"Questa è un'opera, simbolo della rinascita del Veneto sul piano della sicurezza idraulica": lo ha affermato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, inaugurando il bacino di laminazione di Caldogno (in provincia di Vicenza), la cui realizzazione era iniziata a marzo 2014; si tratta di una delle maggiori opere cantierate dalla Regione per la mitigazione del rischio idrogeologico nel territorio veneto grazie ad un investimento di 40 milioni di euro.
Per sottolineare la rilevanza dell'opera, il presidente, Zaia ha ricordato i numeri, che la contraddistinguono: il bacino è stato realizzato su una superficie di 110 ettari ed ha un volume massimo invasabile di 3,8 milioni di metri cubi d'acqua, di cui 2,3 milioni nella cassa di monte e 1,8 milioni nella cassa di valle. Le imprese incaricate dell'esecuzione sono state 12, 8 i subappaltatori e 45 i prestatori d'opera.
Zaia ha ricordato l'entità dell'alluvione del 2010 (furono registrati 32 sfondamenti arginali) e l'impegno profuso dalla Regione per far riprendere la marcia della sicurezza idraulica, ferma ormai da decenni. Da allora, sono stati avviati 925 cantieri per un importo di 911 milioni di euro.
Da realizzare ci sono ora il bacino di laminazione sul torrente Agno Guà, in comune di Trissino (prossima è l' inaugurazione); il bacino di Colombaretta, in comune di Montecchia di Crosara; quello di Viale Diaz in comune di Vicenza; il primo stralcio dei lavori sul fiume Astico, tra Sandrigo e Breganze; il bacino di laminazione sul fiume Livenza a Pra dei Gai. Per il bacino di Muson dei Sassi, i lavori partiranno non appena risolto il contenzioso dovuto ad un ricorso dopo la gara d'appalto.
Tornando al nuovo bacino di Caldogno, Zaia si è augurato che non venga mai usato e che i territori utilizzabili per questa servitù restino a tempo pieno per l'agricoltura. Ha confermato anche la volontà di realizzare, in quest'area, l'Oasi di Vegre, ma ha anche evidenziato come, dei 15.000 metri quadri previsti, solo 7.000 sono nella disponibilità della Regione: occorre quindi trovare un accordo con i proprietari dell'altra parte delle aree.