Un nuovo rapporto delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, pubblicato oggi, ha analizzato i piani climatici nazionali (NDC) di 195 Paesi, confermando di essere ben lontani dall'aver messo in campo gli sforzi necessari per limitare il riscaldamento globale entro un grado e mezzo.
Anche se venissero attuati gli ultimi piani climatici nazionali disponibili, con gli impegni attuali le emissioni aumenterebbero di circa l'8,8%: si tratta di un miglioramento marginale rispetto al 10,6% individuato nel rapporto del 2022. Bisogna fare molto di più e ridurre le emissioni globali di almeno il 43% entro il 2030.
L'aumento di ogni frazione di grado mette a rischio sempre più vite, ecosistemi ed economie. Questo messaggio non è mai stato così chiaro come quest'anno, in cui tutti i record delle temperature sono stati infranti, lasciando una scia di devastazione in tutto il mondo.
"Che cos'altro serve al mondo per svegliarsi? -si chiede Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia di WWF Italia- Abbiamo provato, anche in Italia, cosa sono i Loss and Damage, le perdite di vite umane e i danni, di cui parlano nei negoziati climatici. Abbiamo capito che la crisi climatica non guarda in faccia a nessuno, colpisce tutti, a cominciare dai più fragili."
Una delle decisioni dell'ormai prossima COP28 sarà il percorso e i piani per un'azione climatica ambiziosa, delineati nel Global Stocktake, un filone di lavoro pensato proprio per delineare il prossimo ciclo di piani climatici nazionali.