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SICCITA’: COLTURE SEMINATIVE A RISCHIO

Pubblicato il 08/04/2020

Il clima mite di questi giorni aiuta l'umore provato da mesi difficili, ma mette in difficoltà ancora una volta la campagna. Il caldo e la mancanza di pioggia in un inverno anomalo fanno scattare l'allarme siccità, con difficoltà per le coltivazioni, in particolare per i cereali vernini, quelli seminati in autunno come l'orzo e il frumento, che rischiano di andare in forte stress e non irrobustirsi a dovere. Lo stesso problema è riscontrato sulla barbabietola, seminata a febbraio e le cui piante si seccano a causa del vento e il terreno sempre più secco.

"Siamo fermi anche con la semina del mais - spiega Andrea Pegoraro, cerealicoltore e presidente di Coldiretti Portogruaro - A breve non sono previste piogge, il terreno non può nemmeno essere irrigato, perché rischierebbe di compattarsi maggiormente portando la pianta all'asfissia."

Si tratta di un allarme sugli effetti dell'andamento climatico, che rischia di lasciare il nostro Paese a secco in un 2020 segnato da -80% nelle precipitazioni ed una temperatura superiore di 1,87 gradi alla media storica, secondo le elaborazioni su dati Ispra relativi ai mesi scorsi.

La siccità, precisa Coldiretti, è diventata l'evento avverso più rilevante per l'agricoltura con i fenomeni estremi, che hanno provocato in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale superiore a 14 miliardi di euro nel corso di un decennio.

"In un Paese comunque piovoso come l'Italia, che per carenze infrastrutturali trattiene solo l'11% dell'acqua, occorre un cambio di passo nell'attività di prevenzione "dichiara il presidente di Coldiretti Venezia, Andrea Colla, nel sottolineare che "bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l'emergenza grazie ad interventi strutturali."  Il primo passo è "la realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico: dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica", ma allo stesso tempo "serve un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi, che raccolgano tutta l'acqua piovana, che va perduta e la distribuiscano, quando ce n'è poca, a fini idraulici, irrigui, ambientali e per la produzione di energia idroelettrica."

"Attualmente non sono ancora iniziate le irrigazioni - precisa Pegoraro - ma rischiamo di trovarci al momento di necessità con le falde vuote."

Servono, conclude Coldiretti, interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull'uso corretto dell'acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione ad alta efficienza, ma anche ricerca ed innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico.

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