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ALLUVIONE: FARE CHIAREZZA SUL RUOLO DEL CER

Pubblicato il 18/05/2023

A seguito di alcune dichiarazioni rilasciate recentemente sui media, riguardo ad una presunta percentuale di responsabilità nella gestione della propria infrastruttura in fase d'emergenza, il Consorzio C.E.R. - Canale Emiliano Romagnolo desidera fare chiarezza nell'immediato, affinché non si diffondano "fake news" sulla propria attività, che le maestranze stanno peraltro svolgendo a tempo pieno e da alcuni giorni lungo il corso del canale artificiale d'irrigazione più lungo d'Italia, a servizio del territorio e dell'agricoltura. Spiace dover fare precisazioni sul funzionamento dell'opera durante un periodo di crisi malauguratamente lontano dalla sua conclusione, ma è essenziale ribadire con fermezza e per informazione di chi ne ignorasse la funzione che il Canale Emiliano Romagnolo è un'infrastruttura nata e vocata esclusivamente all'attività irrigua e in parte residuale, ma non meno importante, per un impiego potabile, grazie al potabilizzatore di Ravenna. Il C.E.R. attraversa, da ovest verso est, la pianura romagnola e soggiace altimetricamente a tutti i fiumi incrociati ed in particolare a quelli esondati, nessuno escluso: dall'Idice al Savio. Per la sua stessa funzione, dunque, non ha scarichi (mare o fiumi) se non uno, di portata limitata, per lo svuotamento in caso di manutenzioni, sul fiume Savio (corso d'acqua tra i primi ad andare in piena). 

Il settore tecnico del Consorzio evidenzia al contempo che la funzionalità del canale è stata messa fuori esercizio a partire dal 2 maggio scorso e da allora non ha quindi pompato acqua verso la Romagna; tale decisione è stata presa proprio in relazione ai primi eventi alluvionali, che avevano allora colpito il fiume Sillaro e che l'invaso residuo, ancora presente lunedì 15 maggio scorso, in Romagna era esclusivamente destinato all'uso potabile ed è stato attivo fino a tale data. 

Dunque, il Canale Emiliano Romagnolo, per via della sua stessa altimetria, ha incamerato acqua da tutti i fiumi esondati con volumi enormemente superiori (100 volte) rispetto alla sua massima capacità di contenimento e avendo argini via via più bassi, man mano che si procede da ovest verso est: l'unica operazione possibile, per non aggravare l'emergenza, era il sezionamento del canale tra fiume e fiume. Di conseguenza, "l'apertura delle paratoie", auspicata da chi non ha approfondito la funzione del canale, non solo non avrebbe avuto significativi alleggerimenti localmente in termini quantitativi, ma avrebbe maggiormente aggravato le condizioni delle zone poste più a valle, con seri rischi di ulteriori allagamenti, avendo l'infrastruttura argini più bassi lungo quel tratto, potenzialmente anche in zone non interessate dalle esondazioni.

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