È la ValdiChiana, in provincia di Arezzo, il primo comprensorio settentrionale ad avviare quest'anno l'irrigazione, anticipando ancora il calendario del 2020 quando, a causa di un drastico e repentino abbassamento delle temperature, si dovette intervenire a tempo di record per salvare raccolti e produzioni: ad aprire la stagione irrigua è il Distretto 21 del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno.
"A causa dei cambiamenti climatici, la stagione irrigua continua a dilatarsi - evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Dalla disponibilità d'acqua dipende l'84% del made in Italy agroalimentare e per migliorare le infrastrutture idrauliche del Paese sono pronti 729 progetti definitivi ed esecutivi, in grado di attivare quasi 12.000 posti di lavoro con un investimento di circa 2 miliardi e 365 milioni di euro."
"La distribuzione dell'acqua –aggiunge la Presidente del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno, Serena Stefani - è utile non solo per fronteggiare i periodi siccitosi, ma anche per contrastare gli effetti di gelate fuori stagione, che purtroppo rischiano di trasformarsi in una consuetudine, mettendo in serio pericolo il reddito delle imprese agricole. Spruzzare l'acqua con continuità sulle piante è un rimedio prezioso per preservare fiori e germogli ad una temperatura, che non scende mai sotto lo zero."
I fiori di pesco, avvolti in sculture di ghiaccio, sono diventati il simbolo di un periodo climaticamente bizzarro, caratterizzato da temperature altalenanti.
"Il repentino innalzamento delle temperature può anticipare la ripresa vegetativa dopo l'inverno, con il rischio di gelate notturne in presenza di gemme aperte o in piena fioritura" precisa il Direttore Generale dell'ente consorziale, Francesco Lisi.
Ultimate le attività di manutenzione, ammodernamento delle funzionalità ed incremento dei controlli di verifica dei sistemi di sicurezza delle elettropompe, l'attività irrigua verso migliaia di aziende agricole, vocate soprattutto all'ortofrutta, è in fase di avvio anche nell'Emilia Romagna. I flussi garantiti dal Canale Emiliano Romagnolo, grazie alle acque pompate dal fiume Po all'impianto di Bondeno e trasportate per oltre 150 chilometri fino a Rimini, rappresentano l'"oro blu" dell'area, un tempo arida e poco produttiva. A seguito dei cambiamenti climatici, la Romagna è stata riconosciuta dai monitoraggi ministeriali, alla luce delle ripetute e prolungate stagioni secche, "zona fragile" ed in questo il Canale Emiliano Romagnolo mostra tutta la sua utilità; basti pensare che lo scorso anno, ha distribuito alle campagne, attraverso i Consorzi di bonifica associati, oltre 332 milioni di metri cubi di acqua. La comparazione con il recente decennio segnala nel 2020 un quantitativo record di derivazione, inferiore solo ad anni caratterizzati dalla siccità come il 2017 (mc. 336 milioni) e il 2012 (mc. 343 milioni). Oltre al maxi-impiego di risorsa idrica, essenziale per il comparto agroalimentare, non va tralasciata l'evidente funzione ambientale del Canale, che permette di mantenere habitat, ricchezza ecologica e biodiversità a centinaia di ettari di aree umide (Punte Alberete, Valle della Canna, ecc.). Altrettanto importante è l'attività che contrasta, grazie ai rifornimenti continui di acqua dolce superficiale, il grave problema della subsidenza lungo la costa romagnola, dove si registra anche il fenomeno dell'intrusione del cuneo salino nelle falde sotterranee. Oltre ai Consorzi di bonifica, potranno contare sull'apporto d'acqua del C.E.R. sia Ravenna Servizi Industriali per il rifornimento idrico al Petrolchimico di Ravenna, sia il partner multiutility, Romagna Acque, per incrementare il quantitativo d'acqua potabile, disponibile per il crescente fabbisogno costiero nei mesi estivi.
"Il riavvio della distribuzione irrigua già dal 1° marzo si è anche quest'anno reso indispensabile per sostenere le necessità dei trapianti delle colture da seme, che vedono nella Romagna, l'areale più importante d'Europa – commenta il Presidente del Consorzio C.E.R., Massimiliano Pederzoli – In conseguenza dei cambiamenti climatici, colture ed usi plurimi trovano nel Canale Emiliano Romagnolo, l'unica preziosa certezza d'acqua sul territorio."
"Sono questi – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – esempi della multifunzionalità, cui ormai deve far riferimento l'uso della risorsa idrica. Per aumentarne le potenzialità, proponiamo la realizzazione di 23 nuovi bacini, di cui 13 medio-piccoli al Nord, capaci di trattenere oltre 264 milioni di metri cubi d'acqua e garantire 6.154 posti di lavoro; l'investimento necessario è di circa 1 miliardo e 230 milioni di euro. Tali progetti si affiancano ai 16 destinati ad ultimare serbatoi incompleti ed ai 90 indirizzati all'escavo di altrettanti invasi dalla capacità ridotta per l'interrimento dovuto ad anni di mancata manutenzione."