A dodici anni di distanza dalla loro nascita i nuovi consorzi di bonifica ed irrigazione della Toscana hanno conquistato un ruolo strategico sia sul fronte della difesa del suolo che sul fronte della distribuzione collettiva dell'acqua alle imprese agricole. Il risultato si può riassumere in pochi grandi numeri.
Nel giorno dell' "Operazione Veirtà", promossa da ANBI in tutte le regioni della Penisola, la Toscana rivendica l'importanza della riorganizzazione della materia introdotta dalla legge regionale, operativa dal 2013. Attraverso di essa, la Regione Toscana ha razionalizzato il sistema, superando la frammentazione delle competenze e affidando unicamente ai consorzi di bonifica (ridotti da 13 a 6) la gestione dei corsi d'acqua e l'irrigazione.
Nel corso degli anni, il lavoro dei consorzi di bonifica ed irrigazione si è ampliato, abbracciando sempre più temi connessi con la sicurezza, la tutela dei fiumi e del territorio, assumendo anche ruoli ancora non codificati, che oggi sono da sostenere e valorizzare; tutto questo all'interno di uno scenario, in cui i cambiamenti climatici contribuiscono, da una parte, a rendere il territorio potenzialmente più fragile, dall'altra mettono di fronte al problema della carenza idrica.
«Indiscutibilmente la scelta fatta dalla Regione Toscana nel 2012 si è rivelata vincente – ha spiegato Serena Stefani, presidente del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno a nome di tutti gli enti consortili -. Oggi, dopo 12 anni, i consorzi ribadiscono il loro ruolo di enti preziosi, qualificati ed efficienti e sentono l'esigenza di chiedere alla Regione Toscana di fare un passo avanti, semplificando alcuni procedimenti amministrativi, integrando le competenze dei consorzi con alcune di valenza prettamente ambientale e valutando l'inserimento dei consorzi nel sistema di Protezione Civile.»
«Oggi le competenze dei consorzi di bonifica ed irrigazione vanno ben oltre quelle disegnate dalla legge del 2012: sono enti di sussidiaria cogestione della Regione Toscana negli ambiti di competenza – ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani - Abbiamo davanti una stagione, che aprirà un surplus di competenze ed azioni affidate ai consorzi. Una delle priorità è costituire un tavolo di lavoro per la semplificazione amministrativa: i consorzi di bonifica ed irrigazione non sono, per la Regione, un soggetto terzo, ma un organismo, che opera per il bene generale e sicuramente è interesse di tutti non aggiungere burocrazia alla burocrazia. Lavoreremo per le richieste, che quest'oggi sono state presentate per integrare le loro competenze con alcune di valenza ambientale e per operare le giuste variazioni a livello legislativo, affinché si avverta la loro fondamentale presenza nel sistema di Protezione Civile, di cui sono già parte integrante. L'obiettivo è anche quello di attribuire loro un sempre maggiore peso in tema di coprogettazione e coprogrammazione. In sintesi, i consorzi saranno sempre più protagonisti dello sviluppo, della crescita sostenibile, del mondo agricolo, della difesa suolo e della Protezione Civile in una Toscana, che in questo contesto di trasformazioni climatiche deve attrezzarsi sempre più.»
«In un contesto di cambiamenti climatici e di fenomeni estremi come quelli, che si sono verificati la scorsa estate e che hanno provocato danni di un certo rilievo all'agricoltura – ha detto la vicepresidente ed assessora all'agricoltura della Regione Toscana, Stefania Saccardi - il ruolo dei consorzi di bonifica è cruciale, perché legato ad una sfida, cui tutti siamo chiamati, al di là del solo esercizio e della manutenzione di opere idrauliche, laddove il raggiungimento degli scopi di difesa del suolo e di risanamento delle acque viene sempre più spesso affiancato dalla preziosa opera di un' efficiente fruizione e gestione del patrimonio idrico per gli usi razionali della risorsa. La Regione Toscana supporta l'azione dei consorzi, in particolare, con i fondi comunitari. Dopo gli ultimi bandi della passata programmazione, con i quali abbiamo finanziato 4 milioni di euro in infrastrutture per migliorare la gestione della risorsa idrica ed altri 3 milioni per ulteriori interventi a supporto delle infrastrutture irrigue consortili, con la nuova programmazione dello Sviluppo Rurale PSP 2023-2027, abbiamo approvato un bando da 7 milioni per investimenti in infrastrutture irrigue e di bonifica, nonchè per la realizzazione od il miglioramento di invasi e delle reti idrauliche: investimenti a beneficio della preziosa opera, che mettono in campo i consorzi di bonifica per una sempre più efficiente fruizione e gestione del patrimonio idrico.»
Nel corso degli anni i consorzi di bonifica toscani si sono resi conto che, per raggiungere il fine della sicurezza idraulica, ha grande importanza l'aspetto ambientale: un ruolo, che sarebbe importante fosse oggi riconosciuto anche dalle norme regionali. Attualmente, infatti, gestire la difesa del suolo e fare manutenzione sui fiumi significa per i consorzi anche occuparsi della flora e della fauna, che compongono l'ecosistema a partire dalla "manutenzione gentile" che, in ottemperanza ad apposita delibera regionale, concilia la sicurezza idrogeologica con la tutela dell'ecosistema fluviale, contribuendo al mantenimento della vita e della biodiversità nei corsi d'acqua, per poi passare ai progetti per il recupero della plastica nei fiumi, per la piantumazione di nuovi alberi o per il contenimento delle invasive specie aliene. Sono infine molte le singole attività ed iniziative, cui i consorzi di bonifica prendono parte, a fianco di Regione Toscana, Autorità di Bacino ed associazioni ambientaliste.
Ruolo irrinunciabile dei consorzi resta quello della prevenzione attraverso la manutenzione ordinaria, spesso silenziosa, ma imprescindibile, nonchè la messa a punto di opere per limitare il rischio. Quando si parla di natura, però, il "rischio zero" non esiste: il cambiamento climatico, che negli ultimi anni ci ha costretto a fare i conti con fenomeni meteo particolarmente intensi ed un suolo sempre più cementificato hanno messo a dura prova il territorio, nonostante le opere preventive di vigilanza e manutenzione costante sui corsi d'acqua. La Toscana, con 44 eventi estremi nel 2023 alle spalle di Lombardia (62) ed Emilia Romagna (59), è tra le regioni in maggiore sofferenza e, quando c'è stato bisogno d'intervenire in emergenza, i consorzi di bonifica non si sono tirati indietro, rappresentando alleati importanti, anche fuori regione, durante allagamenti e fenomeni di dissesto idrogeologico.
Dopo la riforma regionale del 2012, d'altronde, i consorzi di bonifica si sono organizzati anche per questo: hanno formato personale tecnico di grande professionalità, addestrato ad affrontare situazioni particolarmente critiche, dispongono di mezzi e risorse attivabili in tempi rapidissimi. Riteniamo che, per il sistema della Protezione Civile, potersi avvalere della conoscenza dei territori e delle professionalità di uomini e disponibilità, nonchè dei mezzi del sistema consortile, sia strategico. Al momento si tratta, però, di un coinvolgimento a carattere informale e, benché i consorzi siano spesso convocati nei vari Coc (Centri operativi comunali) di Protezione Civile, tale ruolo non è mai stato strutturato: un passaggio, che adesso potrebbe essere importante per compiere ulteriori passi avanti.
Siccità prolungate, nonché ondate di calore hanno reso l'estate 2024, la terza più calda, registrata dal 1955 in Toscana e, in prospettiva, preoccupa molto la scarsità della risorsa idrica. Assicurare la disponibilità dell'acqua attraverso sistemi di irrigazione collettiva diventa necessario per il mantenimento e lo sviluppo del settore agricolo.
«Altro fronte, su cui i consorzi di bonifica ed irrigazione chiedono l'appoggio della Regione, riguarda l'integrazione delle progettazioni inserite attualmente nel PNIISSI con tutte quelle presentate dai consorzi di bonifica – ha affermato Serena Stefani - È necessario continuare a finanziare gli impianti irrigui e lavorare per costruire un sistema funzionale di grandi e medi invasi facilitando, nel contempo, il recupero di quelli aziendali esistenti. Ugualmente importante è chiedere in tutte le sedi istituzionali la possibilità di consentire il finanziamento di impianti irrigui collettivi, che vadano ad ampliare la superficie irrigabile attuale, rimuovendo il vincolo, che oggi vieta questa possibilità. Infine, bisogna mettere in campo ogni azione possibile nel trasformare gli impianti d'irrigazione singola in impianti collettivi.»
In questo momento ci sono infatti due realtà: aree servite da impianti d'irrigazione collettiva (una minima parte) ed aree completamente sguarnite, dove tutto è rimesso alle attività autonome dei singoli. Mantenere in efficienza gli impianti esistenti attraverso la manutenzione straordinaria è fondamentale e, grazie alle misure messe in campo negli anni recenti, viene puntualmente fatto.
Occorre però anche progettare nuovi distretti ed infrastrutturazioni per completare con reti efficienti le superfici irrigabili della regione; un esempio: il completamento del sistema di Montedoglio, il più grande invaso dell'Italia centrale, rimane una sfida, che non si può più disattendere per dare risposte ad un mondo agricolo moderno. Il bando regionale sulle progettazioni irrigue si è rivelato uno strumento strategico da riproporre con convinzione nelle nuove programmazioni.
Occorre lavorare in maniera condivisa per modificare norme nazionali ed europee, che in questo momento impediscono la realizzazione di nuove superfici irrigue collettive, lasciando la Toscana indietro rispetto ad altre regioni italiane e con forti diseguaglianze tra territori e territori.
In Toscana sono stati censiti circa 16.000 piccoli invasi e laghetti aziendali collinari, che occorre recuperare, ma solo questo non basta: è indispensabile portare a termine la progettazione e la realizzazione dei medi invasi già individuati (San Piero in Campo, diga sull'Ambra, Gretano, Lanzo ecc.), ma è altrettanto essenziale individuare nuovi, grandi invasi con cicli pluriennali e scopi multipli, a servizio della zona sud e della costa della regione.
I nuovi presidenti dei Consorzi di Bonifica della Toscana
Le recenti elezioni consortili hanno portato all'elezione dei sei presidenti dei Consorzi di Bonifica della Toscana. Il nuovo presidente del Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord è Dino Sodini, imprenditore con due aziende metalmeccaniche, con una lunga attività di rappresentanza nelle associazioni datoriali alle spalle. Confermata, per il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, l'imprenditrice agricola casentinese Serena Stefani, già alla guida del consorzio dal 2019. Per il Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno è stato eletto Paolo Masetti, disaster manager, dal 2014 al 2024 sindaco di Montelupo Fiorentino. Maurizio Ventavoli, olivicoltore di Monsummano Terme (Pt), è stato rieletto all'unanimità presidente del Consorzio di Bonifica 4 Basso Valdarno. Sarà invece Francesco Filippi, titolare di un'azienda agricola nel pisano, a capo del Consorzio di Bonifica 5 Toscana Costa per i prossimi cinque anni. Infine, Federico Vanni, grossetano e titolare di un'azienda vitivinicola a Magliano in Toscana, è il nuovo presidente del Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud.
In Toscana, i Consorzi di bonifica mantengono in efficienza 52.000 chilometri di corsi d'acqua, attraverso l'attività di vigilanza e la manutenzione ordinaria; progettano, affidano e realizzano progetti strutturali; gestiscono, progettano e realizzano distretti irrigui: si tratta di un lavoro prezioso per mantenere la sicurezza idrogeologica del territorio e per la fornitura d'acqua al sistema socio-economico ed alle imprese agricole.
Ad oggi, tra le molteplici opere realizzate e gestite dai consorzi di bonifica ed irrigazione, si possono evidenziare alcuni dati significativi: 273 comuni; 10 province; km. 36.702 di corsi d'acqua in gestione; km. 10.555 di corsi d'acqua, manutenuti ogni anno; 96 impianti idrovori; ha. 382.600 di superficie irrigata; 572 dipendenti, di cui 450 tra tecnici specializzati ed operatori di mezzi da lavoro; 387 mezzi d'opera (escavatori, trattori, camion ecc.); 46 idrovore mobili.
Da sempre, i consorzi di bonifica credono fermamente nello strumento dei Contratti di Fiume, capace di riunire attori differenti (dai Comuni alla Regione, dall'Autorità di Bacino ad ANCI Toscana fino ai ragazzi delle scuole, alle associazioni ed ai singoli gruppi di cittadini) con l'intento di raccogliere, in un macro progetto unico, le singole idee ed istanze, che via via si sviluppano sui nostri corsi d'acqua.
In Toscana i Contratti di Fiume sono 23, tutti con le proprie specificità e tratti innovativi, per offrire una panoramica di quello, che è stato fatto e può essere fatto, lavorando in sinergia. Il Consorzio di bonifica 1 Toscana Nord ha lavorato ai Contratti del torrente Serra e Vezza, a quello del fiume Frigido e ai Contratti lago di Porta e lago di Massaciuccoli. Il Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno ha promosso i Contratti Civis Chiana, Casentino H2O, Abbraccio d'Arno, Acque d'Arno, Tevere. Nel comprensorio del Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno sono nati i Contratti di Fiume Pesa ed Elsa. Il Consorzio di bonifica 4 Basso Valdarno partecipa ai Contratti di Fiume Egola, Fosso del Mulino, Chiecina, Parco fluviale dell'Era. I tre consorzi dell'Alto, Medio e Basso Valdarno (insieme ad Autorità di Bacino dell'Appennino Settentrionale, ANCI Toscana e 49 Comuni) hanno aderito al progetto "Un Patto per l'Arno", che abbraccia l'intera asta fluviale del grande corso d'acqua toscano, proponendosi di raccogliere e valorizzare le iniziative "green" attorno al fiume. Il Consorzio di bonifica 5 Toscana Costa ha lavorato ai Contratti di Fiume Cornia, Cecina e Pecora. Il Contratto di Fiume Ombrone è portato avanti dal Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud, così come il progetto La Lama Asciano.
Modificato in data 22/01/2025 16:44