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PROSEGUE IL PERCORSO PARTECIPATIVO PROMOSSO DAL CB2 CASENTINO H2O: L’ACQUACOLTURA A PRESIDIO DEL TERRITORIO

Pubblicato il 06/01/2022

Carda, Appennino Casentinese. Fiorenza ha 81 anni; ne ha passati più di sessanta tra le vasche dell'impianto di troticoltura, tuffato nei boschi del comune di Castel Focognano, dove ha imparato il mestiere da piccola, seguendo il padre prima e poi i fratelli.

Da quando se ne sono andati, vive sola, immersa nel silenzio della natura; continua ad occuparsi con passione ed entusiasmo della riproduzione, della crescita, della cura e della cessione di migliaia di esemplari di altissima qualità: solo nel 2021, 600.000.

La sua è una scelta d'amore per il lavoro, per i pesci e per il territorio. 

Così, nonostante l'età, le incertezze normative e le complessità, che hanno accompagnato il passaggio di competenze dalla Provincia di Arezzo (proprietaria dell'impianto) alla Regione Toscana (responsabile della gestione della fauna ittica), è andata avanti.

La sua storia è stata raccolta e censita nel corso della compilazione del "quadro conoscitivo" del contratto di fiume Casentino H2O, una delle tappe obbligate del percorso partecipativo, promosso dal Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno sul tratto iniziale dell'Arno e che sarà presentato a breve.

E' una delle belle storie, che l'Appennino Casentinese racchiude e racconta.

"Se a Pratovecchio Stia ci sono giovanissimi imprenditori, che hanno sfidato tutto per rimanere aggrappati al loro territorio, creando l'Antica Acquacoltura Molin di Bucchio, a Castel Focognano c'è Fiorenza: un esempio di forza, coraggio e determinazione - commenta la presidente del Consorzio di bonifica, Serena Stefani - Gli impianti di acquacoltura sono preziosi protagonisti del Contratto di Fiume Casentino H2O e rappresentano un ponte tra tutti i Contratti di Fiume, avviati nel comprensorio dal Consorzio di bonifica." Tra questi, quello del Tevere in Toscana, nato sul tratto del fiume, dove è attivissima l'associazione Mosca Club Alto Tevere che, per il ripopolamento delle acque della zona di pesca sportiva Tail Water Tevere, utilizza il materiale ittico in arrivo proprio da Carda.

Marzia Guffanti, del settore Attività Faunistico Venatoria e Pesca della Regione Toscana, riepiloga la storia dell'impianto: "Si tratta di un impianto storico che, dopo varie vicissitudini, è diventato di proprietà della Provincia di Arezzo. Successivamente alla riorganizzazione delle competenze, collabora con la Regione Toscana, cui è stato assegnato il settore pesca. E' da diversi anni che, in questo impianto, si sta portando avanti la produzione di materiale di pregio. In particolare di trote Fario, prima concentrando l'attenzione sui requisiti morfologici, che caratterizzano il fenotipo autoctono e, da qualche tempo, anche sugli approfondimenti genetici del materiale da utilizzare per il ripopolamento dei corsi d'acqua del territorio." 

Il filo conduttore è lei: Fiorenza Mascalchi, ditta individuale, che con tanto amore e capacità gestisce le vasche da una vita.

"Queste trotine passano tutte dalle mie mani. Quando è il momento le spremo, senza tecniche invasive, per ricavare le uova da fecondare. Come faccio? Semplice. Ci parlo e loro si calmano tra le mie mani. Nel 2021 sono nati così oltre 600.000 avannotti. Per me sono come figli. Quando me li portano via ci sto male… La mia giornata? Comincia la notte. Tengo sempre d'occhio l'acqua. Alle cinque mi alzo, faccio un giro per vedere che tutto funzioni. Dopo un caffè, comincio a governare gli animali: pulisco le vasche, distribuisco il cibo e così via….. Queste vasche sono la mia vita!" 

Fiorenza racconta con semplicità la sua esperienza, che ha un sapore quasi eroico per chi non è avvezzo all'isolamento, al freddo ed alle difficoltà quotidiane.

"Il Casentino ha diversi impianti di acquacoltura, ognuno con le sue caratteristiche, ma tutti incentrati sulla valorizzazione del territorio, delle sue bellezze e dei prodotti ittici di qualità. Rappresentano un importante esempio di presidio del territorio, perché si trovano tutti in zone montane, che nel tempo sono state oggetto di spopolamento. Sono un vero e proprio baluardo nelle nostre montagne e lungo i nostri corsi d'acqua. Confermano l'attaccamento delle comunità per il loro territorio. L'esempio di Carda è emblematico: una donna che, in modo stoico, da sola, continua a presidiare un impianto così importante, ancora di proprietà pubblica. Proprio per questo, un simbolo di presidio del territorio non solo delle comunità, ma anche delle istituzioni" commentato Eleonora Ducci, presidente dell'Unione dei Comuni Montani del Casentino.

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