"I dati forniti dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.), che mostrano come il 2017 sia stato l'anno più secco dal 1800 con un 30% di precipitazioni in meno sulla media di riferimento tra il 1971 e il 2000, testimoniano un cambiamento climatico consolidato con picchi di siccità, che si ripetono sempre più frequentemente. È dunque ben evidente quanto sia importante una gestione pianificata della risorsa idrica in ambito agricolo: non possiamo più agire, come fatto fino ad oggi, in emergenza, con dichiarazioni di stato di calamità, rinviando di anno in anno la soluzione del problema. È necessario che Stato e Regione pianifichino e investano somme adeguate per l'irrigazione". Ad affermarlo è Giuseppe Romano, presidente di ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue) Veneto.
"Servono invasi per trattenere l'acqua – spiega Romano - ma anche un ammodernamento ed efficientamento della rete; auspichiamo che la Regione Veneto accompagni l'agricoltura e i consorzi di bonifica con un piano di irrigazione regionale e adeguate risorse economiche."
"Attraverso un'attenta gestione della risorsa idrica - spiega il direttore di ANBI Veneto, Andrea Crestani - i consorzi di bonifica, nella stagione estiva 2017, sono riusciti a soddisfare il fabbisogno del settore primario, garantendo il massimo della risorsa disponibile. Solo con nuovi invasi e una rete efficiente si riuscirà a mantenere il comparto agricolo veneto tra i principali in Europa. I 5,5 miliardi di euro di produzione vendibile della nostra regione, è bene ricordarlo, sono dovuti a un'agricoltura irrigua, che vede nell'acqua l'elemento determinante di crescita e sviluppo."
I consorzi di bonifica del Veneto si estendono per 1,2 milioni di ettari, pari al 65% della superficie regionale; la metà (circa 600.000 ettari) rappresentano terreni irrigati. Di questi, 400.000 (il 66% del totale irriguo) sono ettari, in cui è presente un'irrigazione di soccorso, mentre 200.000 sono ettari a irrigazione strutturata (34% del totale irriguo), basata su canalette a gravità (160.000 ettari) e impianti a pressione (40.000 ettari).