri di profondità, con una concentrazione salina di appena 1 grammo per litro.
"Questa scoperta conferma l'importanza del progetto SWAMrisk - commenta Luigi Tosi, Dirigente di Ricerca del C.N.R. - Uno degli obiettivi del progetto è proprio quello di identificare se esistono ancora acquiferi non contaminati dal sale, dove si trovano, se e come possano essere sfruttati senza, ad esempio, aggravare il problema della subsidenza."
"Il ruolo dei Consorzi di Bonifica – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) - si sta evolvendo per rispondere alle sfide del nostro tempo: se, un secolo fa, la Bonifica rappresentava l'opera d'intervento principale per rendere salubri i terreni, oggi il nostro obbiettivo è rendere il territorio resiliente alle conseguenze della crisi climatica."
"Per fare ciò – aggiunge il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano - la ricerca scientifica diventa un pilastro essenziale. Il progetto SWAMrisk ne è un esempio, offrendo gli strumenti per studiare ed affrontare il fenomeno della risalita del cuneo salino e l'intrusione nelle falde acquifere. Le sue indicazioni consentiranno di plasmare un territorio che sia produttivo e sostenibile per le generazioni future."
"Il nostro compito – conclude Francesco Vincenzi - non è semplicemente custodire il paesaggio che abbiamo ereditato, ma guardare avanti con lungimiranza."
Le indagini scientifiche e i dati precisi che il Consorzio di bonifica Adige Euganeo sta raccogliendo sull'avanzamento della salinizzazione saranno fondamentali per aggiornare e sbloccare due importanti progetti con l'obbiettivo generale di trattenere a monte le acque dolci necessarie per contrastare la risalita del cuneo salino, stabilizzare gli ecosistemi fluviali ed accumulare risorse idriche per l'irrigazione, in particolare durante i periodi di siccità: il primo progetto, fermo da anni, è lo sbarramento antintrusione salina sul fiume Brenta, bloccato a causa della mancanza di fondi; il secondo progetto riguarda la realizzazione di un bacino di accumulo idrico a Ca' Bianca di Chioggia e che, con una capacità di circa 210.000 metri cubi d'acqua, potrebbe fornire una riserva di acqua dolce per circa 15 giorni.