Nella sede dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale, il team tecnico, che coordina il progetto ReSTART, ha illustrato i primi risultati ottenuti dal lavoro fin qui svolto. ReSTART è la prima piattaforma tecnologica europea con tutti i dati sui rischi naturali (in particolare sismici, idrogeologici, geomorfologici, climatici), le caratteristiche delle acque del suolo e del sottosuolo nell'area dei 138 comuni del "cratere". Il progetto è finanziato dall'Agenzia di Coesione ed è indispensabile per pianificare una ricostruzione resistente e resiliente. L'Autorità ha illustrato i primi risultati ottenuti nel corso di un incontro interistituzionale con i soggetti partner, cioè le quattro Regioni colpite dal sisma del 2016 e 2017 (Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo), il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, la struttura del Commissario Straordinario per la Ricostruzione e il Ministero dell'Ambiente.
L'attenzione è stata posta soprattutto sull'obiettivo numero uno di ReStart, cioè la pianificazione della ricostruzione in condizioni di massima sicurezza possibile nei 138 comuni che, tre anni e mezzo fa, contarono 299 morti, circa ventimila sfollati, danni all'edilizia e alle infrastrutture per 23,5 miliardi di euro.
Le comunità locali devono ricostruire anche le difese contro le possibili esondazioni di fiumi e soprattutto dai movimenti franosi, che caratterizzano quei versanti appenninici.
Il dirigente dell'area difesa suolo, Carlo Ferranti e la responsabile misure di pianificazione e protezione civile, Paola Malvati, hanno descritto lo stato dei monitoraggi e delle analisi relativi ai rischi idraulico e frane, nonché gli interventi per garantire la sicurezza idrogeologica ai nuclei in ricostruzione.
In particolare, si procede con rilievi e monitoraggi del territorio, utilizzando le tecnologie più avanzate per aggiornare in dettaglio il quadro della pericolosità idrogeologica, così come è stato modificato dalle scosse del terremoto. La banca dati di ReSTART concentra una grande quantità di dati provenienti da fonti diverse per mettere a punto il quadro conoscitivo, utilizzabile in ogni comune con aggiornamenti "real time". Per il rischio alluvioni è in corso una ricognizione sulle aste fluviali per l'acquisizione di dati pluviometrici e idrometrici, mentre si sta lavorando alla modellazione idrologica e idraulica per la definizione delle fasce di maggiore pericolosità.
La piattaforma tecnologica del modello ReSTART (grazie all'uso permanente di rilievi Lidar e satellitari, nonchè utilizzo di droni, sensori e radar di controllo del suolo) confluirà in un geodatabase, che sarà reso accessibile a tutti e a portata di smartphone. In particolare, potrà essere utilizzata dalle Regioni, dai Comuni, dai gestori di servizi pubblici e dai centri funzionali della Protezione Civile.
"Una buona previsione e una buona prevenzione strutturale, nonchè l'aumento di consapevolezza e conoscenza sono in grado di evitare tanti lutti e tante distruzioni. Dimostriamo che l'Italia oggi è in grado di difendersi anche dai terremoti o dalle alluvioni più importanti" dice Erasmo D'Angelis, Segretario dell'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale.
Come è stato sottolineato durante la riunione della struttura interistituzionale, si sta lavorando alla creazione di una rete, che metterà insieme istituzioni centrali e locali, coinvolgendo anche enti di ricerca ed università del centro Italia con professionisti ed esperti del settore, mettendo a disposizione dati certi e di pronto utilizzo. Questo consentirà una pianificazione urbanistica e una ricostruzione integrata con la pianificazione idrogeologica in un'area vasta, dove vivono circa 575.000 abitanti.
ReSTART sta sviluppando prodotti informativi, anche innovativi, per i media tradizionali (giornali, radio, tv) e digitali (sito web, piattaforme social), video con tecnica di realtà aumentata e una newsletter. Con la campagna "Io non rischio" della Protezione Civile partiranno iniziative diffuse sul territorio.