
Il report settimanale dell'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche non può che iniziare, rendendo omaggio a Paolo Sottocorona, "il meteorologo di La 7", scomparso ieri. "Con lui, ANBI ed il nostro Osservatorio avevano costruito un rapporto di confronto anche critico, ma sempre improntato al garbo, che caratterizzava la figura di Paolo" ricorda Massimo Gargano, Direttore Generale dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). Per quanto riguarda l'analisi dei dati, l'immagine finale dell'anno idrologico 2024-2025 è quella di un'Italia dell'acqua spaccata tra un Nord ricchissimo di risorsa idrica ed un Meridione ancora strangolato dalla siccità, dove la parola "pioggia" diventa sempre più sinonimo di nubifragi, come quelli che hanno colpito l'Agrigentino, in Sicilia e la Puglia dove, ad Ostuni, si è registrata anche la morte di un uomo travolto dal fiume di fango generatosi a causa dei circa 115 millimetri di pioggia caduti in due giorni, cioè il 53% in più di quanto cade normalmente sulla zona nel mese di ottobre. "Questi eventi estremi, soprattutto quando si manifestano in territori segnati da una lunga insufficienza di precipitazioni ed in mancanza di adeguate infrastrutture idrauliche – commenta Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI - rappresentano un crescente pericolo idrogeologico e non incidono sul riequilibrio del bilancio idrico, perché i terreni aridi, risultando meno permeabili, favoriscono il rapido e talvolta devastante ruscellamento dell'acqua verso il mare." La linea di confine della frattura idrica dell'Italia è segnata dal bacino dell'Appennino Settentrionale: tutte le regioni del Nord hanno registrato cumulate pluviometriche importanti anche a Settembre, segnando veri e propri record di pioggia come i mm. 340 caduti sull'Alessandrino in 10 ore o i mm. 220 (su Seveso), che hanno inondato i comuni dell'hinterland Nord di Milano in sole 7 ore. In Veneto le precipitazioni di Settembre sono state superiori del 23% alla media (fonte: ARPAV) ed a livello di bacino si devono citare i record registrati dai fiumi Tagliamento (+161%) e Lemene (+70%). In Piemonte, +37% di pioggia a Settembre con record nei bacini dei fiumi Orba (+124%), Ticino Settentrionale (+66%) e Bormida (+64%), ma anche sorprendentemente i deficit pluviometrici del Piemonte Meridionale e di quello Occidentale (rispettivamente -36,3% e -21,4%); complessivamente 'anno idrologico si è chiuso a livello regionale con il 20% in più d'acqua (fonte: ARPA Piemonte). In Valle d'Aosta, è finora piovuto il doppio rispetto alla media degli scorsi 20 anni. Anche la Toscana, dopo un Agosto piovoso ha registrato cumulate settembrine ben più alte della media, soprattutto sulle province settentrionali. Per contro, nell'Italia Centro-Meridionale, si è ancora alle prese con valori di stoccaggio idrico tra i più bassi almeno del recente ventennio: questo accade in Sardegna, in Puglia, in Basilicata ed in alcune province campane e calabresi; permane critica la situazione di diversi laghi naturali nel Lazio ed in Umbria. Entrando nel dettaglio del report settimanale, i grandi laghi del Nord sono ancora ricchi d'acqua e con livelli idrometrici ben più alti della media storica: Verbano pieno al 94,7%, Lario al 70,6%. Benaco al 61,4% e Sebino al 59,3% (fonte: Enti Regolatori dei Grandi Laghi). Sono in calo le portate del fiume Po, che scende sotto i valori medi del periodo (a Torino -47%, Piacenza -18%, a Pontelagoscuro -5% ca.). In Valle d'Aosta si riducono i flussi di Dora Baltea e torrente Lys. In Piemonte, il fiume Stura di Lanzo, pur vedendo ridursi l'altezza idrometrica, mantiene una portata superiore al normale; tornano sotto media, invece, Stura di Demonte e Toce. In Lombardia le riserve idriche superano ora i 1803 milioni di metri cubi (+29% sulla media storica), segnando quasi +9% sull'idricamente fortunato 2024. In Liguria, il fiume Vara, così come l'Entella, registra una riduzione della portata mentre, a Ponente, l'Argentina mantiene livelli idrometrici superiori al normale. In Veneto cresce il fiume Livenza e conserva valori di portata superiori rispetto a quelli consueti di Settembre; in calo sono Adige, Brenta (-38,4% sulla media), Bacchiglione (-24% ca.) e Piave. Gli invasi del bacino dell'Adige hanno volumi di riempimento pari al 74%, quelli del Piave al 50%, mentre decisamente inferiori sono i volumi idrici stoccati nel bacino del Corlo sul Brenta (19%) e in quelli della Livenza (25%). In Emilia-Romagna si riducono i livelli dei fiumi Enza e Taro., mentre nei bacini piacentini di Molato e Mignano rimangono complessivamente 1.380.000 metri cubi d'acqua. Portate sotto media questa settimana per i fiumi della Toscana: il Serchio, pur in crescita, registra tuttavia flussi inferiori di circa il 53% alla media dello scorso ventennio; a Pontedera, la portata dell'Arno è di soli mc/s 10,20 invece dei consueti mc/s 29 in questo periodo; la portata dell'Ombrone è sotto il Deflusso Minimo Vitale. Nelle Marche sono stabili i livelli idrometrici nei bacini fluviali e le riserve idriche negli invasi sono ancora abbondanti (mln. mc. 38,86). Sull' Umbria, a Settembre sono caduti circa 82 millimetri di pioggia, cioè meno del 2024. L'invaso di Maroggia trattiene ancora 1.830.000 metri cubi d'acqua, cioè un volume superiore a quello dello scorso quinquennio. Sale di 1 centimetro il livello del lago Trasimeno e cresce la portata del fiume Topino. Nel Lazio, in meno di due settimane il livello del lago di Bracciano ha subìto un decremento di cm. 9, mantenendosi però superiore rispetto a quanto registrato lo scorso anno; l'autunno è iniziato negativamente anche per i due laghi castellani, Albano e Nemi, che in una settimana vedono le altezze idrometriche ridursi rispettivamente di cm. 6 e cm. 5. Tra i fiumi laziali è in crescita il Tevere, stabile l'Aniene, in calo il Velino. In Campania, portate in calo per i fiumi Sele e Volturno, mentre stabili sono quelle del Garigliano. In Basilicata, la riduzione settimanale dei volumi trattenuti dalla diga di Monte Cotugno ammonta ad oltre 4 milioni e mezzo di metri cubi: nel grande invaso lucano rimane solamente il 16,7% dell'acqua invasabile, mentre il secondo più grande invaso della regione, Pertusillo, è pieno al 25%. Complessivamente le residue riserve idriche lucane constano di mln. mc.102. In Puglia, i bacini della Capitanata ospitano poco più di 53 milioni di metri cubi d'acqua, cioè un quantitativo maggiore dello scorso anno (mln. mc.12,34), ma frutto del sacrificio economico delle aziende agricole, costrette a rinunciare all'irrigazione per destinare le scarse riserve trattenute dalle dighe all'esclusivo consumo potabile. In Sardegna, infine, i 716,23 milioni di metri cubi d'acqua, contenuti negli invasi a fine Settembre, rappresentano il quantitativo più basso da almeno 15 anni a questa parte. Le criticità più acute rimangono quelle riguardanti i territori di Nurra ed Alto Cixerri, dove le residue riserve sono rispettivamente il 7,53% ed il 7,05% dei volumi autorizzati. Sull'altro versante dell'Isola va segnalato il deficit del serbatoio Maccheronis (-83% sui volumi d'invaso).