
"Dopo due anni di siccità estrema ci vorrebbe una pioggia sartoriale, misurata sui singoli territori per evitare che, dopo un inizio d'autunno con temperature estive, le precipitazioni all'orizzonte del Sud Italia non rappresentino nuovamente un pericolo per le comunità locali": a dirlo è Massimo Gargano, Direttore Generale dell'Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, preoccupato perché, secondo le elaborazioni dell'Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, non sono da escludere nuovi violenti nubifragi proprio come quelli, che un anno fa colpirono il nostro Paese nella seconda metà d'Ottobre, provocando danni ed allagamenti: fino alla fine di questa settimana, infatti, un fronte temporalesco colpirà le isole maggiori ed il Meridione, concentrandosi soprattutto su Sardegna, Penisola Salentina e Sicilia Orientale, cioè territori, che hanno un gran bisogno di pioggia, ma diffusa e non violenta per ricreare le scorte idriche, che in anni recenti hanno subìto un inarrestabile depauperamento. La Basilicata è una regione, che ha assoluto bisogno di un autunno piovoso: le riserve attualmente accumulate (mln. mc. 97,35) sono le più scarse di sempre in questa stagione. Lo scorso anno, che già fu di grave emergenza, dopo un autunno estremamente arido si arrivò a toccare il record minimo di riserva idrica (mln. mc. 97,19) nella prima settimana di Dicembre. Oggi, rispetto ad allora, mancano all'appello circa 28 milioni di metri cubi d'acqua con volumi, che tendono a ridursi quotidianamente tra i 700.000 ed il milione di metri cubi (da inizio settembre –mln. mc. 40) e con il primato negativo già ora in procinto di essere superato. Per comprendere la drammaticità della situazione, basti pensare che in precedenti anni segnati da grande siccità, come il 2003 o il 2020, i soli volumi trattenuti dalla diga di monte Cotugno erano di gran lunga superiori a quelli complessivamente contenuti ora in tutti i bacini della regione. Sono evidenti le preoccupazioni non solo per l'irrigazione (in Lucania ci sono diffuse colture vernine di primizie), ma anche per l'utilizzo potabile. Tale situazione è già vissuta in Puglia, dove nel Foggiano l'acqua è appena sufficiente per i rubinetti; nonostante le sospensioni irrigue, nell'invaso di Occhito restano meno di 46 milioni di metri cubi d'acqua e, permanendo le attuali condizioni, nelle prossime settimane si arriverà alla fatidica soglia del "volume morto" (mln. mc. 40), cioè il sostanziale esaurimento del serbatoio più capiente della Capitanata. "La gravità di queste situazioni, che si ripetono da più anni con pesanti ripercussioni sull'economia locale e per il Made in Italy agroalimentare – commenta Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – deve sollecitare autorità nazionali e regionali a concretizzare, attraverso le necessarie infrastrutture, ogni possibilità d'accordo per trasferire risorse idriche da un territorio all'altro, laddove ce ne sia bisogno." In Sicilia, le riserve idriche sono calate di circa 1 milione di metri cubi al giorno, attestandosi ormai attorno al 35% dei volumi invasabili, sebbene recenti piogge abbiano portato ristoro ai territori dell'isola. In Sardegna, a fine Settembre, i volumi trattenuti nei serbatoi registravano il valore più basso del periodo (mln. mc 716,23) da almeno una ventina d'anni. "Tornando in continente", il mese di settembre è risultato molto asciutto lungo la fascia collinare d'Abruzzo tra le province di Pescara e Chieti, registrando deficit pluviometrici anche superiori all'80%; maggiori sono state invece le precipitazioni sulle aree interne occidentali. Nel Lazio continua a preoccupare la condizione dei laghi naturali: nella scorsa settimana il livello idrometrico del Sabatino è calato di 3 centimetri, mentre quello dei laghi castellani di Albano e Nemi è sceso di cm. 2; in discesa sono anche le portate dei fiumi Tevere (-29% rispetto alla media dell'ultimo quinquennio), Aniene e Velino. Settimana all'insegna della stabilità in Umbria, dove rimangono sostanzialmente invariati i valori idrometrici dei corpi idrici. Fatta eccezione per il Tronto, che registra una consistente riduzione di portata, anche nelle Marche si segnala stabilità nei valori di portata dei fiumi, che si collocano però tra i più bassi del recente quinquennio; i volumi invasati dalle dighe sono superiori di oltre 2 milioni di metri cubi rispetto al 2024. In Toscana, le portate dei fiumi Arno e Serchio sono in calo e nettamente inferiori alla media (rispettivamente -70% e -65%). Anche al Nord si registrano flessioni nei valori idrometrici di fiumi e bacini ad iniziare dalla Liguria, dove sono in calo i livelli idrometrici dei fiumi Magra e Vara. Tra i grandi laghi settentrionali, tutti sopra media, continua a crescere il Verbano, i cui valori di riempimento ora raggiungono il 94,7%, mentre Lario, Benaco e Sebino sono in calo e con livelli di riempimento rispettivamente al 60,6%, al 61,4% ed al 56,4%. In Valle d'Aosta cresce la Dora Baltea, la cui portata è ora del 211% superiore alla media (!!), mentre in calo è il torrente Lys. Nella regione, dopo un Settembre particolarmente umido, le precipitazioni sono state scarse nei primi 15 giorni di Ottobre. In Piemonte, i fiumi sono in calo ed i flussi sotto media. In Lombardia, le riserve idriche sono cospicue (+12,6% sulla media) ed ammontano a mln. mc.1632. Sono sotto media le portate di tutti i fiumi veneti: l'Adige registra un deficit del 29% sulla media storica, mentre la Brenta è addirittura a -43,5%! In Emilia-Romagna si registrano flussi ridotti negli alvei dei fiumi Reno (-60% sulla media), Enza (-68%) e Taro (-92%!). Infine sono in diminuzione, soprattutto nel tratto emiliano-lombardo, i flussi nel fiume Po: a Pontelagoscuro, in una settimana, la portata si è ridotta del 36%.