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NEL VENEZIANO IL PROGETTO SWAMRISK TROVA L’ACQUITARD CHE PRESERVA LA RISORSA IDRICA DALLA CONTAMINAZIONE SALINA. A CHIOGGIA SCOPERTA L’ACQUA DOLCE: I RABDOMANTI AL TEMPO DELLA CRISI CLIMATICA

Pubblicato il 27/05/2025

Primi, promettenti risultati emergono dal progetto SWAMrisk (Subsurface WAter monitoring and Management to prevent drought risk in coastal systems), iniziativa finanziata dal programma Interreg Italia-Croazia 2021-2027 (€ 2.190.000,00) per migliorare la conoscenza dell'impatto dei cambiamenti climatici sul sistema acquifero della fascia costiera, concentrandosi principalmente su tre ecosistemi: la Laguna di Venezia, i delta dei fiumi Po e Neretva.

Particolare attenzione è dedicata ai "super-siti" monitorati nell'areale di competenza del Consorzio di bonifica Adige Euganeo: uno è ubicato nel bacino di Buoro, in comune di Cavarzere, l'altro a Punta Gorzone, nel comune di Chioggia e proprio qui sono state acquisite informazioni di rilievo per comprendere e contrastare la progressiva salinizzazione dei suoli.

I carotaggi effettuati durante la perforazione di due nuovi pozzi a Chioggia (uno spinto fino a 12-15 metri di profondità, l'altro fino a 35 metri) hanno permesso di intercettare altrettanti distinti corpi idrici, separati da uno strato geologico, denominato "acquitard": uno spessore di oltre 10 metri composto da argille e limi compatti a bassa permeabilità. 

Spiega Sandra Donnici, Primo Ricercatore del Consiglio Nazionale Ricerche (C.N.R.): "Tali sedimenti, formatisi in parte in ambiente marino e in parte durante fasi di emersione terrestre indicativamente tra 22.000 e 10.000 anni fa, fungono da barriera naturale tra le sabbie, che ospitano i due acquiferi."

L'acquifero superiore si è rivelato fortemente interessato dall'intrusione salina, raggiungendo i 14 grammi per litro attorno ai 7 metri: un valore dannoso per le colture agricole. Il secondo e più profondo pozzo ha invece riservato una sorpresa positiva: tra i 28 e i 35 metri di profondità è stata individuata acqua dolce con una concentrazione salina di appena 1 grammo per litro: la presenza dell' "acquitard" si è dimostrata decisiva nel preservare la risorsa idrica dalla contaminazione.

"Questa scoperta non era attesa e conferma tutta l'importanza del progetto SWAMrisk - commenta Luigi Tosi, Dirigente di Ricerca del C.N.R. - Questi piezometri hanno infatti lo scopo di identificare, se esistano ancora acquiferi non contaminati dal sale e come possano essere sfruttati, senza causare ulteriori problemi come il fenomeno della subsidenza od un'ulteriore intrusione salina negli strati inferiori a causa della depressione delle falde."

"Il caso di Chioggia conferma la necessità di puntare sulla ricerca per individuare soluzioni di contrasto e adattamento alla crisi climatica, di cui la salinizzazione delle falde acquifere è una delle conseguenze – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente ANBI - Per questo, non solo sollecitiamo i Consorzi di bonifica ad essere parte attiva in specifici progetti e ad attivare partnership con istituti specializzati od universitari, ma sosteniamo Acqua Campus, centro d'eccellenza internazionale nella sperimentazione irrigua con sede in Emilia Romagna, cui si è recentemente affiancata la giovane struttura del CeSpII in Veneto."

Il progetto SWAMrisk proseguirà ora con l'installazione di permanenti centraline di rilevamento, che trasferiranno in tempo reale i dati raccolti, quali il livello, la salinità e la temperatura all'interno dei pozzi, consentendo di monitorare l'evoluzione del sistema acquifero nel lungo periodo. 

"Tali informazioni saranno fondamentali per il nostro ente, che potrà così acquisire un quadro aggiornato dello stato del territorio e studiare contromisure mirate al contrasto dell'intrusione salina – spiega il Presidente del Consorzio di bonifica Adige Euganeo, Fabrizio Bertin - Tra queste si potranno annoverare la realizzazione di sbarramenti fisici, la gestione ottimizzata dell'irrigazione e tecniche di ricarica controllata delle falde."

La regione mediterranea, infatti, affronta sfide crescenti, legate all'aumento della frequenza di eventi siccitosi ed alla progressiva contaminazione salina degli acquiferi, diventate gravi minacce per l'approvvigionamento idrico (in particolare nelle aree costiere adriatiche) aggravate dalla subsidenza e dall'innalzamento del livello del mare. Per contrastare il pericolo, "SWAMisk" ha avviato un programma di monitoraggio delle falde acquifere, combinando tecniche idrogeologiche avanzate con l'uso di modelli predittivi; il progetto coinvolge un consorzio di otto partner italiani e croati: il Consorzio di bonifica Adige Euganeo, il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Geoscienze e Georisorse (CNR-IGG), la Regione del Veneto, M3E srl, l'Università di Spalato, Dunea, Croatian Water e Aequum ltd.

"Il bacino mediterraneo è un conclamato hub della crisi climatica e la risposta non può che venire dalla cooperazione internazionale. La collaborazione italo-croata testimonia come la disponibilità idrica non sia questione meramente agricola, ma coinvolga più ampi interessi economici, ad iniziare da quelli turistici" commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

 Un momento cruciale del progetto è previsto per il 15, 16 e 17 Settembre prossimi: si tratterà di un evento aperto a tutti gli "stakeholders" dell'area interessata per condividere i progressi ed i risultati raggiunti, sollecitando una riflessione approfondita sulle questioni affrontate. Questa iniziativa preparerà il terreno per il completamento delle attività progettuali, previsto entro la fine del 2026.

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