La grave ondata di maltempo, che si è abbattuta su gran parte del Paese, non ha risparmiato il Veneto, colpito da forti piogge e venti, che hanno causato l'ingrossamento dei fiumi ben al di sopra della soglia di attenzione e, in certi casi, tracimazioni e allagamenti. Diversi i fattori, che hanno evitato il disastro su vasta scala: si va dal funzionamento dei diversi bacini di laminazione sparsi sul territorio regionale all'alto livello di precisione dei sistemi di previsione e telecontrollo, messi a punto negli anni. Per certo, inoltre, ha funzionato nel migliore dei modi anche la macchina organizzativa, che vede il sistema dei Consorzi di bonifica operare sempre a fianco e in coordinamento con la Regione del Veneto e della Protezione Civile. Migliaia di chilometri di canali consortili svuotati per raccogliere le piogge intense, 400 idrovore in funzione, piccoli e medi invasi a protezione di campagne e centri abitati: sono tutte misure, che hanno mantenuto in sicurezza il territorio, contenendo il più possibile i danni. Il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ha chiesto lo stato di calamità; i danni, a bilancio ancora da redigere, appaiono comunque limitati in relazione alla violenza dei temporali.
In un contesto generale di allerta arancione e rossa, la situazione più difficile si è verificata nel Veneto Orientale, nella giornata del 3 novembre, a causa di un vasto allagamento dovuto al canale scolmatore Cavrato, che non è riuscito a scaricare nella laguna di Caorle le acque della piena del fiume Tagliamento. Il Consorzio di bonifica Delta del Po ha fornito al Consorzio di bonifica Veneto Orientale alcune pompe mobili, a supporto delle idrovore presenti, per sollevare l'enorme quantità d'acqua nei territori allagati. Settimana difficile anche per il padovano Consorzio di bonifica Brenta, il cui comprensorio è stato particolarmente colpito dal maltempo: cinque casse di espansione consortili hanno funzionato in maniera puntuale, riempiendosi ed evitando danni e allagamenti altrimenti certi. Si citano in particolare la cassa di espansione tra Cassola e Mussolente sul rio Lugana, a Mussolente sui torrenti Trieste e Lugana, a Romano d'Ezzelino sui torrenti Dolzetta e Mardignon, a Mussolente sul rio Voloncello, a Colceresa e Breganze sul torrente Riale. Già il 30 e 31 ottobre, il personale del Consorzio di bonifica è stato impegnato tra Marostica e Pianezze, insieme alla Protezione Civile e ai Vigili del Fuoco, per scongiurare il rischio di allagamento, causato da una tombinatura intasata da ramaglie e detriti vari. Nel comprensorio trevigiano del Piave, maestranze in stato d'allerta per una situazione potenzialmente molto rischiosa ma sempre sotto controllo, che ha visto il fiume Piave in piena in due circostanza, taccando i 1000 metri cubi al secondo (il 31 ottobre e il 3 novembre); numero casse di espansione sono state aperte per contenere le acque in piena. Nel comprensorio del Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta, l'apertura delle casse di espansione di Caldogno e Montebello, ad opera della Regione del Veneto, ha evitato gravi allagamenti alla pianura tra Verona e Vicenza e alla stessa città di Vicenza. Situazione relativamente al sicuro anche nel comprensorio de Consorzio di bonifica Veronese, dove si segnala l'apertura, la notte del 31 ottobre, della galleria Mori-Torbole per scolmare nel lago di Garda circa 3,5 milioni di metri cubi d'acqua dell'Adige, a protezione della città di Verona e del Polesine. Ovunque i consorzi di bonifica sono rimasti vigili per approntare all'occorrenza le misure necessarie alla sicurezza di campagne e centri abitati.