Salgono a circa 300 milioni in Calabria, le perdite provocate alle coltivazioni ed agli allevamenti da un andamento climatico del 2017 del tutto anomalo e che lo classifica tra i primi posti dei piu' torridi e siccitosi da oltre 200 anni, segnato anche da disastrosi incendi e violenti temporali, che si sono abbattuti "a macchia di leopardo" sulla penisola calabrese. Coldiretti Calabria ha reso noto i dati relativi ai danni all'agricoltura della regione: in difficoltà l'ulivo con perdite medie del 35/40% e la viticoltura con circa un 15% di grappoli bruciati per eccesso di caldo e siccità, mentre in forte difficoltà sono i pascoli per bovini ed ovicaprini con forte diminuzione di produzione di foraggi sui prati permanenti; aumento del costo delle irrigazioni straordinarie sugli ortaggi in pieno campo, in serra, per la frutticoltura e in diversi territori anche nei vigneti.
La siccità ha compromesso la qualità di frutta e ortaggi, determinata dall'accelerazione della maturazione (pesche e angurie, ecc.) e dai maggiori scarti soprattutto verso le consegne alla Grande Distribuzione Organizzata (G.D.O.). In totale, la stima dei danni, tra maggiori costi e minore produzione, raggiunge, secondo Coldiretti, circa 300 milioni di euro con la Regione Calabria, che ha avviato le procedure per la richiesta, al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, del riconoscimento della calamità.
"Alla luce dei dati che ci consegna questo annus horribilis – afferma Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria - serve assolutamente una nuova cultura della prevenzione in una situazione, in cui quasi 9 litri di pioggia su 10 sono perduti. Occorre che la Regione Calabria faccia scelte in linea e quindi investa con decisione su invasi e reti irrigue, perché sono la pre-condizione per continuare a mantenere agricoltura di qualità, nonchè benefici all'ambiente e al paesaggio. Si rendono infatti necessari – continua – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini aziendali, utilizzando anche le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere l'acqua piovana. In fondo – aggiunge – la nostra economia, sull'accesso all'acqua, ha costruito una parte importante del proprio modello di sviluppo. Nella lotta agli incendi è determinante la tempestività di intervento e la creazione di una rete diffusa di sorveglianza, coinvolgendo gli agricoltori e i consorzi di bonifica che, dotati di mezzi adeguati hanno capacità organizzativa e conoscenza del territorio."