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PROGETTO VENUS ALLA PROVA DECISIVA: SI TESTANO SPECIE NEGLETTE E SOTTOUTILIZZATE PER CONTRASTARE LA SALINIZZAZIONE DEI TERRENI

Pubblicato il 09/12/2025

Il progetto internazionale "Venus" è entrato in una fase decisiva dopo quasi due anni di sperimentazione in campo: campioni di biomassa di quattro specie di piante resilienti (Atriplex, Beta Marittima, Salsola oppositifolia, Suaeda Maritima) sono stati inviati al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche e Farmaceutiche dell'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli" di Caserta; questo invio rappresenta il culmine della fase agronomica, condotta dal Consorzio di bonifica Adige Euganeo in due siti sperimentali nel Veneziano: 4.000 metri quadrati presso l'impianto idraulico Gesia, a Cavarzere e 8.000 metri quadrati presso l'impianto Zennare, a Chioggia.

Questa iniziativa si inserisce nel più ampio contesto di un'operazione internazionale da oltre 4 milioni di euro, finanziata dal programma "Prima" di Horizon 2020 per affrontare l'acuirsi di problematiche ambientali in aree depresse della Città Metropolitana di Venezia, dove il terreno giace significativamente sotto il livello del mare e la minaccia della salinizzazione è sempre più pressante; l'obbiettivo è dimostrare la fattibilità ambientale ed economica di una risposta con locali specie vegetali, neglette e sottoutilizzate (NUS), verificando come queste specie possano adattarsi agli effetti del cambiamento climatico e della crescente salinità dei suoli. Le NUS, infatti, richiedendo un basso apporto idrico e adattandosi a condizioni estreme, sono capaci di trasformare terreni marginali in aree produttive e di migliorare la qualità del suolo.

"E' questa una delle sperimentazioni, che vedono protagonisti i Consorzi di bonifica alla ricerca di ogni possibile soluzione, che migliori la resilienza dei territori. La salinizzazione dei terreni li rende non coltivabili con il conseguente loro abbandono - commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Noi stiamo cercando di individuare nuovi strumenti di contrasto nonchè opportunità, affinchè le popolazioni locali mantengano il fondamentale presidio del territorio. Ne parleremo a Febbraio in una specifica iniziativa nazionale in Toscana."

"Non solo sale la linea del fico d'India lungo lo Stivale, ma aumenta la pressione del mare lungo le coste ed anno dopo anno cresce l'intrusione salina, ormai registrata a decine di chilometri nell'entroterra con pesanti ripercussioni sugli ecosistemi e la vita delle comunità. I tempi della risposta infrastrutturale con la realizzazione di barriere antisale sono lunghi ed è quindi alla natura, che ci si rivolge per individuare possibili risposte, anche recuperando culture del passato, ma che tornano di grande attualità'' aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

I risultati in campo sono stati finora incoraggianti: tutte le specie testate dal Consorzio di bonifica in terreni limosi e salsi hanno dimostrato intrinseca resilienza; unica eccezione è stata la Salicornia, che ha mostrato di necessitare probabilmente di una maggiore concentrazione salina nei suoli. Tuttavia, la "prova decisiva" è ora attesa dal laboratorio dell'Università Vanvitelli, dove i campioni vengono sottoposti a rigorose analisi al carbonio. Questa fase è fondamentale: i dati raccolti stabiliranno con precisione la "water use efficiency" delle quattro essenze inviate, cioè l'efficienza con cui la pianta utilizza l'acqua per fissare il carbonio durante la fotosintesi, vale a dire quanto bene la pianta riesca a mantenere la produttività, riducendo le perdite d'acqua. Sarà quindi un parametro determinante per stabilire, se le piante hanno trovato un habitat idoneo e se sono in grado di svolgere pienamente il ruolo ecologico di adattamento e riqualificazione, per il quale sono sperimentate.

Il Progetto "Venus", che unisce 12 partner da 8 Paesi mediterranei (Italia, Grecia, Spagna, Egitto, Giordania, Marocco, Algeria, Tunisia), punta a costruire una filiera completa ed un mercato per queste nuove colture. 

"Le previste plantumazioni rappresentano un azzardo alle nostre latitudini, sebbene il cambiamento climatico e la progressiva salinizzazione dei suoli potrebbero rendere alcuni nostri habitat ideali per queste specie" dichiara Lorenzo Frison, ingegnere del Consorzio di bonifica Adige Euganeo, che aggiunge: "Un secondo passo decisivo sarà trovare il loro campo d'impiego: sebbene il progetto consideri l'industria farmaceutica come destinazione primaria, ritengo che possano trovare ottimo impiego anche nelle aree residuali, dove la loro presenza arricchirebbe significativamente la biodiversità."

Il progetto prevede un confronto costante e capillare con i partner internazionali: a Maggio è già in programma un "open day" rivolto agli "stakeholders" del mondo agricolo per un confronto su dati e potenzialità di tali soluzioni per un futuro agricolo più resiliente e sostenibile per l'intero bacino mediterraneo.

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