In Italia, il territorio presenta evidenti segni di degrado, che si manifesta in forma diverse: dall'erosione alla salinizzazione, dalla compattazione alla contaminazione ed all'impermeabilizzazione. Calcolando i principali indicatori adottati dalle Nazioni Unite per il calcolo delle aree degradate (stato e trend di copertura del suolo, di produttività e di contenuto di carbonio organico) al 2019 risulta in stato di degrado il 17,4% della superficie nazionale. Le aree si distribuiscono lungo tutto il territorio.
A livello globale con un'immagine sintetica, proposta dalla Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione (UNCCD), terreno sano, equivalente a quattro campi da calcio, viene degradato ogni secondo per un totale di 100 milioni di ettari all'anno e sono già stati promossi impegni per il recupero di 1 miliardo di ettari di aree degradate entro il 2030. Tra le iniziative politiche più rilevanti, i Paesi del G20 hanno dichiarato la volontà di arrivare a dimezzare le aree degradate entro il 2040.
Secondo quanto ha dichiarato Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo dell'UNCCD, "fino al 40% del territorio mondiale è già degradato, colpendo quasi la metà dell'umanità. Eppure le soluzioni sono sul tavolo. Il ripristino del territorio fa uscire le persone dalla povertà e rafforza la resilienza ai cambiamenti climatici. È tempo di unirsi per la terra e mostrare il cartellino rosso alla perdita e al degrado della terra in tutto il mondo".
Il degrado del territorio e la desertificazione stanno avanzando in tutto il mondo, aggravati dagli effetti dei cambiamenti climatici su suoli già fortemente compromessi da un utilizzo non sostenibile. Vengono messi a rischio i servizi essenziali per la vita umana e che il suolo offre (in primo luogo, la produzione agricola), ma anche la capacità di contenere i corsi d'acqua, contribuire alla gestione delle risorse idriche e conservare in maniera permanente la CO2 in eccesso.
Anche l'Agenda 2030 riconosce la gravità dei problemi e la necessità di agire con l'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 15.3, che chiama i Paesi ad adottare le opportune iniziative per raggiungere una situazione di neutralità del degrado del suolo attraverso la promozione di pratiche per la protezione e la gestione sostenibili, nonchè per il recupero delle aree già degradate.
L'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) è da tempo impegnato nell'analisi dei dati relativi al degrado ed alla desertificazione del territorio e del suolo, partecipando a progetti nazionali ed internazionali. Negli ultimi anni ha avviato specifici progetti volti alla definizione dei modelli per la valutazione delle capacità di risposta al degrado e di ripristino dei suoli degradati attraverso, ad esempio, la partecipazione al progetto NewLife4Drylands, nel cui ambito sono stati applicati e valutati gli effetti dell'adozione di "nature-based solutions" in sei casi studio ed in altrettante aree. È poi in fase di avvio la partecipazione, come partner, al progetto Horizon Europe MONALISA, tra i cui obiettivi è prevista l'identificazione di un indice di rischio di desertificazione per le aree maggiormente problematiche nel bacino del Mediterraneo ed in altri Paesi europei, oltre alla realizzazione di casi studio di azioni per la protezione e lo sviluppo sostenibile del territorio.
A fianco dei Ministeri dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) contribuisce attivamente all'attuazione della UNCCD a livello nazionale ed internazionale, tra cui le valutazioni e le analisi per la partecipazione dell'Italia al programma UNCCD "Land Degradation Neutrality Target Setting" per la definizione delle misure associate al raggiungimento della neutralità del degrado del suolo, avviato dal MASE. Inoltre, predispone i rapporti periodici alla UNCCD per la valutazione dei suoi indicatori tra cui il degrado, la siccità e indicatori socio-economici.
Sempre in ambito internazionale, l'ISPRA ricopre un ruolo di rilievo nella preparazione e nello svolgimento delle Conferenze delle Parti, la cui sedicesima sessione (COP 16) si svolgerà a Riyadh a dicembre 2024.
Modificato in data 19/06/2024 12:59