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FRANCIA - ITALIA E' IL DERBY DELLA PAURA IDROGEOLOGICA

Pubblicato il 13/11/2025

Nonostante il Climate Risk Index, calcolato e diffuso dall'organizzazione Germanwatch e che determina l'esposizione dei vari Paesi agli eventi meteorologici estremi sulla base dei dati del più recente trentennio, ponga l'Italia al sedicesimo posto, seconda in Europa dietro la Francia (dodicesima), l'analisi di alcuni indicatori ci pongono come il Paese più esposto del Vecchio Continente.

Lo studio è dell'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che segnala come sulle quattro posizioni, che ci separano dai cugini d'Oltralpe, ad incidere principalmente sia il numero di persone coinvolte in disastri naturali (Francia 50°, Italia 122°), ma gli eventi, che hanno colpito il nostro territorio siano più letali a causa della densità abitativa (il territorio francese ha una superficie superiore del 124% a quella italiana, ma gli abitanti sono solo il 14% in più) e della morfologia lungo la Penisola, estremamente più complessa, avendo l'Italia solo il 23% di pianura contro l'oltre 60% aldilà delle Alpi: così, quando un evento estremo si abbatte su una zona montana del nostro Paese, dove la manutenzione è peraltro sempre minore, gli effetti nefasti si ripercuotono inevitabilmente anche a valle, dove si concentra la maggior parte della popolazione e delle attività.

"Ne parleremo il 20 Novembre prossimo a Camaldoli in Toscana, dove queste considerazioni saranno base al convegno sul tema Montagna in prima linea: gestione, conservazione e sfide climatiche, prima iniziativa della nostra campagna di sensibilizzazione sulle più generali problematiche delle aree interne e marginali – annuncia Massimo Gargano, Direttore Generale dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). 

Proseguendo con le cifre, secondo ESWD (European Severe Weather Database), gli eventi meteorologici anomali (grandine grossa, piogge intense, tornado), che ripetutamente si registrano lungo la Penisola, hanno colpito negli scorsi 12 mesi ben 2248 località italiane; la siccità (severa-estrema), invece, ha pesantemente interessato circa 1 milione e mezzo di abitanti nei recenti 24 mesi dopo che nel biennio precedente (2021-2023), ai tempi della "grande sete" del Nord, aveva coinvolto quasi 4 milioni e mezzo di persone (fonte: elaborazione ANBI su dati CNR).

"Di fronte a questi dati possiamo affermare che l'Italia è la nazione europea, che più paga per gli effetti disastrosi della crisi climatica sia per la posizione geografica nel mar Mediterraneo, sia per la morfologia complessa del territorio, ma anche per il progressivo abbandono delle aree in altitudine e l'eccessiva antropizzazione delle zone di pianura, accompagnata da un'inarrestabile cementificazione del suolo" commenta Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI.

Emblematici sono gli attualissimi esempi di Basilicata e Puglia, che da due anni stanno combattendo una battaglia impari contro gli stravolgimenti climatici.

La Basilicata, conosciuta come una terra ricca d'acqua, sta ormai esaurendo le scorte idriche: negli invasi lucani rimangono solamente 84 milioni di metri cubi d'acqua di risorsa, quando il solo bacino di monte Cotugno sarebbe autorizzato a trattenerne ben 273 milioni. Tale crisi idrica ha costretto, così com'era già accaduto lo scorso anno con il prosciugamento dell'invaso di Camastra, il gestore del servizio idrico integrato (Acquedotto Lucano) ad effettuare turnazioni, riduzione di pressione e sospensione dell' erogazione d'acqua potabile nelle ore notturne (anche fino a 12 ore), in oltre 20 comuni del Potentino (San Martino d'Agri, Sant'Arcangelo, Spinoso, Montemurro, Brindisi Montagna, Tramutola, San Fele, Viggiano, Grumento Nova, Atella, Pignola, Potenza, Fardella, Rionero in Vulture, Rapolla, Acerenza, Castelgrande, Melfi, Forenza, Ruvo del Monte, Filiano, Lagonegro, Brienza, Venosa cui aggiungere Pisticci, nel Materano), interessando circa 100.000 abitanti, cioè il 30% della popolazione potentina. E' la peggiore crisi idrica in Basilicata ed è strettamente legata alla scarsità di pioggia (non come lo scorso anno quando le difficoltà erano imputabili anche alla mancanza di connessioni con gli altri sistemi idrici del bacino di Camastra).

Anche la Puglia, che nel fine settimana è stata interessata da piogge localmente molto intense soprattutto sul Barese, non riesce ad intravedere la luce in fondo al tunnel dell'emergenza idrica con il rischio, anche qui, che presto a pagare le conseguenze di tale situazione possa essere anche la popolazione, vedendo razionata l'acqua dai rubinetti dopo che un prezzo altissimo è già stato pagato dagli agricoltori, che hanno dovuto rinunciare per carenza idrica alle colture più redditizie. L'invaso di Occhito, il principale di questo territorio, ormai contiene solamente quello, che tecnicamente viene definito "volume morto" (attualmente ci sono 40,67 milioni di metri cubi ed il "volume morto" è fissato a mln. mc. 40), nonostante l'acqua del bacino, già quasi prosciugato nel 2024, sia stata per tutto l'anno riservata al solo uso civile.

In Sardegna, i bacini trattengono solo il 37% dell'acqua invasabile ed il deficit sul 2024 è di ben 54 milioni di metri cubi: è il dato peggiore da almeno 15 anni. A Nord-Ovest, nella Nurra, mancano all'appello oltre 100 milioni di metri cubi d'acqua e quella, che rimane costituisce appena il 5,88% dei volumi autorizzati. E' crisi anche nell'Alto Cixerri (gli invasi contengono complessivamente solo il 7,27% della capacità) e nel sistema idrico di Posada (la diga Maccheronis trattiene soltanto il 7,85% della risorsa possibile). Positivo è invece il bilancio idrico nell'Ogliastra (invasi al 76,59%) e nell'Alto Taloro ( 61,69%).

Nel Centro Italia, in Abruzzo i livelli idrometrici dei fiumi sono in calo: Il Pescara registra un'altezza idrometrica, inferiore di cm. 10 rispetto allo scorso anno e di cm. 20 rispetto al 2023.

Nel Lazio, la prolungata stabilità atmosferica non favorisce una ripresa dei livelli idrometrici nei laghi naturali, che continuano ad abbassarsi: i due laghi vulcanici dei Castelli Romani decrescono di ulteriori 2 centimetri nella scorsa settimana; la gravità della condizione di questi due "monumenti naturali", alimentati esclusivamente da acque meteoriche e da fonti sotterranee perché privi di immissari, è chiaramente evidenziata dall'avanzamento della linea di costa e ben testimoniata dai numeri: in soli due anni il livello del lago di Albano si è ridotto di m.1,10 mentre la decrescita di Nemi è stimabile in cm.84 (fonte: elaborazione ANBI su dati AUBAC) . Anche i laghi "viterbesi" di Vico e Bolsena registrano una settimanale decrescita, rispettivamente di cm. 2 e cm. 1; in aumento è la portata del fiume Tevere, mentre diminuiscono i flussi negli alvei di Aniene e Velino.

In Umbria, il mese di ottobre è stato decisamente secco: mediamente sulla regione sono caduti circa mm. 42 di pioggia con un deficit di oltre il 60% rispetto al consueto. L'altezza idrometrica del lago Trasimeno cresce di 2 centimetri, mentre si registra una riduzione dei flussi nel fiume Topino.

Nelle Marche sono sempre più scarse le portate dei fiumi Potenza, Nera, Esino e Sentino, che registrano livelli tra i più bassi del recente decennio.

In Toscana, la tregua dal maltempo ha riguardato anche quelle province settentrionali, recentemente interessate da piogge molto intense; passata la piena, la portata del fiume Serchio è tornata al di sotto dei valori medi del periodo, mentre in calo sono anche Arno ed Ombrone.

Anche in Liguria, dopo la crescita dei livelli fluviali registrata a seguito delle abbondanti piogge delle scorse settimane sul Levante, tornano a ridursi i flussi nei corsi d'acqua, scendendo in alcuni casi anche al di sotto delle medie di riferimento (Magra ed Entella).

Nell'Italia settentrionale il nuovo anno idrologico è iniziato all'insegna della scarsità di precipitazioni su diverse regioni.

Decrescenti sono i livelli idrometrici dei grandi laghi del Nord: Maggiore (ora al 91,3% di riempimento), Lario (42,9%) Sebino (55,7%) e Benaco (65,7%, unico sopra media).

Si riduce in Valle d'Aosta la portata della Dora Baltea (ora sotto media), mentre in aumento è quella del torrente Lys; sulla regione le piogge di Ottobre sono state in linea con i valori tipici della stagione.

Decisamente scarsi sono i flussi idrici nei fiumi del Piemonte, dove le piogge di Ottobre sono state inferiori del 64% alla media: da segnalare le "performances" negative di Tanaro, la cui portata è dell'80% inferiore alla norma, Stura di Lanzo (-65%) e Toce (-64%).

In Lombardia le riserve idriche, stoccate nei bacini, ammontano a 1512,1 milioni di metri cubi: un quantitativo di risorsa inferiore del 2,7% alla media storica, ma quasi -20% rispetto al 2024.

Deficitarie sono le portate nella gran parte dei fiumi in Veneto. La scarsità dei flussi risulta più evidente in Brenta (-43%), Bacchiglione (-51%), Muson dei Sassi (-42%), Piave (-42%), Adige (-27%). Sulla regione, il mese di ottobre è stato meno piovoso del normale (-37%) con deficit più marcati sul bacino del Piave (-59%), mentre sui bacini di Lemene, Tagliamento, Pianura tra Livenza e Piave, il bilancio pluviometrico risulta positivo. Il serbatoio del Corlo (bacino Brenta) trattiene quasi il 55% d' acqua in meno rispetto alla media (fonte: ARPAV).

In Emilia Romagna sono in calo e fortemente deficitarie le portate dei fiumi appenninici: Reno ( -78%), Secchia (-80%), Enza (-59%); scendono addirittura al di sotto dei valori minimi storici, i flussi nell'alveo del Taro (-80% sulla media).

Ben al di sotto delle medie stagionali sono infine le portate del fiume Po: nella stazione alessandrina di Isola S.Antonio i flussi sono del 69% meno del consueto, mentre nella ferrarese Pontelagoscuro il deficit è del 49% (fonte: ARPAE).

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