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UNITI PER FERMARE LE ESTRAZIONI NEL DELTA PO

Pubblicato il 12/03/2015
UNITI PER FERMARE LE ESTRAZIONI NEL DELTA PO «Non c'è più tempo da perdere: bisogna ribellarsi alla decisione presa dal T.A.R. (Tribunale Amministrativo Regionale) del Veneto, che ha accolto il ricorso proposto dall'azienda Northsun Italia contro il diniego della Regione di effettuare ricerche di idrocarburi in terraferma.» È sbigottito Giancarlo Mantovani, direttore del Consorzio di bonifica Delta del Po. «Si dice che la "Northsun" sta "solo" facendo ricerca sulla presenza di metano nel sottosuolo con masse vibranti e non con trivellazioni. Il T.A.R. avrebbe dovuto leggere con maggiore attenzione i progetti proposti ed avrebbe capito che la ricerca di idrocarburi prevede oltre che indagini geognostiche (anche se tutto il mondo sa che in Polesine e nel Delta in particolare il metano c'è da sempre, ndr.) anche un pozzo esplorativo.» Il direttore aggiunge che «l'articolo 30 della legge del Parco recita che è vietata la realizzazione di pozzi e impianti per la ricerca, nonchè l'estrazione di idrocarburi. Dovrebbe bastare questo per evidenziare l'impossibilità di autorizzare la ricerca del metano.» «Il fatto che il T.A.R. non abbia approfondito l'analisi del progetto e abbia di fatto autorizzato la ricerca di idrocarburi con la conseguente realizzazione di un pozzo esplorativo è gravissimo: significa superare il punto di non ritorno. Il progetto di ricerca presenta aspetti fuorvianti e non tiene conto di una serie di norme. Solo una forte protesta può evitare che la subsidenza si "mangi" soprattutto il Delta Po vanificando, tra l'altro, i miliardi investiti per la sicurezza idraulica. Il coinvolgimento di tutti è indispensabile per creare i presupposti necessari ad impedire un disastro ambientale preannunciato e costituire una class action utile allo scopo.»

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