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"MANCA UNA CULTURA CONSOLIDATA DELLA GOVERNANCE DELLE RISORSE IDRICHE IN AGRICOLTURA" INTERVISTA A JOSE' NUNCIO, PRESIDENTE IRRIGANTS D'EUROPE

Pubblicato il 01/08/2018

Il giornale portoghese Agricultura 2000 riporta, nel numero di Agosto, un'intervista al Presidente di "Irrigants d'Europe", Josè Nuncio; la riportiamo integralmente:

L'associazione Irrigants d'Europe (IE) riunisce le Associazioni Nazionali di Spagna, Francia, Italia e Portogallo. Uno dei suoi obiettivi è quello di difendere negli organismi europei un'adeguata applicazione della Direttiva Quadro sulle Acque (WFD), così come la necessità di promuovere la realizzazione sostenibile di opere idriche per combattere gli effetti negativi dei cambiamenti climatici.

Quali sono, secondo lei, gli obiettivi fondamentali di Irrigants d'Europe?

Irrigants d'Europe è stato creato per dare voce al settore dell'agricoltura irrigua dinanzi alle istituzioni europee e internazionali. Il nostro obiettivo è quello di cambiare l'atteggiamento del settore da un adattamento passivo alle norme applicate in Europa a una partecipazione proattiva che veda l'agricoltura irrigua come parte integrante dei processi decisionali a tutti i livelli e in tutti i settori, da cui nascono le direttive sull'acqua in agricoltura.
Per la prima volta dalla fondazione delle associazioni nazionali che compongono l'IE, abbiamo instaurato un dialogo continuo e sviluppato linee politiche comuni su questioni che ci interessano. Stiamo portando in Europa, e parallelamente a livello nazionale, una visione condivisa del futuro del settore più avanzato dell'agricoltura europea.

 

Come ritiene che potrebbero convergere gli interessi delle diverse aree agricole europee in termini di utilizzo delle risorse idriche?

I paesi dell'Europa settentrionale rispondono alla domanda dei consumatori locali che chiedono garanzie di qualità igienica e nutrizionale dei prodotti che importano dai paesi dell'Europa meridionale. Analogamente, vogliono acquistare prodotti rispettosi dell'ambiente. Poiché i paesi dell'Europa centrale e settentrionale sono i nostri mercati di riferimento, dobbiamo lavorare per soddisfare le esigenze di questo mercato, non solo in termini di qualità dei prodotti, ma anche di maggiore sicurezza etica, ambientale, igienica e alimentare. L'irrigazione sta diventando una pratica comune in molte zone dell'Europa settentrionale, ma manca ancora una cultura consolidata della governance idrica in agricoltura e nell'irrigazione, come quella che si è sviluppata nei paesi dell'Europa meridionale nel corso dei secoli.
Il fatto che la maggior parte dell'acqua sia utilizzata per la produzione alimentare scandalizza i paesi più industrializzati, dove gli usi predominanti sono l'approvvigionamento e l'industria. Nell'Europa meridionale, il sostegno alla produzione agricola irrigua è sempre stata la priorità e possiamo gestire saggiamente le nostre risorse idriche.
L'IE ha avviato un dialogo con i paesi dell'Europa settentrionale, dando voce al settore europeo dell'irrigazione, affinché possano conoscere in primo luogo le nostre capacità. Ci opponiamo ad anni di attivismo ambientale, che ha imposto una visione negativa dell'agricoltura irrigua, spesso ingiustificata e distorta.

E' possibile una politica generale europea in materia di irrigazione?

Gli orientamenti della politica dell'UE in materia di irrigazione sono definiti nella PAC. La nuova PAC introduce criteri quali il pagamento in base ai risultati, i piani strategici e le azioni che coinvolgono più soggetti. In tutti questi nuovi settori, l'attività dei membri dell'IE sarà decisiva per l'attuazione efficace delle politiche europee in materia di acque a livello di bacini idrografici. L'IE si sta adoperando per garantire che la politica globale in materia di acqua e agricoltura consenta un adattamento efficace a livello locale e regionale, per sostenere coloro che vivono e producono attraverso l'irrigazione. Purtroppo, spesso si dimentica che la questione dell'"acqua", e con essa i criteri di accesso alla risorsa, rientra nella direttiva quadro sulle acque, mentre la PAC garantisce che la risorsa sia riutilizzata in conformità della direttiva quadro sulle acque. Dall'equilibrio tra questi due regolamenti emerge una buona politica europea, per la quale stiamo lavorando.

L'uso dell'acqua per scopi agricoli è criticato dagli ambientalisti. Quale potrebbe essere l'argomentazione migliore per difendere gli interessi degli agricoltori europei in questo contesto?

Gli argomenti sono molti. Potremmo iniziare dicendo che diversi studi stanno dimostrando che i numerosi servizi ecosistemici offerti dalle aree irrigue comprendono la fornitura di rifugio, cibo e aree di riproduzione per un'ampia varietà di specie protette, che altrimenti potrebbero sopravvivere solo in aree limitate con popolazioni molto più ridotte. Se il paesaggio diventa arido o desertico, anche l'ecosistema si adatterà, e molto di ciò che gli ambientalisti vogliono proteggere andrà perso, per loro come per noi.
Tra i temi principali della nuova PAC vi è la protezione della biodiversità nel contesto del cambiamento climatico: l'irrigazione può essere una soluzione, non un problema. Sappiamo che una dieta mediterranea, che comprende un gran numero e varietà di prodotti dell'agricoltura irrigua, ha un'impronta idrica ed ecosistemica minore rispetto alla dieta media europea. Nonostante l'irrigazione, si risparmiano 400 litri al giorno pro capite, l'equivalente del consumo di due abitanti.

Quali sono le priorità per il futuro degli agricoltori europei?

Rispondere alle sfide del cambiamento climatico, della concentrazione nei centri urbani e dell'impoverimento della società rurale attraverso la modernizzazione tecnologica e culturale del settore.
Il settore dell'agricoltura irrigua segue questa linea da decenni ed è oggi all'avanguardia nei settori della produzione agricola e non solo. Dobbiamo sfruttare appieno le opportunità offerte dalla digitalizzazione, dalla robotica e dall'agricoltura. A tal fine, dobbiamo comunicare alle istituzioni, ai cittadini e ai consumatori il valore dell'agricoltura irrigua nel suo complesso e affrontare i problemi irrisolti investendo nella ricerca per lo sviluppo del settore e non contro di esso. E' impensabile che l'agricoltura irrigua si basi in larga misura su colture non idriche. Quinoa, amaranto e mijo stanno conquistando parti importanti dei mercati biologici, sani e di nicchia del mercato etico, ma non influenzeranno mai, ad esempio, il consumo di pomodori o patate industriali e non sosterranno mai i settori agroindustriali che dipendono da queste colture, né i settori commerciali e industriali che ne dipendono.
Una delle priorità dell'IE è garantire che prevalga un sano realismo per procedere in modo sicuro verso un'agricoltura irrigua pienamente sostenibile.


AGRICOLTURA2000 - ARTICOLO IN LINGUA ORIGINALE

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