In queste ultime settimane, prima che un po' di pioggia attenuasse il grave stato di carenza idrica del fiume Adige, si è evidenziato, in tutta la sua drammaticità, il delicato equilibrio delle sue portate.
Ad oggi, sull'Adige, gravano forti pressioni dovute ai vari utilizzi della risorsa idrica, tra cui i bacini idroelettrici montani, ma anche le derivazioni irrigue, che alimentano un'area agricola di circa 250.000 ettari di produzioni D.O.P. e di eccellenza, oltre agli usi idropotabili nel Polesine: un equilibrio alterato, che ha prodotto la risalita del cuneo salino. Si è evidenziata, infatti, l'annosa questione della mancanza di rapporto tra le amministrazioni regionali per una gestione coordinata e condivisa della risorsa del fiume Adige. L'Osservatorio per le crisi idriche, istituito con protocollo d'intesa del ministero e che funge anche da cabina di regia presso il Distretto Idrografico dell'Alto Adriatico, sta supportando, con l'analisi degli scenari futuri, le azioni da porre in essere e coordinare per mitigare la crisi.
"La situazione di grave criticità idrica è solo stata scalfita ed il blocco di tutte le derivazioni irrigue, per garantire il solo uso umano, potrà ripetersi anche nelle prossime settimane, mettendo quindi a repentaglio il sistema irriguo e l'agricoltura" afferma Giuseppe Romano, presidente di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) Veneto.
I consorzi di bonifica, forti della loro capacità progettuale e della loro conoscenza del territorio, hanno deciso di incontrarsi e dare vita ad un gruppo di lavoro per risolvere le criticità dell'Adige.
Con il coordinamento di ANBI Veneto, i Consorzi di bonifica Delta del Po, Adige Po, Veronese, LEB, Adige Euganeo, Bacchiglione, Alta Pianura Veneta, si sono così riuniti a Rovigo per dare una risposta definitiva al problema della risalita del cuneo salino ed a quello dei bassi livelli in prossimità delle derivazioni irrigue e potabili.
La soluzione prevede la realizzazione di una nuova barriera anti sale alla foce dell'Adige, sul modello di quella nel tratto terminale del fiume Brenta. Inoltre, sono in fase di studio alcune "traverse" anche mobili, che hanno la finalità di innalzare i livelli a valle delle derivazioni, sia potabili che irrigue, per assicurare maggiori tiranti idraulici, garantendo quindi il funzionamento della barriera e delle pompe anche in condizioni di portate minori.
"Stiamo presentando, al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, i progetti per l'ammodernamento delle infrastrutture irrigue consortili da finanziare con il Piano Irriguo Nazionale. Si tratta di importanti progetti di riconversione irrigua che, solo se finanziati, permetteranno di utilizzare la risorsa idrica in maniera più efficiente e oculata, con una riduzione dei prelievi sui fiumi. La proposta verrà studiata, analizzata e progettata dal gruppo di lavoro dei consorzi, attivando un confronto con la Regione del Veneto e l'Autorità di Distretto. L'obiettivo è quello di individuare le risorse finanziarie utili a risolvere la problematica. La reazione alle criticità e la capacità progettuale hanno sempre contraddistinto il lavoro dei consorzi di bonifica, che anche in questo momento di crisi sanno guardare avanti con lungimiranza, affinché queste emergenze non si verifichino più" conclude Giuseppe Romano.
Lunedì 8 maggio è stato convocato a Trento il prossimo Osservatorio per la crisi idrica.