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CONSORZI IRRIGUI PRIVATI: LA VALLE DELL’ENZA HA SETE. LA REGIONE COSA FA?

Pubblicato il 05/09/2018

La poca acqua, che scorre ad inizio settembre nel fiume Enza, pare che sia bastata alla Regione Emilia Romagna per disinteressarsi di un tema caro al mondo rurale e all'ecosistema di una intera vallata.

Di fatto, le richieste di deroga al Deflusso Minimo Vitale (D.M.V.) del torrente Enza, inviate il 26 giugno 2018, effettuate da parte del Consorzio di bonifica dell'Emilia Centrale e dai Consorzi Irrigui Privati, avevano già ricevuto un primo parere contrario. Di più: ad oggi non è stata tenuta in considerazione l'ulteriore richiesta presentata pochi giorni fa sempre da parte del Consorzio di bonifica dell'Emilia Centrale. La situazione in essere è un chiaro indicatore del carattere torrentizio dell'Enza, che non è in grado di garantire il fabbisogno idrico del suo bacino, come evidenziato anche dai lavori del Tavolo Tecnico Enza, costituito in Regione.

Il protrarsi di questa situazione porta ancora una volta a gravissimi danni per le colture, in particolare ai prati stabili e ai vigneti.

L'unica fonte superficiale per la media Val d'Enza è quella poca acqua che, con il diniego alla deroga, hanno negato a una vallata.

Nel merito tecnico, la situazione dei dati formulata ad A.R.P.A.E. (Azienda Regionale Protezione Ambientale Emilia Romagna) lascia senza parole: riporta dati in percentuale, secondo i quali, nel primo semestre, è piovuto abbondantemente senza tenere conto, però, che la risorsa idrica per irrigare serve soprattutto nei mesi centrali (da maggio a settembre) e, se non c'è un bacino a monte che rilasci acqua gradualmente, anche solo quel po', che passa, è fondamentale per l'irrigazione.

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