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MARIO CATANIA: “CONSUMO DI SUOLO E URBANIZZAZIONE, SERVE UNA LEGGE FORTE”

Pubblicato il 22/12/2015

"Il 2016 potrebbe essere l'anno per regolamentare il consumo di terreni se politica e settore edilizio non remano contro" annuncia Mario Catania, oggi presidente della Commissione anticontraffazione.

Il 2015, anno internazionale dei suoli ma in Italia il disegno di legge per tutelarli è bloccato da tre anni con il rischio di utilizzi a macchia d'olio di terreni per motivi urbanistici. Le prospettive più ottimistiche? "Riprenderlo a gennaio dopo l'approvazione della legge di stabilità, se non vengono posti nuovi blocchi - ha anticipato, al settimanale "L'Informatore Agrario", Mario Catania, fautore nel 2012 della "Legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo", ad oggi ancora al vaglio della Camera - Tra i punti forti rientrano il divieto quinquennale di mutamento di destinazione d'uso, previsto per tutte le aree coltivate e disposizioni transitorie che vietano per tre anni il consumo di nuovo suolo, ad eccezione di quello necessario per i lavori già previsti dai piani regolatori."

In base a dati C.N.R. (Consiglio Nazionale Ricerche), ogni giorno 55 ettari di terreno vengono "impermeabilizzati" dalla cementificazione e quasi il 21% del territorio italiano è a rischio desertificazione. Fame di suolo nella nostra Penisola spesso si scontra insomma con fame di nuovi terreni per l'edilizia. "Occorre invece cambiare prospettiva e indirizzare l'edilizia verso il riuso e la riqualificazione delle aree degradate e già costruite, anziché verso l'occupazione di aree prive di edificazione" spiega Mario Catania, oggi presidente della Commissione Anticontraffazione. "Non dimentichiamo che in Italia si continua ad occupare suolo agricolo con nuove costruzioni al posto di valorizzare un gran numero di immobili invenduti o inutilizzati" aggiunge Antonio Boschetti, direttore de L'Informatore Agrario.

Il consumo irrazionale di suolo legato all'espansione del settore edilizio non è però un problema solo nazionale. Tra il 1997 e il 2012 l'Europa, il continente più urbanizzato del mondo, ha perso una superficie di terra coltivabile pari all'estensione di Cipro, cioè abbastanza per produrre pane per la Germania per un anno. 

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