"Quando non avremo più campagne, né campi da coltivare, solo allora ci accorgeremo che il cemento non possiamo mangiarlo": parafrasando un antico adagio, Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI, non può che commentare così i recenti dati sul consumo di suolo, resi noti dal Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (SNPA); prosegue: "Ancora una volta non possiamo che appellarci alla politica, ribadendo l'urgenza di provvedimenti contro l'abbandono dei territori nelle aree interne e la inarrestabile cementificazione delle zone costiere, che notoriamente aumenta fragilità e rischio idrogeologico ed esposizione ad incendi".
"Di fronte a questi dati è evidente l'esponenziale aumento di rischio idrogeologico lungo i litorali. La prevenzione da disastri naturali non può prescindere dalla coscienza dei pericoli, che incombono: per questo, contrastare l'eccessiva urbanizzazione lungo le coste, creando al contempo i presupposti, perché il presidio umano continui a popolare anche le aree marginali, deve essere il primo obbiettivo per garantire sicurezza dagli eventi estremi ed evitare disastri annunciati" aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
"Se a questi dati aggiungiamo ulteriori 1.303 ettari di suolo consumato nelle zone a pericolosità idraulica media e 600 ettari in più nelle zone a pericolo frana, nonché circa 274 ettari artificializzati addirittura in aree protette, comprendiamo la necessità di una grande azione di cultura del territorio ad ogni livello. In gioco c'è il futuro dell'Italia" conclude Francesco Vincenzi.