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MARCO BOTTINO, PRESIDENTE ANBi TOSCANA “NON E’ CERCANDO PER FORZA COLKPEVOLI E COLPE CHE RISOLVEREMO IL PROBLEMA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI: SERVE UNA PRESA DI COSCIENZA COLLETTIVA”!

Pubblicato il 29/08/2022

"Di fronte a eventi meteo eccezionali nell'intensità, ma ormai purtroppo frequenti, sembra essere diventato di moda cercare colpevoli, anche se e quando non ci sono. È un errore: e lo dico non per difendere i consorzi di bonifica, che rappresento e che spesso vengono chiamati in causa, ma perché così non risolveremo, né mitigheremo il problema. Di fronte ad un mutamento epocale come quello del clima non servono capri espiatori, ma occorre piuttosto un cambiamento radicale da parte di ognuno di noi, nessuno escluso.

Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad eventi diversi, tutti anomali rispetto a quella che, almeno una volta, era considerata la normalità alle nostre latitudini: bombe d'acqua, che hanno riversato a terra, in pochi minuti ed in punti ben localizzati, il quantitativo di pioggia che di solito si registra in un mese o più; raffiche di vento di oltre 140 chilometri orari, che hanno abbattuto alberi e fatto danni ingenti; chicchi di grandine grandi come palline da tennis, che hanno distrutto le colture e non solo…
In tutti i casi c'è chi ha cercato un colpevole ed una colpa: il gestore del servizio idrico per la pulizia di fogne e caditoie, i consorzi di bonifica per la manutenzione dei fiumi, il centro Lamma per le previsioni non abbastanza precise... persino i volontari delle Pubbliche Assistenze sono stati aggrediti con l'accusa di non fare abbastanza. Gli errori esistono, ci mancherebbe, ed è giusto che i cittadini vigilino e critichino, quando ci sono. La rabbia di chi subisce danni va capita e soprattutto fatta seguire da aiuti concreti, ma in tutti questi casi mi è sembrato di essere davanti ad un'inutile caccia alle streghe, che poco aveva a che fare con il necessario impegno, che tutti gli enti devono sempre mettere nel migliorarsi anche con il lavoro che, almeno in Toscana, ha ridotto di molto i danni possibili a fronte di eventi di una simile portata.
Il fatto è che un danno non è automaticamente colpa di una mala gestione. A volte, e credo sia questo il caso, i danni derivano da situazioni oggettivamente ingestibili o gestibili solo in parte, da limiti concreti dei nostri sistemi ed impianti tarati su eventi di ben minore intensità, ma anche e soprattutto da scelte collettive sbagliate, andate avanti per troppo tempo e che ora, di colpo, sommano le loro conseguenze. Inutile quindi pretendere subito soluzioni a problemi generati nel tempo.
Abbiamo cementificato, inquinato, costruito dove non era possibile, edificato e poi condonato, tombato canali per realizzare sopra strade e palazzi, tolto alberi e boschi, trasformato stagni e pantani in zone industriali, come dimostrano tanti toponimi, abbandonato le coltivazioni collinari. Non è solo storia passata: c'è chi continua su questa strada.
Che fare allora? Dobbiamo ripensare i nostri modelli di sviluppo, poiché gli interventi di gestione non bastano più. Dobbiamo potenziare progressivamente servizi, infrastrutture ed attenzione da parte degli enti preposti, ma anche progettare il nuovo in modo diverso; cambiare il rapporto con l'ambiente e, in parallelo, insegnare ai cittadini ad affrontare l'emergenza in modo responsabile, evitando comportamenti a rischio per sé e per gli altri. Dobbiamo, insomma, assumerci una responsabilità collettiva per affrontare questi eventi: estremi, in parte imprevedibili e assai poco controllabili. Sapendo che, al punto in cui siamo arrivati, possiamo attutire il danno, ma non sempre eliminarlo del tutto."

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