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AUTORITA’ DI BACINO DISTRETTUALE FIUME PO: NON C’E’ PIU’ TEMPO, MANIFESTO D’INTESA PER L’AMBIENTE

Pubblicato il 15/02/2021

La qualità dell'aria nella pianura padana è pessima; il risultato peggiore è dovuto alla mortalità per gli elevati valori di Pm 2,5 e, inoltre, le aree metropolitane si confermano ai primi posti in Europa per biossido di azoto. Secondo uno studio condotto dal Barcelona Institute for global health (in collaborazione con i ricercatori del Swiss tropical and pubblic health institute e dell'Università di Utrecht ) e pubblicato su "The Lancet planetary health", la più alta incidenza di mortalità legata all'esposizione di Pm 2,5 si registra nelle città della Pianura Padana, in Polonia ed in Repubblica Ceca e, come già anticipato, i grandi centri urbani europei sono imputati di concentrazioni enormi di biossido di azoto (NO2). Lo studio suggerisce che se in tutte le città, oggetto della ricerca venissero rispettate le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)sulla qualità dell'aria, si potrebbero evitare in Europa circa 51.900 morti per Pm 2,5 e NO2. Secondo la classifica stilata dalla ricerca si scopre come nelle prime 30 posizioni ci siano ben 19 città del Nord Italia (64% ).

Occorre, da subito, pianificare una strategia aggressiva di elevata sostenibilità; anche l'Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po, è chiamata ad una nuova responsabilità, essendo una tessera di un complesso mosaico, in cui ognuno è chiamato ad aggiungere il proprio importante contributo, fino a comporre un nuovo quadro di riferimento innovativo per le nostre comunità. Questa nuova visione deve essere ispirata alla conoscenza, alla ricerca, alla tutela ed al miglioramento ambientale. Le armi, che si possono mettere in campo nella pianificazione e nel recepimento delle direttive comunitarie, ci consentono scelte audaci.

Nel bacino del fiume Po si trovano alcune centinaia di cave dismesse, che potrebbero essere riutilizzate come superfici galleggianti per pannelli fotovoltaici, producendo energia 100% "green", trovando soluzioni di scambio sul posto con imprese altamente energivore, evitando di bruciare gas fossile e di immettere dai camini tonnellate di inquinanti.

Questa rigenerazione fluviale potrebbe diventare una faccia bella e positiva della stessa medaglia, in cui l'altra faccia, meno bella, è stata quella, in passato, di prelevare materiale prezioso (sabbie e ghiaie) in modo spesso discutibile.

Occorre investire nel miglioramento della qualità delle acque, realizzando fitodepuratori, modificando la modalità di manutenzione del sistema dei consorzi di bonifica, mettendo a dimora sulle rive dei canali piante ed essenze "utili" ad immagazzinare CO2, migliorando, quindi, sia la biologia del corpo idrico dei canali (agendo come fasce tampone per gli inquinanti diffusi nel suolo), sia la qualità dell'aria, riqualificando habitat e paesaggi;

Serve realizzare un diffuso e capillare investimento spinto alla gassificazione con pirolisi di impianti, in cui il combustibile siano piante ed arbusti. Gli impianti di arboricoltura (anche a ciclo breve) possono contribuire al miglioramento dei suoli, ad un impatto positivo sulla qualità dell'aria ed alla produzione di energia pulita. La pirolisi è una tecnica sostanzialmente differente dalla combustione diretta: è un processo di trattamento utilizzabile per la conversione energetica di diversi materiali organici e garantisce rese elevate nella trasformazione di biomassa in energia, senza la produzione di idrocarburi aromatici policiclici, diossine, furani, PM10 e benzofurani.

Essa ha un benefico impatto ambientale sulla gestione sostenibile del patrimonio boschivo e forestale (potrebbe essere utilissima in Appennino), migliorando così la capacità di assorbimento del carbonio atmosferico con ricadute benefiche per la sistemazione idraulico-forestale e per i terreni agrosilvopastorali, garantendo così una benefica mitigazione anche del rischio idrogeologico dei bacini.

La produzione di energia con pirolisi è un'avanguardia tecnologica, che permette rendimenti maggiori con possibilità di scambio sul posto dell'energia: da un lato si predilige un aspetto economicamente più vantaggioso per il rendimento della biomassa, dall'altro la presenza di impianti tecnologici innovativi rende il territorio un polo di attrazione per aziende innovative e per lavori qualificati.

Va promossa l'introduzione e la sperimentazione sull'idrogeno, che potrebbe diventare un "green" business planetario; il Piano Nazionale Italiano Energia e Clima (PNIEC) costituisce le fondamenta del percorso di decarbonizzazione dell'Italia.

Il piano delinea il ruolo anche dell'idrogeno nel raggiungimento degli obiettivi comunitari (riduzione CO2 del 40% entro il 2030) in diversi settori energetici: nei trasporti con camion e treni a celle a combustibile, come vettore energetico e combustibile alternativo alle fonti fossili sia esso "verde" (prodotto con energia elettrica da fonti rinnovabili, sia "blu" prodotto con processo industriale di riutilizzo di CO2). Ad esempio, la lettera di intenti tra Tenaris, Snam ed Edison prevede che il progetto di decarbonizzazione dell'acciaieria di Dalmine (di Tenaris) con l'introduzione di idrogeno verde, per alcuni processi produttivi, è già un primo passo in quel percorso.

Serve una nuova strategia economica e politica per trovare la modalità di trasportare le merci sul Grande Fiume. L'uso commerciale della nostra principale via d'acqua potrebbe diventare una leva per ridurre gli impatti legati alla logistica, ai costi ed ai pericoli legati alle manutenzioni stradali ordinarie e straordinarie ed alla sicurezza (ambientale e stradale) di interi territori.

Bisogna ricondurre gli investimenti ad un livello di pianificazione, in cui il goal sia l'ecosistema e trovare investimenti che, ispirati alla sostenibilità, possano garantire la giusta redditività agli investitori.

I finanziamenti ci sono, i percorsi virtuosi sono sostenuti dai fondi europei, dalle banche e dalla nostra coscienza. Finalmente il piano per mettere a dimora migliaia di piante è partito, ognuno è chiamato in causa; la nostra educazione ed il nostro senso civico devono portarci a modificare i comportamenti legati alla mobilità, promuovendo parallelamente un grande investimento sui giovani, sulle loro abilità e sui loro talenti per invertire la direzione.

Servono progetti concreti e, dove ci sono, occorre che abbiano la necessaria attenzione e priorità.

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