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FERRAGOSTO 2024: “NO WATER DAY” IN AMPIE ZONE DELL’ITALIA MENTRE ALTRE SONO FLAGELLATE DAL MALTEMPO

Pubblicato il 08/08/2024

Guardando le previsioni meteo è ormai assodato che, per ampi territori, il Ferragosto 2024 sarà il primo "No Water Day", vale a dire il primo giorno senza acqua per l'agricoltura. Se questo è un dramma per aree vaste ma circoscritte, la siccità è comunque un grave pericolo per tutto il territorio, perché un suolo arso si indurisce, diventando poco permeabile ed accentuando così il rischio idrogeologico, soprattutto ora, in una Penisola circondata da un mar Mediterraneo caldo come non mai (da qui alla prossima settimana, la temperatura dell'acqua di Tirreno e Ionio, dal Lazio alla Libia, non scenderà al di sotto dei 30 gradi nemmeno nelle ore notturne, raggiungendo altresì picchi di 31°; fonte: E.C.M.W.F. - European Centre for Medium-Range Weather Forecasts) e quindi fautore di eventi atmosferici estremi, quantificati nell'arco temporale di 14 giorni in 173 fra tornado, raffiche di vento forte, nubifragi e grandinate anomale, che sono state 73, di cui 63 nelle regioni settentrionali, ma i chicchi più grossi (con diametro di almeno 5 centimetri) sono caduti su Molise e Maceratese (fonte: E.S.W.D. - European Severe Weather Database).

Perfino la Sicilia, drammaticamente colpita dalla siccità, ha dovuto assistere a nubifragi, che hanno colpito alcuni comuni della provincia di Enna, compreso il capoluogo (cumulate di pioggia fino a mm. 70 circa in poco più di un'ora e mezza) ed il Ragusano (mm.85,6 in 100 minuti a Monterosso Almo). Per il resto, le piogge di questi giorni hanno riguardato solo una piccola porzione di territorio, localizzabile in una cinquantina di comuni della fascia centro-settentrionale dell'Isola e sull'Agrigentino; il resto della regione non ha beneficiato di alcuna goccia d'acqua per ristorare suoli aridi e riserve prosciugate. 

Il Centro-Sud continua a soffrire per una siccità ormai consolidata, mentre la calura agostana, unitamente ai numerosi eventi meteorologici estremi, sta mettendo a dura prova l'economia agricola delle regioni alpine: questa è la sintesi del settimanale report dell'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.

"Ovunque i Consorzi di bonifica stanno lavorando per rendere la rete idraulica più ricettiva possibile, ma è nota la sua inadeguatezza di fronte alla violenza degli eventi meteo; non è allarmismo, ma solo buon senso quindi, consigliare a tutti di non lasciare oggetti di valore economico od affettivo nei piani bassi o sotterranei. L'adattamento alla nuova situazione climatica inizia anche dall'autonoma consapevolezza di prevenzione civile, che ciascuno di noi deve assumere" è l'invito lanciato da Francesco Vincenzi, Presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). 

Il caldo torrido di questi giorni favorisce anche il proliferare di incendi distruttivi, che nelle ultime settimane si sono purtroppo intensificati. Secondo l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), nei primi 8 mesi di quest'anno, le fiamme hanno attaccato il 18% dei boschi italiani per una superficie pari a ben 40 chilometri quadrati, comprese zone di inestimabile pregio naturalistico come quelle del Parco Nazionale del Gargano, che ha visto andare in fumo 3 ettari della foresta di conifere.

Il caldo, che si sta facendo sentire anche alle quote più alte dell'arco alpino, sta sciogliendo il permafrost dei ghiacciai: a Nord-Ovest, dalla metà di Luglio, lo zero termico è stato registrato per diversi giorni sopra i 5000 metri (fonte: Centro Funzionale Protezione Civile Val d'Aosta). Sulle Dolomiti lo scioglimento dei ghiacci è stato coadiuvato dal deposito di sabbie sahariane che, posandosi sul manto bianco, hanno attratto maggiormente i raggi solari, accelerando il fenomeno della fusione glaciale (fonte: ARPAV-Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto): per questo, nonostante le fisiologiche riduzioni delle portate dei fiumi nel bacino padano e nel Nord-Est, i deflussi, così come i livelli idrometrici dei laghi ed i volumi invasati nei bacini artificiali, si sono mantenuti ben al di sopra delle medie stagionali.

"Sabbie del deserto sulle montagne, chicchi di grandine grossi come sassi, scioglimento del permafrost, uragani marini sono fenomeni da guardare con grande preoccupazione e verso i quali siamo anche culturalmente impreparati" ribadisce Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI. 

I grandi laghi del Nord hanno percentuali di riempimento tra il 61,2% del Lario e l'88,6% del Verbano e, pur in calo, hanno livelli superiori alla norma.

In Valle d'Aosta il mese di luglio è stato più asciutto del normale (-34% di pioggia), ma nonostante ciò il bilancio dell'anno idrologico rimane fino ad ora largamente positivo (+50% ca.). Dalla fine del mese scorso le temperature si mantengono su valori prossimi ai massimi storici. La Dora Baltea, che a Luglio aveva registrato flussi del 174% superiori alla media, oggi continua a segnare portate eccezionali (fino a +220% sulla norma)!

In Piemonte sono in calo le portate dei fiumi, ma solamente il Tanaro scende sotto media (-44% ca.). Sulla regione le precipitazioni di Luglio sono state inferiori del 19% alla media, mentre l'anno idrologico registra ancora un surplus pluviometrico del 39%. Il mese da poco trascorso è stato più avaro di pioggia con i bacini del Piemonte meridionale (-43%) e nello specifico sull'Orba (-68%), sulla Bormida (-58%) e su Scrivia Curone (-56%). In quota resistono ancora 282,8 milioni di metri cubi di Snow Water Equivalent di cui 175,8 milioni nel bacino della Dora Baltea (fonte: ARPA Piemonte).

Restano abbondanti le riserve idriche in Lombardia (+23%) mentre, invece, il fiume Po scende al di sotto dei livelli tipici di questo periodo, pur mantenendo flussi superiori a quelli delle più recenti stagioni estive (a Pontelagoscuro 811,10 metri cubi al secondo, cioè -13% sulla media, +54% sul 2023).

In Veneto, nonostante un periodo piuttosto asciutto (a Luglio -9% di pioggia con grandi differenze sui vari bacini: Lemene -44%, Livenza +55%!), il bilancio di questo anno idrologico risulta ancora ampiamente positivo (+47%). I serbatoi lungo il fiume Piave trattengono l'87% della capacità complessiva, mentre il bacino del Corlo, sul fiume Brenta, è al 97% di riempimento.

In Emilia-Romagna le portate fluviali sono tutte sotto media (unica eccezione l'Enza), mentre negli invasi piacentini rimane circa il 70% dell'acqua invasabile.

In Liguria i fiumi registrano una sostanziale invarianza di flusso con la sola eccezione della Vara, il cui livello è sceso di circa 7 centimetri rispetto alla settimana scorsa.

In Toscana crescono le portate dei fiumi Serchio ed Arno, mentre resta negativa la performance dell'Ombrone, che permane sotto la soglia del Deflusso Minimo Vitale.

Negativi sono anche i valori idrometrici dei corsi d'acqua nelle Marche, inferiori a quelli del 2021, annata siccitosa tra le peggiori nella storia recente della regione. Negli invasi regionali la risorsa è ancora abbondante (mln. mc.45,33), ma sono previste turnazioni nei rilasci. Marcata è la siccità nei territori meridionali.

In Umbria l'altezza del lago Trasimeno si riduce di ulteriori 5 centimetri in una settimana, scendendo fino a m. -1,52; stabili restano le portate dei fiumi Paglia, Topino e Chiascio.

Nel Lazio la portata del fiume Tevere è ora di soli mc/s 75,50, sotto media di circa il 39%; livelli stabili per Aniene e Fiora nella Tuscia, mentre il Velino è in crescita nell'Alta Sabina. Continua la crisi dei laghi romani con il livello del bacino di Nemi, che scende di ulteriori 3 centimetri.

Piogge scarse e temperature elevate sono la causa del bilancio idro-climatico fortemente negativo in Abruzzo, dove è maggiore l'acqua evaporata rispetto a quella caduta dal cielo. Le temperature medie sono di almeno 3 gradi sopra la media; a questo si aggiunge la mancanza di precipitazioni su alcune zone come la fascia collinare litoranea. A Luglio, sulle province di Chieti e Pescara il deficit pluviale si è attestato rispettivamente al 75% ed al 61% con punte di -100% su alcuni comuni. Il bacino di Chiauci, cui in queste settimane vengono richiesti anche rilasci aggiuntivi per far fronte al crescente fabbisogno idrico dovuto al turismo, tra una decina di giorni esaurirà l'acqua disponibile, andando ad aggiungersi, dopo il lago di Penne, alla lista degli invasi vuoti nel Mezzogiorno.

In Campania sono in crescita i livelli dei fiumi Volturno, Sele e Garigliano.

In Basilicata, il trend dei rilasci dagli invasi si mantiene nell'ordine di 2 milioni di metri cubi al giorno.

Tale fabbisogno è dimezzato nel Tavoliere delle Puglie, le cui riserve idriche, però, sono ormai destinate solo al potabile: restano 66,67 milioni di metri cubi, cioè solo il 30% di quanto invasato l'anno scorso. 

Infine in Sardegna, nello scorso mese, i volumi idrici disponibili sono calati di 132 milioni di metri cubi: ne rimangono a disposizione circa mln.mc. 916 (-30% sulla media del periodo), a fronte di una capacità complessiva nei bacini regionali, superiore ai 1900 milioni.

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