L'ultima generazione è responsabile della perdita in Italia di oltre ¼ della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell'abbandono, provocati da un modello di sviluppo, che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia, negli ultimi 25 anni, ad appena 12,8 milioni di ettari: è quanto emerge da una analisi di Coldiretti, divulgata in occasione della Giornata Mondiale del Suolo.
Su un territorio meno ricco e idrogeologicamente più fragile si abbattono i cambiamenti climatici con precipitazioni sempre più intense e frequenti: vere e proprie "bombe d'acqua", che il terreno non riesce ad assorbire. Il risultato è che sono saliti a 7.145 i comuni italiani, ovvero l'88,3% del totale, che sono a rischio frane e/o alluvioni.
Di questi, 1.640 hanno nel loro territorio aree soggette solo a fenomeni franosi, 1.607 sono invece i comuni a pericolosità idraulica e 3.898 quelli, in cui coesistono entrambi i fenomeni. Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l'Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell'attività agricola.
Un obiettivo, che riguarda l'intera Europa, dove vengono distrutti 100.000 ettari di suolo fertile ogni anno, soffocando sotto il cemento un'area grande come l'intera città di Roma; per questo 400 organizzazioni europee, tra cui Coldiretti ed ANBI, si sono unite nella campagna #SALVAILSUOLO.
L'obiettivo dell'iniziativa dei cittadini europei "People4soil" è raccogliere un milione di firme per fermare il consumo di suolo e contrastarne il degrado costante: minacce, che hanno effetti diretti sulla nostra vita, la nostra alimentazione, la nostra salute. La petizione puo' essere sostenuta con la firma sul sito https://www.salvailsuolo.it .