"In previsione della stagione irrigua, il principale indicatore sulla disponibilità della risorsa da tener d'occhio in questa fase dell'anno è dato dai depositi nivali ed i numeri presentati in queste ore dalla fondazione CIMA accendono più di qualche segnale d'allarme sulla disponibilità idrica nei prossimi mesi."
Lo afferma il presidente di ANBI Veneto, Francesco Cazzaro, in merito alla stima Fondazione Cima- Lab24-Sole 24 Ore, che parla, su scala nazionale, di un -63% di presenza di neve in quota (da novembre 2024 al 10 gennaio 2025) rispetto alla media dello stesso periodo tra il 2011 e il 2023. Sul bacino del fiume Adige, che interessa buona parte del Veneto, il dato si attesta su -61%; stesso dato sul bacino del Po.
"Le nevicate più importanti per la formazione dei depositi nivali sono quelle, che si verificano nel tardo autunno. Attraverso un processo ripetuto di fusione e solidificazione derivante dalle variazioni di temperatura, queste nevi riescono, infatti, a consolidarsi in uno strato di ghiaccio, che si scioglie più lentamente, contribuendo alle portate dei fiumi anche a primavera inoltrata. Le nevicate di gennaio e febbraio sono meno utili, perché il manto nevoso, che ne deriva, ha difficoltà a compattarsi. Queste nevi sono destinate a sciogliersi molto velocemente con il primo aumento di temperature. Il patrimonio di acqua dolce, che defluisce a mare prima ancora dell'avvio della stagione irrigua, ci ricorda ancora una volta l'importanza di dotare i territori di opere, in grado di invasare la risorsa per riutilizzarla nei periodi di bisogno."