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ADDIO AL CATINO D’ITALIA: DAL FRIULI VENEZIA GIULIA I PRIMI SEGNALI DI SICCITA’

Pubblicato il 02/08/2018

E' soprattutto al Nord, che si evidenzia l'Italia "assetata" dal gran caldo dell'estate 2018: i laghi Maggiore e Garda sono sotto la media del periodo, mentre in Emilia Romagna le disponibilità idriche negli invasi sono dimezzate in un solo mese; ma è il Friuli Venezia Giulia il primo a parlare chiaramente di rischio siccità dopo alcuni precedenti, sporadici segnali d'allerta (dalla Lombardia alla Calabria): desta, infatti, notevole preoccupazione l'andamento delle portate del fiume Tagliamento e del torrente Torre, principali fonti di alimentazione della fitta rete di canali, che solcano il territorio del Medio Friuli (circa 44.000 ettari irrigati) dove, oltre a garantire l'irrigazione, apportano benefici ambientali e paesaggistici.

A segnalarlo è il Consorzio di bonifica Pianura Friulana, che annuncia problemi di approvvigionamento idrico, legati alla perdurante siccità nella zona montana; in particolare, presso le stazioni gestite dall'Osservatorio meteorologico regionale di Tolmezzo, Enemonzo e Tarvisio, rappresentative del bacino montano del Tagliamento, le precipitazioni nei mesi di giugno e luglio si sono attestate al 40% delle medie del periodo, facendo seguito a temperature estremamente elevate nel mese di maggio (+2,5° sulla media mensile).

L'ente consortile aveva segnalato l'emergente situazione, già a metà giugno, ai competenti uffici della Regione Friuli Venezia Giulia, che aveva provveduto a dichiarare lo stato di sofferenza idrica, in particolare lungo il fiume Tagliamento. La situazione è costantemente monitorata anche nei comprensori alimentati dalle acque derivate dal Torre, mentre non desta preoccupazione il livello delle falde freatiche, che si mantiene su valori prossimi alle medie del periodo. Si sta anche procedendo ad un monitoraggio quotidiano, a valle della presa di Ospedaletto, sul Tagliamento, per salvaguardare la fauna ittica; a tal fine, la portata fluente viene integrata con appositi rilasci dal bacino dell'Ambiesta.

Nel caso perdurasse la situazione di deficit idrico, l'ente consorziale prevede di attuare misure di razionamento nella distribuzione dell'acqua a fini irrigui, già sperimentate nelle annate 2003 e 2006.

"Se finora – sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione ecla Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) - tali misure non si sono rese necessarie, è grazie anche all'attuazione del programma di investimenti pubblici, stanziati dopo le annate 2003 e 2006, attraverso i quali, vasti territori sono stati oggetto di conversione irrigua (da scorrimento a pressione), garantendo un risparmio idrico pari a circa il 50%. Ciò testimonia sia la necessità di superare rapidamente l'impasse burocratico, che rallenta l'apertura dei cantieri necessari a concretizzare l'investimento di 300 milioni di euro previsto dal Piano Irriguo Nazionale, sia il costante impegno dei Consorzi di bonifica per l'ottimizzazione d'uso dell'acqua in agricoltura.

"Considerata la frequenza, con cui si manifestano stagioni siccitose - conclude la Presidente del Consorzio di bonifica Pianura Friulana, Rosanna Clocchiatti - diventa imprescindibile dare attuazione alla realizzazione del collegamento tra il sistema derivatorio Ledra–Tagliamento e lo scarico del lago di Cavazzo, come previsto nel Piano di Tutela delle Acque, recentemente approvato dalla Regione, coinvolgendo tutti i portatori di interesse in un percorso, che coniughi gli aspetti irrigui, paesaggistico-ambientali e idroelettrici."

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