Se sulle Alpi la crisi climatica con l'innalzamento delle temperature sta provocando lo scioglimento dei ghiacciai, in Sardegna dopo due anni di siccità sta causando l'esaurimento dei bacini. Le foto realizzate dal satellite Copernicus Sentinel-2, evidenziano la gravità della situazione idrica, che continua ad attanagliare molti territori italiani: emblematico è il progressivo prosciugamento del lago Omodeo, il più importante serbatoio sardo ed il più grande bacino artificiale d'Europa, autorizzato a contenere quasi 420 milioni di metri cubi d'acqua, ma che ora dopo la generalmente piovosa stagione autunnale ne trattiene solo poco più di 187 (il 44%), perdendo in soli 12 mesi un volume idrico pari a mln. mc. 69,27 e addirittura mln.mc. 161,6 rispetto al 2023. Tale invaso sul fiume Tirso non solo rappresenta la più importante riserva idrica in una delle zone più aride della Sardegna Centrale (Ottana è una sorta di Death Valley italiana, dove le temperature non di rado sono le più alte d'Europa), ma è anche un importante sito turistico e naturalistico. Ora i volumi trattenuti dagli sbarramenti dell'Isola ammontano complessivamente a mln. mc. 638,34,quando la sola capacità totale del lago Omodeo è di oltre 790 milioni di metri cubi!
Gli ultimi scampoli del 2025 stanno regalando giornate eccezionalmente calde su gran parte della Penisola con temperature massime (le più alte nel Continente), che continueranno anche nei prossimi giorni a raggiungere i 19-20 gradi al Sud (ad esempio, a Napoli ed in alcune località siciliane ma anche a Roma si sfioreranno i 18°), eguagliando quanto si registrerà in alcune zone desertiche desertiche del Maghreb; le minime, anche al Nord, solamente in rari casi scenderanno sotto lo zero e solo a quote alte.
Una perturbazione generata dall'incontro tra le correnti fredde atlantiche ed i venti caldi in risalita dall'Africa ha prodotto, nei giorni scorsi, piogge intense sulle regioni settentrionali e tirreniche (sulla Liguria di Levante si sono registrate cumulate pluviometriche fino ad una novantina di millimetri) così come sulle isole maggiori.
Le recenti settimane sono state funestate da migliaia di vittime nel mondo, colpite dall'estremizzazione degli eventi climatici: nel Sud-Est asiatico il drammatico bilancio delle tempeste tropicali di inizio mese è di circa 1800 morti.
Tornando al nostro Paese, in leggera ripresa sono i livelli dei grandi laghi dell'Italia settentrionale (fatta eccezione per quello d'Iseo in forte calo): Verbano al 81,5% di riempimento, Lario al 34,1%, Benaco al 78,6%, Sebino al 57,1%.
In Valle d'Aosta si riducono le altezze idrometriche di Dora Baltea e torrente Lys; fatta eccezione per un paio di stazioni nivometriche sopra i 2500 metri s.l.m., il manto nevoso al suolo, anche sopra i 2000 m, è inferiore al metro.
Lungo l'intera asta, la portata del fiume Po risulta fortemente deficitaria ed inferiore rispetto anche allo scorso biennio: ad Isola S. Antonio, nell'Alessandrino, i flussi sono di circa il 48% sotto alla media, a Pontelagoscuro il deficit è del 43%.
In Piemonte, nell'alveo del fiume Tanaro, scorre solo il 33% dell'acqua rispetto alla media e scarsi sono anche i flussi nella Toce e nella Stura di Lanzo.
In Lombardia, le riserve idriche ammontano a 1517 milioni di metri cubi: un valore simile a quello dello scorso anno (-2%), ma di molto inferiore alla media storica (-38,3%): ad influenzare questo dato è soprattutto l'apporto nivale, che è ad oggi è praticamente nullo, quando invece mediamente in questo periodo dovrebbe registrarsi un indice SWE (Snow Water Equivalent) pari mln. mc. 859,3 (fonte: ARPA Lombardia).
In Veneto, ad aumentare significativamente sono i flussi del fiume Piave, mentre Muson dei Sassi ed Adige registrano una sostanziale invarianza; Livenza, Bacchiglione, Brenta hanno invece andamento idrometrico negativo e portate molto al di sotto della media (rispettivamente -44%, -44% e -57%).
In Emilia-Romagna le portate dei fiumi continuano a ridursi con il Taro, che è sceso fino al 14% della portata media del periodo, il Reno al 16%, Santerno ed Enza al di sotto dei valori minimi storici (fonte ARPAE).
In Liguria, le piogge hanno fatto alzare il livello del fiume Argentina, che rispetto alla scorsa settimana è maggiore di quasi 80 centimetri; in crescita è anche l'Entella, mentre resta stabile la Vara e cala la Magra.
In Toscana sono stabili le portate dei fiumi Serchio e Sieve, mentre a calare sono i livelli dell'Arno, nel cui alveo scorre solamente il 20% dell'acqua, normalmente presente in questo periodo; in calo è anche l'Ombrone.
Nelle Marche, segno negativo per i fiumi Potenza, Esino e Sentino, i cui livelli idrometrici sono i più bassi del recente quinquennio.
In Umbria la già ridotta altezza del lago Trasimeno perde un ulteriore centimetro; a crescere sono però le portate fluviali di Paglia e Chiascio.
Nel Lazio tornano purtroppo a riabbassarsi i livelli idrometrici dei laghi romani, sempre più sofferenti e per i quali si attendono, così come per il Trasimeno, misure straordinarie, che ne rallentino l'ormai decennale declino: in un solo anno il bacino di Albano si è abbassato di ben 61 centimetri, mentre il calo nell'invaso di Nemi è quantificabile in mezzo metro. Scarse sono le portate dei fiumi Tevere (-53% sulla media dello scorso quinquennio), Aniene (-55%) e Velino (42%).
Drastiche sono le diminuzioni di livello nei fiumi della Campania: le altezze idrometriche sono molto più basse della norma stagionale e, in particolare, preoccupa il Garigliano, che in questo periodo dello scorso lustro è stato almeno mezzo metro più alto.
In Basilicata, l'accrescimento poderoso dei volumi idrici, trattenuti dalle dighe (in sole 3 settimane avevano permesso di invasare quasi 34 milioni e mezzo di metri cubi d'acqua) ha subito questa settimana, complici tempo stabile e temperature primaverili, una battuta d'arresto con un afflusso ridotto a soli 1.440.000 metri cubi.
"Servirà comunque ancora tanta acqua per tornare all'agognata normalità per popolazione ed imprese lucane, che patiscono da due anni gli effetti feroci dell'acutizzarsi della crisi climatica. Servono risposte territoriali, capaci di aumentare la resilienza delle comunità, ad iniziare da nuove infrastrutture idrauliche per raccogliere l'acqua piovana, quando arriva e trasportarla laddove serve" commenta Massimo Gargano, Direttore Generale dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI).
In Puglia, invece, non solo non è entrata nuova acqua negli invasi della Capitanata, ma un po' si è dovuto anche rilasciare: i bacini di Capaccio e San Pietro continuano ad essere sostanzialmente vuoti, quello di Capacciotti contiene il 13% dell'acqua autorizzata, mentre la diga più importante del territorio appulo-molisano, Occhito, è ferma al 19% del riempimento.
"Il 2025 va a concludersi con le stesse criticità, con cui era iniziato, cui vanno ad aggiungersi nuovi, preoccupanti segnali proprio da quei territori, che fino a pochi mesi fa avevano goduto di un'abbondanza d'acqua, che perdurava da quasi due anni e mezzo – conclude Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI ed appena riconfermato Vicepresidente di Irrigants d'Europe – L'imprevedibilità nelle disponibilità idriche è la palese dimostrazione di quanto sia impossibile una burocratica applicazione di normative comunitarie, come il Deflusso Ecologico che, seppur condivisibili negli obbiettivi, rischiano di avere conseguenze penalizzanti, non considerando le peculiarità di aree, i cui ecosistemi sono ulteriormente diversificati dalla crisi climatica."