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COLDIRETTI: SALGONO A 2 MILIARDI I DANNI NEI CAMPI PER SICCITA’

Pubblicato il 17/07/2017

Salgono a circa 2 miliardi le perdite provocate alle coltivazioni e agli allevamenti da un andamento climatico del 2017 del tutto anomalo e che lo classifica tra i primi posti dei piu' caldi e siccitosi da oltre 200 anni, ma segnato anche da disastrosi incendi e violenti temporali, che si sono abbattuti a "macchia di leopardo". E' quanto emerge dal dossier Coldiretti, presentato oggi con per il primo focus sull'impatto dall'eccezionale situazione climatica sull'agricoltura nazionale.
Nel campi coltivati lungo tutta la Penisola con il grande caldo e la crisi idrica per gli agricoltori è sempre piu' difficile ricorrere all'irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, con l'allarme siccità, che si è ormai esteso ad oltre i 2/3 della superficie agricola nazionale. Violenti nubifragi con trombe d'aria e grandine hanno fatto peraltro salire il conto dei danni ad un'agricoltura stremata dalla siccità in una pazza estate segnata dal rincorrersi di eventi estremi come il divampare di incendi, che hanno colpito non solo boschi, ma anche animali allevati, pascoli, vigneti, uliveti con un impatto devastante sull'ambiente, l'economia, il lavoro e il turismo. Le perdite provocate dalla siccità in Lombardia ammontano a circa 90 milioni di euro, i 2/3 delle quali legate a perdite produttive su mais e frumento, mentre il resto è diviso tra il calo nella produzione di latte (a causa delle alte temperature) e l'aumento dei costi energetici per le irrigazioni, per la ventilazione e il raffrescamento nelle stalle.
In Piemonte a soffrire sono soprattutto le province di Cuneo, Asti e Alessandria, dove il forte caldo di questi giorni sta aggravando la situazione idrica degli alpeggi. La campagna cerealicola sta facendo registrare rese inferiori del 30%; per le coltivazioni foraggiere è andato a compimento solo il primo taglio con danni almeno del 50%. Forti timori per la raccolta di frutta, uva e nocciole. Vivono con il terrore degli incendi, considerata la conformazione del territorio, gli agricoltori della Liguria, che risentono della siccità soprattutto per gli oliveti dell'Imperiese, soggetti alla cascola dei frutti e nelle zone irrigue di Andora ed Albenga, dove soffre anche la coltivazione del pregiato basilico genovese. Dal mese di aprile, la Regione Veneto ha emesso tre ordinanze sullo stato di crisi per siccità allo scopo di contingentare l'acqua. Gli agricoltori sono costretti a bagnare la soia, il mais, barbabietola, tabacco, oltre a tutte le orticole, comprese le frutticole già in emergenza, ma anche i prati stabili con conseguente aggravio dei costi di produzione.
Preoccupa anche il cuneo salino, che interessa una zona del Polesine di circa 62.000 ettari, pari al 10% della superficie regionale particolarmente vocata, tra l'altro, agli ortaggi. In Trentino Alto Adige, la produzione del primo taglio di fieno è stata falcidiata del 30%, ma la siccità ha fatto ulteriori danni dopo quelli gravissimi, provocati dalle gelate, con perdite anche del 100% in alcune aziende frutticole della Val di Non, della Val di Sole e della Valsugana. Lo stato di "sofferenza idrica" è stato sancito dalla Regione in Friuli Venezia Giulia, mentre la dichiarazione dello stato di emergenza riguarda le zone di Parma e Piacenza in Emilia Romagna, dove si registrano danni (soprattutto a pomodoro da industria, cereali, frutta, ortaggi, barbabietole e soia) per oltre 100 Imilioni di euro, secondo Coldiretti, ai quali se ne aggiungono altri 50 per i nubifragi, le grandinate e il vento forte. Oltre 200 milioni di euro è la stima dei danni da siccità all'agricoltura, stimati da Coldiretti in Toscana, dove la Regione ha dichiarato lo stato di emergenza. Solo la perdita di prodotto per grano tenero e duro è valutata in circa 50 milioni di euro; altri 35 milioni sono i danni al mais, altre foraggere e girasole, ma guasti da quantificare sono destinati a riguardare anche i vigneti e gli oliveti.
Nelle Marche, dove Coldiretti stima un danno di circa 30 milioni di euro, a soffrire sono un po' tutte le colture a partire dai foraggi per l'alimentazione degli animali, con crolli di produzione stimati fino al 50%. Situazione difficile pure per il mais e il girasole, con cali previsti intorno al 30%, ma è emergenza pure nelle stalle con le mucche che a causa dello stress da caldo stanno producendo fino al 20% di latte in meno. Danni stimati approssimativamente in oltre 60 milioni di euro da Coldiretti in Umbria, dove il calo delle precipitazioni porterà a una diminuzione delle rese di grano e orzo (-30/40% circa, con picchi anche del 60% in alcune zone) e per i foraggi (-50%, con secondo taglio a rischio), ma anche della produzione di girasole, olio e miele (-50%). Nel Lazio, le criticità maggiori si registrano a Latina, dove sono compromessi, fino al 50%, i raccolti di mais, ortaggi, meloni, angurie. Complessivamente i danni (tra investimenti sostenuti per le semine, aggravio di spese per gasolio o corrente per irrigare, mancata produzione diretta di foraggio per gli allevamenti e mancato reddito) si attestano tra 90 e i 110 milioni di euro, secondo Coldiretti. La lunga siccità ha messo a dura prova tutte le province della Campania, dove la Regione ha chiesto al Governo di dichiarare lo stato di calamità naturale.
La Coldiretti stima che i danni possano ammontare a circa 200 milioni di euro, ma occorrerà attendere la fine dell'estate per comprenderne la reale dimensione. In Abruzzo, nella sola Marsica, che contribuisce a generare il 25% del Prodotto Interno Lordo (P.I.L.) agricolo della regione con 13mila ettari coltivati, si stimano perdite di ricavo, legate alla produzione orticola, all'olivicoltura e alla zootecnia, di circa 200 milioni di euro con conseguenti ripercussioni sull'intera economia dell'area. Dighe ai minimi storici in Molise, dove numerosi comuni hanno emanato ordinanze "anti spreco" per salvaguardare le risorse idriche. La prolungata siccità ha già causato la perdita di 140 milioni di euro di grano, pomodori da industria e ortaggi in Pugli e, se non dovesse piovere ancora per settimane, troverà conferma il calo di oltre il 30% di produzione di olive. Soffrono anche gli agrumeti, i vigneti di uva da tavola e da vino.
Grossi problemi di siccità nel Metapontino in Basilicata, con notevoli danni alle colture frutticole, agrumicole e orticole e, nella zona della val d'Agri e del Vulture, alla viticoltura e alla orticoltura di fine estate. Coldiretti chiederà lo stato di calamità. In Calabria, in difficoltà sono l'ulivo, con perdite medie del 35/40% e la viticoltura, con circa un 15% di grappoli bruciati per eccesso di caldo e siccità, mentre in forte difficoltà sono i pascoli per bovini ed ovicaprini, con forte diminuzione di produzione di foraggi sui prati permanenti. Aumenta il costo delle irrigazioni straordinarie sugli ortaggi in pieno campo, in serra, per la frutticoltura e in diversi territori anche nei vigneti. In totale la stima dei danni tra maggiori costi e minore produzione raggiunge, secondo Coldiretti, i 310 milioni di euro in Calabria, dove la Regione ha avviato le procedure per la richiesta, al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, del riconoscimento della calamità. In Sicilia, costi triplicati per chi è costretto a irrigare i campi.
Coldiretti Sardegna ha stimato una riduzione del 40% nelle produzioni agricole e quantificato, in 120 milioni di euro, le perdite per tutti i settori agricoli. Gli allevatori sono rimasti senza pascoli, hanno raccolto il 50% del fieno e subito un drastico calo nelle produzioni di latte. La raccolta del grano è stata inferiore del 25%. La Giunta Regionale sarda ha adottato una delibera per chiedere lo stato di calamità naturale per tutto il territorio regionale, comprese le zone irrigue.

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